RUSSIA: MOSCA OSPITA I TALEBANI E AVVERTE L’OCCIDENTE — “NESSUNA BASE STRANIERA IN AFGHANISTAN”

Di Chiara Cavalieri*

MOSCA. La capitale russa è tornata, per un giorno, al centro del grande gioco asiatico. In un vertice a porte chiuse, la Russia ha ospitato martedì una delegazione ufficiale del governo talebano dell’Afghanistan, guidata dal ministro degli Esteri ad interim Amir Khan Muttaqi, lanciando un messaggio chiaro e inequivocabile: nessuna potenza straniera deve avere basi militari in Afghanistan o nei Paesi confinanti.

Il ministro degli Esteri russo Lavrov

L’incontro, presieduto dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, si è svolto alla presenza di rappresentanti di Cina, India, Iran, Pakistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan, riuniti per discutere le prospettive di stabilità e sicurezza nella regione dopo il ritorno al potere dei Talebani.

Lavrov: “L’Afghanistan non deve tornare un campo di battaglia tra potenze”

Nel suo discorso inaugurale, Lavrov ha elogiato il governo di Kabul per “i progressi nella lotta contro lo Stato Islamico e altri gruppi estremisti” e per gli sforzi di contrasto alla produzione e al traffico di oppiacei, una delle principali fonti di finanziamento dei gruppi armati afghani.

Ma il messaggio politico più forte è stato rivolto direttamente a Washington.
Lavrov ha dichiarato che “il dispiegamento di infrastrutture militari di Paesi terzi sul territorio afghano, o su quelli dei suoi vicini, è categoricamente inaccettabile sotto qualsiasi pretesto.”

Il riferimento era chiaro: il mese scorso, secondo fonti diplomatiche, il governo di Kabul avrebbe respinto una proposta del presidente statunitense Donald Trump per riottenere l’uso della base aerea di Bagram, l’ex fulcro delle operazioni militari americane in Afghanistan.

Lavrov ha aggiunto che “la presenza militare di attori extra-regionali può solo portare a nuova instabilità e a nuovi conflitti. La storia dell’Afghanistan è piena di esempi di presenze straniere fallimentari, e sarebbe ora che tutti avessero imparato la lezione”

La prima potenza a riconoscere i Talebani

La Russia, nel luglio scorso, è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere ufficialmente il governo dei Talebani, dopo averli rimossi dalla lista delle organizzazioni fuorilegge.
Un passo dirompente sul piano diplomatico, che segnala una svolta nella politica estera russa verso l’Asia Centrale e che mira, secondo gli analisti, a consolidare l’influenza di Mosca in un’area dove Stati Uniti e NATO hanno perso terreno.

Da allora, il Cremlino ha avviato colloqui diretti con Kabul per riaprire i canali commerciali, rafforzare la cooperazione antiterrorismo e combattere il narcotraffico, che continua a minacciare le repubbliche ex sovietiche confinanti con l’Afghanistan.

Lavrov ha affermato che “Mosca intende espandere i legami economici con Kabul e rafforzare la collaborazione in materia di sicurezza e lotta alla droga”, accusando l’Occidente di mantenere una politica “ostile” verso il nuovo governo afghano, attraverso sanzioni e il congelamento dei fondi afghani all’estero.

Milizie Talebane

Muttaqi ringrazia Mosca: “Un atto di coraggio politico”

Il ministro degli Esteri talebano Amir Khan Muttaqi, a capo della delegazione afghana, ha ringraziato pubblicamente la Russia per “il coraggioso gesto di riconoscimento” e ha invitato gli altri Paesi a seguire la stessa strada.

“Apprezziamo la decisione della Federazione Russa di riconoscere ufficialmente l’Emirato Islamico dell’Afghanistan. È un passo che dimostra rispetto per la nostra sovranità. Ci auguriamo che altre nazioni adottino un approccio simile”, ha dichiarato Muttaqi.

Il leader talebano ha sottolineato che l’incontro di Mosca rappresenta “una buona opportunità per i Paesi della regione di ascoltare le reciproche opinioni” e ha aggiunto che il suo governo ha creato “le condizioni per garantire la sicurezza dopo quattro decenni di guerra, offrendo un terreno favorevole per gli investimenti, l’economia, il transito e la connettività”

Le potenze regionali presenti

Oltre alla Russia e all’Afghanistan, al tavolo di Mosca erano presenti Cina, India, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Pakistan, Tagikistan e Uzbekistan.
Si tratta dei membri del formato “Mosca”, un meccanismo diplomatico lanciato nel 2017 per discutere il futuro dell’Afghanistan dopo il ritiro delle forze occidentali.

Tutti i partecipanti hanno condiviso la necessità di evitare il ritorno dell’instabilità, sostenendo un approccio “regionale” alla sicurezza.
Secondo le dichiarazioni conclusive, gli Stati presenti hanno espresso il loro “rifiuto di qualsiasi presenza militare straniera” in Afghanistan e nei Paesi confinanti, confermando l’obiettivo comune di mantenere la regione libera da nuove interferenze esterne.

Un equilibrio delicato tra riconoscimento e isolamento

Nonostante l’apertura russa e i contatti con Cina, Iran ed Emirati Arabi Uniti, il governo talebano resta sostanzialmente isolato sulla scena internazionale.
Le pesanti restrizioni imposte alle donne e alle ragazze continuano a suscitare condanne diffuse: le donne afghane sono ancora escluse da gran parte dei posti di lavoro pubblici e privati, dai parchi, dalle palestre e dall’istruzione oltre la scuola primaria.

I Talebani avevano promesso, dopo la loro presa di potere nell’agosto 2021, un governo “più moderato” rispetto al primo regime (1996–2001). Tuttavia, le misure introdotte negli ultimi anni hanno dimostrato il contrario, riportando l’Afghanistan a un isolamento quasi totale.

Mosca e il “Grande Gioco” del XXI secolo

L’incontro di Mosca segna un passaggio chiave nella strategia russa di consolidamento nell’Asia Centrale, un’area che Mosca considera la propria fascia di sicurezza geopolitica.
Il riconoscimento dei Talebani — a differenza della prudenza mostrata da Cina e India — consente alla Russia di presentarsi come interlocutore pragmatico e garante della stabilità contro il rischio jihadista.

Secondo fonti del Ministero degli Esteri russo, l’obiettivo di lungo periodo è “favorire l’integrazione dell’Afghanistan nei meccanismi economici eurasiatici”, riducendo la dipendenza di Kabul dall’Occidente e aprendo nuove rotte commerciali verso l’Oceano Indiano.

Un messaggio a Washington

Il vertice di Mosca non è stato solo un incontro diplomatico: è stato un messaggio politico.
Nel momento in cui l’amministrazione Trump valuta un ritorno simbolico in Asia Centrale, la Russia ha voluto chiarire che l’Afghanistan rientra oggi nella sfera d’influenza dei Paesi regionali e non deve più essere terreno di competizione militare.

“L’epoca delle basi straniere in Afghanistan è finita,” ha dichiarato una fonte diplomatica russa. “Questa volta, le decisioni sulla sicurezza della regione verranno prese da chi vi appartiene.”

*L’autrice è presidente della associazione Italo-Egiziana Eridanus e vice presidente del Centro Studi UCOI-UCOIM. 

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