di Giuseppe Gagliano
WASHINGTON. Mentre l’Europa cerca di orientarsi tra i repentini cambiamenti di rotta della nuova amministrazione di Donald Trump, l’agenzia di intelligence estera statunitense, la CIA, ha avviato una serie di missioni diplomatiche nelle principali capitali del Vecchio Continente. L’obiettivo? Rafforzare i legami con le controparti europee in un momento di crescente tensione transatlantica, segnato dalle politiche imprevedibili del 47esimo presidente degli Stati Uniti.
Secondo fonti vicine ai servizi di sicurezza, ufficiali di alto livello della CIA hanno visitato città come Parigi, Berlino, Roma e Varsavia nelle ultime settimane, incontrando i vertici delle agenzie di intelligence nazionali. Parallelamente, i capi dell’intelligence americana hanno tenuto riunioni riservate con i loro omologhi europei, spesso a margine di summit internazionali o in sedi sicure lontano dai riflettori. Questo doppio binario di colloqui riflette la volontà di Washington di mantenere saldi i canali di cooperazione in materia di sicurezza, nonostante le frizioni politiche generate dalle dichiarazioni e dalle scelte di Trump.

Un contesto di sfiducia transatlantica
L’iniziativa arriva in un momento critico per le relazioni USA-UE. Dopo l’insediamento di Trump il 20 gennaio 2025, la sua retorica aggressiva – dai dazi del 25% annunciati sulle importazioni europee alla minaccia di ridurre il sostegno alla NATO – ha messo in allarme i leader del continente. La promessa di una politica “America First” più radicale rispetto al primo mandato ha spinto l’Europa a interrogarsi sulla affidabilità del partner storico. In questo clima, l’intelligence statunitense sembra voler agire come un contrappeso, garantendo che la collaborazione operativa tra i servizi segreti non subisca contraccolpi.
“L’Europa è un alleato indispensabile nella lotta al terrorismo, nella cybersicurezza e nel contenimento delle ambizioni di Russia e Cina”, ha dichiarato una fonte anonima vicina alla CIA. “Anche se la Casa Bianca adotta toni duri, il nostro lavoro con i partner europei non può fermarsi”. Tra i temi sul tavolo, si parla di condivisione di informazioni su minacce ibride, come la disinformazione online sponsorizzata da attori statali, e di strategie per contrastare l’influenza crescente di Pechino nei Balcani e in Africa.
Incontri nelle capitali europee
A Parigi, gli ufficiali americani avrebbero discusso con la Direction Générale de la Sécurité Extérieure (DGSE) di una possibile intensificazione delle operazioni congiunte nel Sahel, dove la Francia mantiene una presenza significativa. A Berlino, l’accento è stato posto sulla sicurezza informatica, con il Bundesnachrichtendienst (BND) che ha sollevato preoccupazioni sulle vulnerabilità delle infrastrutture critiche europee di fronte agli attacchi russi. A Roma, invece, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) ha chiesto garanzie sulla continuità della cooperazione nel Mediterraneo, cruciale per il monitoraggio dei flussi migratori e delle reti di trafficanti. Nel frattempo, a Varsavia, il dialogo si è concentrato sull’Ucraina e sul ruolo della Polonia come baluardo orientale della NATO. Con Trump che sembra intenzionato a negoziare direttamente con Vladimir Putin – escludendo potenzialmente gli alleati europei – i polacchi hanno espresso il timore di essere lasciati soli a gestire le conseguenze di un eventuale accordo USA-Russia.
I vertici paralelli
Mentre gli ufficiali operativi si muovevano sul campo, i capi dell’intelligence americana hanno optato per incontri più discreti. Una riunione a porte chiuse sarebbe avvenuta a Bruxelles la scorsa settimana, coinvolgendo il direttore della CIA, William Burns, e i leader dei principali servizi europei. Fonti riferiscono che Burns abbia cercato di rassicurare i partner sull’impegno a lungo termine degli Stati Uniti, pur ammettendo che “alcune decisioni politiche potrebbero complicare il quadro nei prossimi mesi”. Nonostante le rassicurazioni, però, permane una certa diffidenza. “Gli americani ci chiedono fiducia, ma Trump ci sta dimostrando che le priorità possono cambiare da un giorno all’altro,” ha commentato un funzionario europeo sotto anonimato. La chiusura dell’USAID, l’agenzia statunitense per gli aiuti umanitari, decisa a febbraio sotto la pressione di Trump e Elon Musk, è vista da molti come un segnale di un progressivo disimpegno globale che potrebbe estendersi anche alla sicurezza.

Un equilibrio delicato
L’Europa, dal canto suo, si trova in una posizione delicata. Da un lato, non può permettersi di interrompere la cooperazione con l’intelligence americana, fondamentale per affrontare minacce comuni. Dall’altro, la necessità di sviluppare una maggiore autonomia strategica – sia in ambito militare sia di intelligence – si fa sempre più pressante. Il tour della CIA potrebbe essere un tentativo di guadagnare tempo, ma per molti osservatori è solo una toppa su una relazione transatlantica che mostra crepe sempre più evidenti.
Con Trump al timone, l’Europa deve decidere se accelerare il proprio percorso verso l’indipendenza o continuare a scommettere su un alleato che, almeno per ora, sembra parlare due lingue diverse: quella della Casa Bianca e quella di Langley.
©RIPRODUZIONE RISERVATA