Voto elettronico: alla scoperta dei blockchain. Parla Luigi Scappin, Italy Sales Consulting and Business Solutions Senior Director di Oracle

Di Maria Enrica Rubino

Roma. Luigi Scappin è responsabile per Italia, Francia, Spagna e Portogallo, Russia e Paesi dell’Est di un’organizzazione interna ad Oracle (una delle big delle multinazionali di informatica, sulla cui tecnologia vengono gestite il 70% dei dati critici delle grandi aziende) che si occupa di ‘solution engineering’: trasformare la tecnologia in soluzioni.

Luigi Scappin

Il servizio pubblico di voto che lo Stato deve garantire ai suoi cittadini è basato sul concetto di cittadino e, quindi, di identità digitale. La blockchain può diventare la tecnologia per consentire questa trasformazione?

L’identità digitale è un tema un po’ più complesso rispetto alla blockchain in quanto tale. Quest’ultima può aiutare a collegare un’identità digitale con il voto stesso. Ma non può sostituire un’identità digitale, questo è un tema che dovrà essere trattato in altri modi e con altri interlocutori.

In altri Stati lo si sta facendo non esclusivamente con la blockchain. Ciò che la BC permette di fare è collegare un’identità digitale con la possibilità di votare disentermediando il “risultato delle votazioni” con le precedenti due BC. Di conseguenza consente di organizzare il processo di voting partendo da un’identità digitale. È un requisito e non è detto che la blockchain lo risolva, ma è fondamentale nel fare ciò che arriva dopo. La blockchain consente di superare il concetto di sicurezza legato all’asimmetria informativa e facendo si che tutti noi possiamo gestire in modo trasparente la sicurezza, senza doverci fidare per forza di terze parti.

Ma il voto su blockchain è davvero garanzia di democrazia diretta? Non è un sistema inattaccabile, può definirsi affidabile?

Nessun sistema è inattaccabile a questo mondo, ma vi è una grossa differenza tra la modalità di gestione della sicurezza classica e quella utilizzata con la blockchain. Senza entrare in tecnicismi, la sicurezza classica da attacchi hacker, da Denial of Service (DDoS), è una sicurezza basata sulla forza, le riporto un esempio: per buttare giù un elefante ho bisogno di molta forza ma con un sol colpo potrei abbatterlo. Con la blockchain il paradigma si sposta sulla distribuzione e quindi per abbattere una blockchian, equiparabile ad un alveare di api, sarebbe impossibile uccidere tutte le api in un colpo solo.

Ci sono possibilità di manipolare i dati su blockchain?

Il cuore della tecnologia BC è l’impossibilità di modificare i dati. Ci sono dati distribuiti, ma se provo a modificarli me ne accorgo. Nulla di più trasparente.

Per quel che riguarda il tema dell’etica, della moralità nella condivisione e gestione di questi dati anche al fine di evitare che possano essere manipolati per prendere decisioni di massa o su singoli individui?

Avrei più paura se questi dati fossero chiusi in una cassaforte e qualcuno avesse le password per poterci entrare. Il fatto che questi dati siano distribuiti in mille posti e che ognuno di noi ha le chiavi per poterli vedere e controllare è la dimostrazione che si può fare e che questo ci permette di difenderci. È come se fosse un insieme di scatole trasparenti a cui tutti hanno accesso, con una tecnologia che permette a tutti di verificare che non siano cambiati i dati all’interno di queste. Più democratico di così.

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