Di Daniela Lombardi
Kabul. Un anniversario in cui si è tenuto un basso profilo, nel rispetto degli afghani che stanno continuando a perdere la vita in queste ore, a causa di attentati rivendicati in parte dall’ISIS e in parte ancora senza “paternità”.
Numerose esplosioni in ristoranti e luoghi pubblici hanno colpito l’Afghanistan in occasione del centenario dell’Indipendenza dal Regno Unito.
Un’occasione di festa che era stata preparata in grande stile ma per la quale si è preferita una maggiore sobrietà, dopo l’attentato che a Kabul ha ucciso oltre 60 persone che stavano partecipando ad una festa di matrimonio.
L’attentato è stato rivendicato dall’ISIS, mentre ancora si attende di capire chi abbia colpito il Paese oggi, proprio nel giorno dell’Indipendenza.
Gli ordigni sono tornati a colpire a Jalalabad, nella provincia orientale di Nangarhar, dove risultano attivi sia l’ISIS, sia i Talebani.
Gli esplosivi sono stati posizionati in un mercato pubblico, dove centinaia di persone si erano recate dopo le celebrazioni dell’Indipendenza.
Anche a Mehtralam, nella provincia di Laghman, le celebrazioni sono state funestate dall’irruzione di insorgenti che hanno colpito alcuni ristoranti con dei missili.
Il Presidente Ghani, che ha rinviato le celebrazioni “in grande” al 26 agosto, durante le cerimonie di oggi ha chiesto alla comunità internazionale di aiutare l’Aghanistan a colpire i “nidi dei militanti”.
Il riferimento è stato al DAESH che ha iniziato a colpire l’Afghanistan dopo la sconfitta dei militanti in Siria e in Iraq nell’estate del 2014.
Gli affiliati afghani dello Stato Islamico, che si autodefiniscono “Wilayat Khorasan, Provincia del Khorasan”, con il loro nome vogliono ricordare i territori dell’Afghanistan, dell’Iran e dell’Asia centrale che formavano la regione ai tempi del Medioevo.
Il gruppo di terroristi era inizialmente composto da Talebani pakistani ed infatti la sua prima base è stata nella provincia orientale del Nangarhar, vicino al confine con il Pakistan.
Ormai, però, lo Stato Islamico è presente in 4 province afghane Nangarhar, Nuristan, Kunar e Laghman. Ma Ghani ha ricordato anche il disastro provocato dai Talebani, ribadendo che nessun attentato rimarrà impunito e che proprio da una costola dei Talebani ha cominciato a nascere il DAESH afghano.
Nel discorso tenuto nel giorno dell’Indipendenza, il presidente non ha parlato dei negoziati tra gli Stati Uniti e i “Taliban”.
Sembra quasi di intravedere un allontanamento tra le posizioni di Ghani, che dopo avere inseguito un accordo coi Talebani ha mantenuto posizioni dure sui diritti che bisognerà continuare a garantire anche qualora un patto venisse raggiunto, e gli Usa che pur di sfilarsi da una guerra fallimentare paiono essere disponibili a concessioni sempre più ampie.
Nonostante il periodo, dunque, sia pessimo per l’Afghanistan, segnali di festa nel ricordo dell’indipendenza dal Regno Unito possono essere riscontrati ovunque.
Anche Google ha dedicato un doodle alla giornata, per gli utenti afghani. Dubai ha illuminato la sua torre più alta coi colori della bandiera afghana.
All’interno del Paese, enormi bandiere sono state disseminate ovunque. La più grande di tutte, svetta proprio su Nangharar, come segno di speranza per il futuro.
Come si diceva, poi, il grosso della festa si terrà il 26. In tale occasione, riaprirà al pubblico il Darul Aman Palace, nei dintorni di Kabul.
Proprio sotto la presidenza Ghani, il palazzo è stato restaurato ed ora diverrà nuova sede istituzionale ed attrazione turistica, dopo anni di degrado.
Se si pensa che la sua costruzione era ritenuta dal re Amanullah Khan simbolo dell’inizio di una nuova era in cui l’Afghansistan sarebbe stato modernizzato e che invece fu ostacolata e devastata proprio a causa dei conflitti del re col clero conservatore, vederlo rinascere potrebbe essere auspicio di buona fortuna per il Paese.
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