USA–Venezuela: l’ombra lunga della guerra coperta

Di Giuseppe Gagliano*

WASHINGTON. L’autorizzazione concessa da Donald Trump alla Central Intelligence Agency per condurre operazioni sotto copertura in Venezuela rappresenta un salto di qualità nella strategia americana verso il governo di Nicolás Maduro.

Il presidente statunitense Donald Trump

Si tratta di un “finding presidenziale” che consente alla CIA di agire con ampi poteri, inclusi sabotaggi mirati, operazioni letali e campagne di destabilizzazione politica nella regione caraibica.

Un’operazione che rompe con la dottrina del contenimento

La decisione arriva mentre lo United States Department of Defense valuta opzioni di intervento diretto sul territorio venezuelano. Secondo fonti interne, il Pentagono ha già elaborato piani per colpire infrastrutture strategiche e reti legate, secondo Washington, al narcotraffico gestito dal regime chavista.

Trump ha dichiarato che “la situazione in mare è sotto controllo” e ha lasciato intendere che presto le operazioni potrebbero estendersi alla terraferma.

Questa strategia segna una rottura con la dottrina della pressione diplomatica e delle sanzioni economiche finora utilizzata. Per la prima volta dopo anni, gli Stati Uniti autorizzano ufficialmente operazioni coperte dentro uno Stato sovrano dell’America Latina, senza alcun mandato delle Nazioni Unite.

Maduro denuncia e cerca alleanze

La reazione di Caracas è stata immediata. Il governo venezuelano ha definito la decisione americana “bellicosa e illegittima” e ha annunciato l’intenzione di portare la questione davanti alllo United Nations Security Council.

Il Presidente venezuelano Nicolas Maduro

Allo stesso tempo, ha avviato un’intensa attività diplomatica per ottenere il sostegno di Russia, Cina e Iran, Paesi che hanno già espresso preoccupazione per l’“uso arbitrario della forza” da parte di Washington.

Il governo Maduro interpreta questa iniziativa come un tentativo di legittimare un cambio di regime per appropriarsi delle risorse petrolifere venezuelane, in un contesto di forte pressione economica e isolamento politico.

Intelligence e politica: una frattura interna negli Stati Uniti

Dietro la decisione presidenziale si cela un acceso dibattito interno. Trump sostiene da mesi che gruppi criminali venezuelani, come la Tren de Aragua, sarebbero direttamente controllati dal governo di Maduro.

Tuttavia, gran parte della comunità d’intelligence statunitense contesta questa visione, affermando che il gruppo opera in modo autonomo, seppure con coperture informali da parte di funzionari corrotti.

Questo contrasto rivela una tendenza sempre più marcata della Casa Bianca: piegare l’intelligence a esigenze politiche, piuttosto che basare le decisioni strategiche su valutazioni tecniche e condivise.

Il messaggio della forza: B-52 e flotta nel Mar dei Caraibi

Parallelamente alla decisione sulla CIA, Washington ha intensificato la propria postura militare nella regione. Tre bombardieri strategici Boeing B-52 Stratofortress sono stati avvistati nei cieli dei Caraibi meridionali, a ridosso dello spazio aereo venezuelano, dopo essere decollati dalla base di Barksdale in Louisiana.

Un B-52 Stratofortress dell’US Air Force

A questo si aggiunge la presenza navale americana: USS Jason Dunham, USS Gravely, USS Lake Erie e USS Iwo Jima pattugliano le acque caraibiche in quella che il Pentagono definisce “deterrenza strategica di routine”.

In realtà, il tempismo e la dimensione del dispiegamento lasciano pochi dubbi: si tratta di un chiaro messaggio politico e militare diretto a Caracas.

Un’escalation con implicazioni globali

La combinazione di operazioni coperte e pressione militare aperta configura una strategia a doppio binario: logorare il regime dall’interno e dissuadere gli alleati esterni. Ma questa scelta non resta confinata al continente americano.

Per Russia e Cina, storici partner di Caracas, l’azione statunitense rappresenta un nuovo fronte di competizione geopolitica, potenzialmente capace di destabilizzare gli equilibri regionali e globali.

In gioco non c’è solo il futuro del Venezuela, ma la capacità di Washington di ridefinire le proprie modalità di proiezione di potenza nel continente. In questo senso, l’autorizzazione alla CIA è molto più di un atto tecnico: è un segnale strategico di ritorno a logiche da Guerra Fredda.

*Presidente Cestudec (Centro studi strategici)
©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Torna in alto