Di Valeria Fraquelli
KIGALI (nostro servizio). Le relazioni tra tra Ruanda e Repubblica Democratica del Congo non sono mai idilliaci.
Nonostante tutti gli sforzi fatti per portare la pace, gli scontri e le minacce continuano.
Tutto parte nell’aprile 1996, quando tra Hutu e Tutsi si arrivò all’azione armata.
E si parlò, all’epoca, di un vero e proprio genocidio.
I tentativi per riportare la pace tra i due Paesi a volte sono stati coronati da successo e altre volte no. .
Finalmente, nei giorni scontri, un incontro tra il Presidente congolese Felix Tshisekedi e il suo omologo ruandese Paul Kagame si sono seduti per riprendere il dialogo.
E dopo un lungo confronto che a molti è sembrato sincero e per la prima volta senza tensioni si è arrivati sulla strada che dovrebbe finalmente condurre ad una pace duratura.
“Sono felice di annunciare che abbiamo compiuto progressi, dal momento che abbiamo concordato, tra le altre cose, un cessate il fuoco”, ha annunciato il capo di Stato angolano Joao Lourenco che era il mediatore scelto dall’Unione Africana per cercare di allentare la tensione sul confine dei due Paesi.
Tutta l’Unione Africana puntava moltissimo su questo summit, anche perché se ci sarà un vero cessate il fuoco ne guadagneranno tutti e si potranno aprire nuovi sbocchi commerciali e si darà nuova linfa a terre duramente toccate dalla povertà.
Adesso occorre creare un meccanismo di monitoraggio ad hoc che sarà guidato da un ufficiale dell’Esercito angolano e che entrerà in vigore contemporaneamente allo strumento esistente della Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi laghi.
Tutti sanno, infatti, che le frontiere sono molto permeabili e il traffico di metalli quali, ad esempio, il coltan, la droga e gli esseri umani, il tutto unito ad una infiltrazione di terroristi e signori della guerra, rende la regione lacustre molto pericolosa ed instabile e gli scontri tra i due confinanti di certo non migliora la situazione.
Il dilemma degli scontri tra Hutu e Tutsi, un dramma mai realmente risolto che continua ad avere degli strascichi più o meno gravi ancora oggi, ha lasciato segni profondi nella psicologia della popolazione e rimangono ancora diffidenze e tensioni reciproche.
Andare avanti, fare pace con il passato non è facile ma è l’unico modo per lasciarsi alle spalle un momento tanto doloroso e triste, migliaia di vittime che avevano come unica colpa essere nate dell’etnia considerata sbagliata.
Adesso il cessate il fuoco è un momento importante e più che mai richiesto, serve per superare il passato, venire a patti con la storia per assicurarsi che episodi di intolleranza folle non si ripetano mai più.
I leader dei due Paesi, almeno su una cosa sono concordi: basta con guerre sanguinose che tanto non portano da nessuna parte e creano solo altra povertà.
“Il mio Paese, ha detto il leader congolese Felix Tshisekedi, è il più colpito e farò di tutto per allontanare i miei connazionali dai conflitti che durano da 20 anni. Non vogliamo né crisi né guerre, perché questo sconvolge il progetto di sviluppo che abbiamo”.
E anche il Presidente Ruanda i è detto concorde con le parole di Tshisekedi.
Adesso la strada è tracciata e non rimane che combattere il gruppo M23 per arrivare ad una pace duratura, e se questo sforzo vedrà i due Paesi uniti davvero e senza pregiudizi, si potranno vedere dei risultati.
In conclusione, la Repubblica Democratica del Congo e Ruanda possono e devono tornare a parlarsi perché nessun Paese può andare avanti da solo.
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