Africa, i venti dell’autonomia e della libertà soffiano forte su molti Stati

Barcellona. Tutti parlano dell’indipendenza della Catalogna. Ma i venti di distacco dai Governi centrali per seguire altri strade che si ritiene portino alla libertà politica ed economica non ci sono solo in Europa, ma anche in Africa.

Infatti, in questo Continente parlare di Stato è sempre molto difficile. Vediamo perché. Prima della colonizzazione non c’erano veri e propri Stati nazionali. Esistevano solo dei regni multietnici che non avevano confini precisi.

La concezione di Stato nasce con la colonizzazione europea che separa i propri domini e fissa frontiere rigide, dove vengono inserite realtà e popoli uniti.

Quando viene costituita l’Organizzazione dell’Unità africana (25 maggio 1963, sostituita il 9 luglio 2002  dall’Unione africana, https://au.int) si sceglie di non voler rimettere in discussione l’assetto geopolitico africano.

Oggi, ad oltre 50 anni dalla conclusione del colonialismo, abbiamo due Paesi che hanno rotto il tradizionale assetto ereditato dal passato: Eritrea (nel 1993, dopo una lotta trentennale, si è staccata dall’Etiopia) e il Sud Sudan (nel 2011 ha ottenuto l’autonomia dal Sudan, dando vita al più giovane Stato del mondo).

La guerra tra Eritrea ed Etiopia ha sconvolto l’area

Ogni autonomia o richiesta di libertà porta a dei conflitti interni. Qualche esempio? Il Sahara occidentale che è un’ex colonia spagnola che dopo il ritiro delle truppe di Madrid è stata invasa ed annessa dal Marocco.

Dal quel 1976, i Saharawi, la popolazione che vive in quelle terre, non smettono mai di rivendicare la loro indipendenza. Nel 1991, c’è stato un accordo con il Governo di Rabat che ha stabilito che si sarebbe dovuto tenere un referendum per l’autodeterminazione. Il voto non è stato organizzato e la situazione è rimasta  irrisolta.

I marocchini hanno preso possesso del territorio. mentre i saharawi ribelli sono stati costretti all’esilio nei Paesi confinanti.

Intanto, in Nigeria stanno riemergendo con forza le rivendicazioni indipendentiste delle popolazioni Igbo. I quali sono stati protagonisti della secessione del Biafra nel 1967 che provocò una sanguinosa guerra civile. A distanza di 50 anni tornano a chiedere maggiore autonomia. Alla base delle richieste l’insofferenza verso il potere di Abuja e la volontà di sfruttare in proprio le ingenti ricchezze petrolifere.

I civili fuggono dalle loro case per la guerra in Biafra

Ci sono anche richieste di autonomia simili che sono state avanzate dalla popolazione di Cabinda, una piccola enclave angolana in territorio congolese. I Cabinda da anni chiedono di essere lasciati liberi delle loro scelte, ma da Luanda si risponde sempre no. E’ tutta una questione economica, visto che lì ci sono ricchi pozzi petroliferi.

In Camerun, fin dall’indipendenza (1960), le popolazioni anglofone non hanno mai accettato le disposizioni del Governo di Yaoundé. I francofoni hanno sempre negato loro l’autonomia, tendendo a imporre l’insegnamento della lingua francese e gli istituti giuridici francesi, anche in quelle realtà da sempre legate al mondo anglosassone. Da alcuni mesi la tensione si è acuita. Per evitare tensioni, Yaoundé ha scollegato le regioni ribelli dalla rete Internet e ha fortemente represso ogni manifestazione. Un’altra guerra civile  potrà scoppiare.

La Tanzania meta di turisti vive una situazione politica legata alla richiesta d’indipendenza di Zanzibar. L’isola e la parte continentale della Tanzania (allora Tanganica) si sono unite solo nel 1964, poco tempo dopo la rivoluzione di Zanzibar. Prima era un soggetto politico distinto. Dal sultanato si è passati al protettorato britannico e infine, per poco tempo, ad una monarchia costituzionale. Da quel momento sono state numerose le  rivendicazioni di autonomia e di indipendenza. Finora però rientrate.

Il Somaliland è indipendente dal 1991. In quell’anno crollò il regime somalo di Siad Barre, separando i propri destini da quelli della Somalia meridionale. In realtà, la sua indipendenza non è mai stata riconosciuta a livello internazionale.

Così, da 26 anni, pur essendo stabile, con istituzioni democratiche, confini definiti, il Somaliland vive in una sorta di limbo che la tiene lontana dal resto degli Stati africani.

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