Di Valeria Fraquelli
Parigi. In Africa le elezioni non sono un fatto così scontato. Spesso ci sono situazioni complicate e drammatiche che impediscono ai cittadini di votare ed anche quando si vota prevalgono spesso brogli con conseguenti scontri nelle strade.
In questo 2019 appena cominciato ci sono alcuni Paesi che saranno interessati alle consultazioni elettorali e saranno elezioni che potrebbero anche dare un nuovo futuro alle popolazioni. Tanto che potrebbero, in qualche caso, cambiare il futuro.
Iniziamo dalla Nigeria. Qui, l’attuale Presidente Muhammadu Buhari si è molto indebolito ed ha a che fare con una situazione veramente drammatica. Si combatte una guerra senza esclusione di colpi contro il terrorismo che ha già provocato molte vittime e molti sfollati.
Quando era stato eletto nel 2015, Buhari aveva portato molte speranze di un miglioramento dell’economia, di uno sradicamento dell’organizzazione terroristica Boko Haram, di un ripristinamento dell’ordine e delle creazione di un clima di pace, capace di attirare gli affari e gli investitori stranieri.
Così non è stato e adesso per Buhari è tutto più difficile a quanto appare sarà quasi impossibile vincere nuovamente.
In Senegal, il Presidente uscente, Macky Sall, è accusato dall’opposizione di volere eliminare i suoi principali avversari. Karim Wade è in esilio in Qatar dopo essere stato condannato a sei anni di prigione, mentre Khalifa Sall, uno dei veri candidati che possono minacciare la rielezione di Macky Sall, è stato condannato a cinque anni di prigione per truffa sui soldi pubblici. Sebbene la sua candidatura sia stata convalidata dal Consiglio costituzionale, bisognerà aspettare la conferma della Corte suprema, in queste ore, per sapere se il vecchio sindaco di Dakar vedrà la sua candidatura annullata o no.
In Algeria dopo vent’anni alla guida dello Stato, Abdelaziz Bouteflika potrebbe candidarsi per un quinto mandato alle elezioni di aprile. E’ Presidente del Fronte di Liberazione Nazionale ed ha un grande seguito tra la gente, è molto rispettato ed ha la credibilità giusta per diventare capo dello Stato per la quinta volta; tuttavia niente è ancora stato ufficializzato e l’incertezza è ancora grande. Del resto bisogna ricordare che Bouteflika ha 81 anni e ha già avuto parecchi problemi di salute; dal 2013 soffre di problemi vascolari e cerebrali.
Dopo 10 anni come capo di Stato in Sud Africa, Jacob Zuma ha dato le dimissioni nel febbraio 2018, quando i sondaggi cominciavano a lasciare intravedere una possibile disfatta del suo partito al Congresso nazionale africano. Cyril Ramaphosa, il suo successore, è riuscito a mettere un freno alla perdita di possibili voti nei sondaggi ed anzi ha invertito la rotta. Il 60% degli eletti lo ha premiato ed ha fiducia in lui.
Cyril Ramaphosa deve fa fronte alle emergenze più importanti. Deve convincere gli investitori stranieri a ritornare per riassorbire la disoccupazione, ufficialmente vicina al 27%. Al tempo stesso deve puntare sulle riforme popolari che possono togliere fiato e voti preziosi ai partiti dell’opposizione. La riforma più importante è quella agraria che permette espropriazioni senza compensi e colpisce i proprietari bianchi. E’ in agenda per quest’anno.
C’è poi la Tunisia che è scossa da un profondo malcontento. Il 24 dicembre scorso, un giornalista si è immolato dandosi fuoco a Kasserine, per protestare contro le condizioni di vita nel Paese e questo ricorda molto quanto avvenne alla fine del 2010, quando la stessa città era stata il teatro delle prime manifestazioni dopo che un venditore si era fatto bruciare vivo.
La disoccupazione rimane molto alta ed in tante zone mancano i servizi di base. Sono molti i tunisini che cercano invano di trovare un lavoro ed una vita più dignitosa in Europa. Il Presidente Béji Caïd Essebsi ha assicurato che nuove elezioni si terranno nel dicembre prossimo.
Immersa nel caos dopo la caduta di Mouammar Gheddafi nel 2011, la Libia sarà in grado di organizzare delle elezioni generali entro questo anno? Inizialmente le consultazioni erano previste per il 2018.
La Francia aveva fatto pressione affinché si tenessero il 10 dicembre. Per ora sono in lizza il Generale Khalifa Haftar, alla guida dell’Esercito nazionale libico, considerato l’uomo forte del Cirenaica che si pone come rivale del capo del Governo di accordo nazionale, Fayez Al-Sarraj, con base a Tripoli. ma in gioco potrebbe entrare uno dei figli di Gheddafi, Saif al-Islam.
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