Forum “Defence Procurement: la prospettiva nazionale per una Difesa europea”. Generale Luciano Portolano (CHOD): “Indispensabile intensificare il dialogo strategico tra industria e strumento militare”

Di Fabrizio Scarinci

ROMA. Approfondire il dialogo strategico tra Difesa e industria nazionale, nonché tra i vari apparati militari e vari sistemi industriali del continente europeo, appare oggi quantomai necessario, soprattutto in ragione dei rapidi mutamenti a cui si assiste nello scenario internazionale e ai molteplici rischi ad essi collegati.

È, più o meno, questo il concetto di fondo espresso dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, nel corso del suo intervento di oggi al 1° Forum 2025-2026 dedicato al tema “Defence Procurement: la prospettiva nazionale per una Difesa europea”; un’iniziativa a cui hanno preso parte anche numerosi rappresentati delle Istituzioni messa in campo allo scopo di elaborare di uno studio divulgativo – a connotazione scientifica – sul tema delle acquisizioni militari in ambito europeo, con una prospettiva nazionale.

L’intervento del Generale Portolano al  Forum “Defence Procurement: la prospettiva nazionale per una Difesa europea”

Come sottolineato dal Generale, ad essere coinvolti nell’ambito del Forum sono stati non solo il mondo della Difesa e quello dell’industria, ma anche quello accademico, il cui contributo risulta cruciale soprattutto in ragione della ricerca di una maggiore integrazione tra la ricerca e le forme di cooperazione internazionale dell’Italia, nel quadro delle iniziative promosse dall’Unione Europea.

La presenza del mondo della ricerca consente inoltre, ha quindi osservato Portolano, sia di ricevere analisi e spunti di riflessione, sia di creare uno spazio di confronto neutro e informale in grado di far aprire ulteriormente la Difesa all’osmosi con il comparto civile, anche attraverso tecnologie duali (soprattutto nei settori Ict, Cyber e Spazio).

Il Capo di Stato Maggiore si è quindi concentrato sul rafforzamento della relazione strategica tra Difesa e industria nazionale.

“Come ho sempre sostenuto da Direttore Nazionale degli Armamenti – ha spiegato – nonostante le Forze Armate e l’industria si muovano secondo binari diversi, questi non devono mai essere divergenti e, inoltre, è importante che non si verifichi mai una inversione dei ruoli, con l’industria che esprime le esigenze operative e la difesa che decide le strategie industriali. E da Capo di Stato Maggiore della Difesa, confermo questa posizione”.

“Il presupposto di un sistema efficiente – ha poi continuato – è quello di essere equilibrato. Come sistema, deve tenere collegate le sue diverse componenti, ma senza confonderne i ruoli. Il punto di equilibrio, inoltre, deve essere assicurato dalla comune ricerca dell’interesse nazionale, soprattutto al livello strategico, ricercando un approccio più pragmatico che ideologico”.

Tutti concetti, quelli appena riportati che, come specificato in apertura, assumono un particolare rilievo anche e soprattutto in ragione dei notevoli cambiamenti occorsi in ambito internazionale, dove, da qualche anno a questa parte, si assiste ad un ribaltamento sempre più definito dei rapporti tra dinamiche globali e dinamiche regionali.

“Sebbene l’interesse primario della competizione strategica tra grandi potenze abbia una dimensione globale – ha infatti sottolineato il Generale – essa lascia libertà di manovra ad attori regionali sempre più desiderosi di agire nelle rispettive aree di interesse o di fare incursioni negli spazi limitrofi – si pensi, ad esempio, alle dinamiche del conflitto in Ucraina”.

“Osserviamo, inoltre – ha quindi proseguito – una vera e propria scomposizione del multilateralismo in una pluralità di multilateralismi. Infatti, il multilateralismo attuale, a mio avviso, ha perso la sua caratteristica universale divenendo limitato, esclusivo e con una estensione spiccatamente regionale”.

Una dinamica, quella appena descritta, che ha inevitabilmente determinato l’avvio di processi di adattamento e di ammodernamento delle capacità militari strettamente correlati al Defence Procurement.

“In questo contesto – ha evidenziato Portolano – l’Europa, come continente, e l’Unione europea, come istituzione, si trovano di fronte a una fase cruciale della storia. Pertanto – ha continuato – la base industriale europea della difesa è fondamentale, perché è parte integrante dell’autonomia strategica del continente, insieme al rafforzamento delle capacità militari esprimibili dai singoli paesi, essenziali per rendere più credibile il pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica”.

“Come sappiamo, le esigenze capacitive delle Forze Armate in ambito Unione Europea sono di esclusivo appannaggio nazionale – ha quindi rimarcato – tuttavia, aspetti quali l’industria, il mercato interno e le regole della competitività sono ambiti in cui la Commissione Europea ha competenze condivise o esclusive, a supporto degli stati membri. L’obiettivo delle istituzioni comunitarie, è di creare un contesto favorevole per la competitività e lo sviluppo delle industrie europee, la resilienza e il livello di prontezza della base industriale e tecnologica dell’unione europea (Editb)”.

In tale contesto, come sottolineato dal Generale, la maggiore sfida di oggi risiede, senza dubbio, nel trasformare in un potenziale abilitante ciò che, al momento, viene percepito come un ostacolo all’integrazione.

“Se riuscissimo a far convergere gli interessi industriali verso obiettivi comuni – ha quindi sottolineato – potremmo agevolare il conseguimento di una maggiore interoperabilità, intercambiabilità e interconnettività tra gli strumenti militari dei paesi membri dell’Unione, parametri fondamentali per un’efficace pianificazione e condotta delle operazioni militari in un contesto Joint and All Domain. Il nostro “end state” è, ridurre, se non eliminare, la frammentazione delle piattaforme e degli investimenti. Problema… quello della frammentazione…. Che è il risultato delle diverse politiche di acquisizione di 27 paesi membri che, nel tempo, si sono districati nell’annoso dilemma tra l’acquisizione speditiva “off the shelf” e la valorizzazione delle singole industrie nazionali”.

Ciò che serve, quindi, per Portolano, è un vero confronto esplicito sulla tipologia di mercato che si desidera costituire a livello europeo, riguardo alla quale ha delineato tre diversi scenari possibili:

  • Scenario uno, connotato da una cooperazione rafforzata, in cui le modalità di sviluppo delle capacità militari restano immutate, sebbene intervengano incentivi finanziari.
  • Scenario due, caratterizzato da una integrazione graduale, che prevede un aumento progressivo della cooperazione industriale europea con la possibilità che alcune realtà industriali assumano la leadership in specifici settori o domini.
  • Scenario tre, ispirato a un’autonomia strategica, in cui si ipotizza un’aggregazione dell’offerta (scenario che, tuttavia, richiederebbe scelte difficili che potrebbero costituire importanti perdite di eccellenze nazionali a favore della creazione di eccellenze europee, dove alcuni stati membri potrebbero essere più agevolati e rappresentati di altri).

Per il generale, in tale contesto ciò che, per l’Italia sembrerebbe essere maggiormente auspicabile una sorta di sintesi tra il secondo e il terzo scenario.

Un’ipotesi che comporterebbe il rafforzamento dell’eccellenza nazionale e la sua trasformazione in eccellenza europea, accettando l’idea secondo cui non possibile fare tutto “da soli” e comprendendo la necessità di perseguire una maggiore specializzazione in ambiti in grado di garantire un ruolo sui mercati.

Per tale ragione, stando alle parole di Portolano, risulta fondamentale comprendere quali siano i ritorni attesi dagli investimenti nel settore della Difesa e creare dei modelli di cooperazione che sappiano assicurare una equa ridistribuzione tra le aziende e i Paesi.

“Come Stato Maggiore della Difesa – ha spiegato a tal proposito – stiamo seguendo con grande attenzione questi processi. Considerando il livello di complessità degli argomenti e la portata degli interessi in gioco, ritengo vitale che i paesi membri – attraverso le rispettive Forze Armate – possano definire le comuni esigenze capacitive sulle quali far convergere gli sforzi da parte delle industrie della Difesa. Tra le molteplici iniziative in seno all’Unione Europea, la Commissione ha intrapreso i negoziati con il parlamento per avviare il programma per l’industria europea della difesa, conosciuto come Edip (European Defence Industrial Programme). Si tratta – ha proseguito – di una iniziativa di medio-lungo periodo che, seppur in fase ancora embrionale, promuove significativamente il procurement cooperativo. Edip intende, infatti, migliorare la capacità di approvvigionamento dell’industria della Difesa europea, con l’obiettivo di aumentarne le capacità di ramp up, riducendo i tempi di produzione. Per quanto attiene al breve periodo, invece, il fondo Safe (Security Action for Europe), a cui il Paese ha chiesto di poter accedere, intende agevolare l’acquisizione di capacità di Difesa critiche, urgenti e indispensabili. Nel caso italiano – ha quindi sottolineato – l’accesso a questo tipo di finanziamento, ritengo possa contribuire anche ad assolvere alle richieste della Nato con i cosiddetti capability target 25, senza gravare nell’immediato sul bilancio dello Stato. Nel pieno rispetto dei criteri di eleggibilità, abbiamo proposto all’autorità politica, una lista preliminare dei programmi nazionali, basati non solo sulle nostre esigenze capacitive, ma anche sulle capacità di delivery dell’industria. L’inclusione di questi programmi nel “Safe” consentirà di favorire il posizionamento dell’industria nazionale sul mercato europeo, nell’ottica di sistema-Paese, contribuendo all’aumento del ritorno sia di know-how nazionale sia di Prodotto Interno Lordo”.

Il generale ha, poi, affrontato la ben nota questione riguardante la dipendenza delle filiere produttive europee da Paesi terzi, con particolare riferimento agli USA, sottolineando come, al netto della necessità di raggiungere una maggiore autonomia a livello europeo, si debba tener conto, soprattutto in questa fase particolarmente delicata, anche dei vantaggi derivanti dall’interdipendenza con l’alleato d’oltreoceano.

“Come recentemente dichiarato anche dal ministro della Difesa – ha, infatti, ricordato – solo pochissime realtà in Europa sono effettivamente in grado di fornire prodotti interamente basati su componenti europei. Quasi tutte dipendono da una filiera che include componenti provenienti da Paesi terzi, in particolare dagli Stati Uniti. Pertanto, sebbene la frammentazione rappresenti una criticità – che in parte stiamo affrontando con la crescente cooperazione industriale – è opportuno riconoscere la necessità di un corretto bilanciamento tra autonomia strategica e interdipendenza industriale, al fine di non alterare il fragile equilibrio di una futura industria della Difesa europea, in una fase delicata di assestamento”.

Portolano ha, quindi, concluso sottolineando come, quantunque il perseguimento di una visione europeista sia ormai inevitabile, sia comunque necessario farlo nel quadro di una più ampia prospettiva atlantica, continuando, naturalmente a tutelare e a perseguire i legittimi interessi nazionali.

Per tale ragione, l’auspicio da egli espresso è che tutto quello che “si scrive” come europeismo possa essere letto anche come atlantismo. E che in tutto ciò possa, naturalmente, sentirsi anche “un forte accento italiano”.

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