Stati Uniti: Trump Shock 2.0. Frattura Atlantica e nuova architettura del rischio economico globale

Di Cristina Di Silvio*

WASHINGTON D.C (nostro servizio particolare).  Con l’annuncio del cosiddetto “Liberation Day”, il Presidente Donald Trump ha riaperto il fronte più duro del protezionismo americano, segnando un punto di non ritorno nella relazione transatlantica.

A partire da luglio, gli Stati Uniti applicheranno una tariffa del 50% su tutte le importazioni dall’Unione Europea.

Il Presidente americano Donald Trump

Parallelamente, sono stati imposti dazi del 25% sui prodotti Apple fabbricati all’estero, se non rientrano nella produzione domestica.

Questa mossa, giustificata dalla Casa Bianca come risposta a “pratiche commerciali sleali”, rientra nella Sezione 301 del Trade Act del 1974, uno strumento normativo che consente al Presidente di adottare misure unilaterali in caso di violazioni degli accordi commerciali o minacce agli interessi economici statunitensi.

Impatto sistemico sui mercati e sulle filiere globali.

I mercati finanziari hanno reagito con alta volatilità: Nasdaq -1%, S&P 500 -0,68%, STOXX Europe 600 -1,7%, con i settori automotive e farmaceutico europei sotto pressione.

Secondo i dati 2024 dell’Office of the U.S. Trade Representative (USTR) e dell’Eurostat, l’interscambio USA-UE rappresenta una delle dorsali economiche del sistema globale: Importazioni USA dall’UE: 606 miliardi di dollari (farmaci, veicoli, beni di lusso); Esportazioni USA verso UE: 370 miliardi (energia, aerospazio, hi-tech); Esportazioni di servizi USA verso UE: 277 miliardi; saldo commerciale complessivo (merci + servizi): deficit USA di 161 miliardi.

La distorsione dei flussi potrebbe avere ripercussioni dirette sul sistema di approvvigionamento critico, con implicazioni anche per i settori dual use e di rilevanza strategica.

La risposta dell’Unione Europea: strumenti giuridici e ridefinizione delle alleanze.

La Commissione Europea ha attivato le misure di ritorsione previste dal Regolamento (UE) n. 654/2014, relativo all’esercizio dei diritti dell’Unione per l’applicazione e il rispetto delle norme commerciali internazionali.

In base a questa normativa, l’UE ha varato un pacchetto di contro-dazi del 25% su beni statunitensi per un valore di 18 miliardi di euro.

La presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen

Ulteriori misure sono in fase di valutazione, con il supporto della nuova “Import Surveillance Task Force”, incaricata di monitorare le rotte doganali e le triangolazioni commerciali potenzialmente elusive.

Contestualmente, si consolida una nuova proiezione strategica verso la Cina, in una logica di bilanciamento del rischio geopolitico.

Le imprese europee stanno accelerando la diversificazione delle supply chain, spostando produzioni e mercati verso l’Asia-Pacifico, con il supporto di strumenti come l’Accordo UE-Cina sulla Protezione degli Investimenti (CAI), sebbene ancora in fase di ratifica.
Implicazioni investigative e profili di rischio per la sicurezza economica.

L’aumento della pressione tariffaria e la rapida riconfigurazione dei flussi commerciali espongono i sistemi europei e statunitensi a nuove minacce ibride e finanziarie, con rilevanza investigativa per le Forze dell’Ordine economico-finanziarie: elusione doganale tramite triangolazioni (uso di hub commerciali terzi per aggirare le misure); Trade-Based Money Laundering (TBML): rischio di utilizzo del commercio internazionale per riciclare capitali illeciti, in contesti di dazi elevati; manipolazioni di transfer pricing e under-invoicing; delocalizzazioni fittizie per ottenere vantaggi.

Gli operatori di polizia economico-finanziaria dovranno rafforzare gli strumenti di indagine integrata, applicando l’art. 648-ter.1 del Codice Penale   (autoriciclaggio), i poteri investigativi previsti dal D.Lgs. 231/2007 (antiriciclaggio) e sfruttando i canali di scambio informativo transfrontaliero come Egmont Group e FIU.net.

Uno scenario post-globale: verso un ordine multipolare competitivo. La nuova postura statunitense rifiuta la logica multilaterale della WTO, abbracciando una visione bilaterale e selettiva.

In questo scenario, l’ordine commerciale globale si frattura, mentre le regole internazionali diventano strumento di pressione geopolitica. Per l’Europa, ciò implica una sfida tripla: Difendere l’industria strategica e l’autonomia economica; Preservare la coesione normativa e doganale interna; Gestire in modo attivo il rischio sistemico derivante da shock esogeni protezionistici.

Sorveglianza strategica e resilienza normativa.

Nel contesto inaugurato dal “Trump Shock 2.0”, non è più sufficiente analizzare i fenomeni economici su base statistica.

È necessaria una lettura integrata tra economia, intelligence, diritto internazionale e sicurezza strategica.

Le Forze dell’Ordine e le Autorità di vigilanza dovranno operare come osservatori avanzati di rischio, capaci di connettere segnali deboli e dinamiche globali. Il commercio, oggi, è uno strumento di potere. E ogni dazio può essere l’equivalente economico di una dichiarazione di ostilità.

*Esperta Relazioni internazionali, istituzioni e diritti umani (ONU)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna in alto