ANCORA POLIZIOTTI IN OSPEDALE E DELINQUENTI IMPUNITI. CUI PRODEST?

Di Alexandre Berthier

Roma. Gli uomini in uniforme dello Stato conoscono bene due equazioni: maggiore libertà=minore sicurezza e Governo debole=Polizia debole.

Un mezzo dei Carabinieri impiegato in attività di Ordine pubblico

Sempre più spesso la cronaca ci informa che è abituale ormai registrare reazioni violente da parte di persone sottoposte a controlli o a provvedimenti di Polizia nei confronti degli agenti operanti, senza alcuna remora e con la convinzione che resteranno comunque immuni da serie conseguenze.

Spesso neppure vengono arrestati e se arrestati spessissimo vengono subito rilasciati con varie e fantasiose motivazioni o destinati agli arresti domiciliari, misura che appare quantomeno ridicola se riferita a certi soggetti di cui spesso è incerta pure l’identità!

Nei rari casi in cui si arrivi al giudizio direttissimo, poi, è una bellezza vedere costoro – che hanno trascorso forse una notte in camera di sicurezza – lasciare le aule di giustizia con risibili condanne, sospese (assurdamente) ovviamente, rivolgere sguardi beffardi a chi li ha arrestati e tradotti in aula!

In passato e da tempo eravamo ormai abituati alle violenze spesso subite dagli agenti della forza pubblica impiegati in gravi perturbazioni dell’Ordine Pubblico e che hanno visto sovente i manifestanti liberi di distruggere ciò che volevano e magari colpire con ogni mezzo gli agenti costretti a difendersi e, di fatto, impossibilitati ad operare come legge e buon senso prescriverebbero.

Nel secolo scorso, soprattutto, abbiamo assistito a manifestazioni di piazza che sono divenute via via più violente, tra le quali si possono ricordare quelle “filo-terroristiche” a Roma negli anni 1976-1977 e da ultimo, come caso limite, quelle del noto G8 di Genova.

Una foto storica degli scontri di piazza a Milano

Manifestazioni nelle quali – vien da pensare – il Generale Fiorenzo Bava Beccaris non sarebbe stato fuori luogo. Si ricorda che quel Generale nel maggio del 1898 soffocò i così detti moti di Milano – provocati da povera gente per l’aumento del prezzo del pane e per le inaccettabili condizioni di lavoro – facendo un ricorso indiscriminato alle armi da fuoco, cannoni compresi. Ed i cannoni di Bava Beccaris passarono alla storia come episodio di una assurda repressione, che valse però a ripristinare la legalità e ad affermare l’autorità dello Stato, perché lo Stato allora c’era.

Soldati in piazza del Duomo, Milano nel 1898

Oggi, lo Stato – perché i suoi poliziotti e i suoi carabinieri sono lo Stato, le loro uniformi lo rappresentano – invece viene preso a calci, pugni e sputi continuamente. E come reagisce questo Stato? Porge l’altra guancia (del poliziotto o del carabiniere!) e spesso non si limita allo schiaffo, spesso parte pure il pugno allo stomaco (ma non dal delinquente) ovvero incredibili ed infinite persecuzioni giudiziarie a tutela della canaglia aggressiva, che trova sponda in un garantismo vergognoso e che chiede e talora ottiene vendetta nei confronti di chi ha osato perseguirlo.

Un garantismo sempre più invasivo, di cui sembrerebbe non vergognarsi nessuno tra i suoi promotori e fautori. Da ultimo, in tema di violenza agli agenti, possiamo citare l’episodio che ha visto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, felicitarsi con la Polizia di Stato di Macerata per due arresti di extracomunitari effettuati due o tre giorni fa nel quadro dell’Operazione “Scuole sicure”.

Un’ operazione, però, che ha spedito in ospedale gli operanti, uno dei quali, aggredito a calci e pugni, ne è uscito con una prognosi di 15 giorni! Ora, sono apprezzabili la felicitazioni del ministro dell’Interno ma sarebbe molto più apprezzabile se, oltre a proporre l’approvazione di una legittima difesa sempre legittima, si proponesse e si pretendesse l’approvazione di un uso legittimo delle armi sempre legittimo!

I poliziotti ed i carabinieri – così per tutte le forze di Polizia – sono certo tenuti a rischiare la loro incolumità e anche la vita per salvare dal pericolo chi vi si trova, ma non sono assolutamente tenuti a subire violenze ad opera di gentaglia che vive nella illegalità e di illegalità.

Mezzi del Reparto Mobile della Polizia di Stato rientrano in caserma

La violenza di terzi nei confronti di agenti della forza pubblica va affrontata e stroncata con le armi in dotazione, non con costosissimi giocattoli che denunciano l’ipocrisia di un sistema che mente a se stesso!

Lo Stato torni ad essere lo Stato o si smetta di dire continuamente che occorre combattere la criminalità, la corruzione e la Mafia. La Mafia prospera dove lo Stato non c’è o, peggio ancora, dove lo Stato si nasconde o scappa! Ma la politica, e non solo la politica, difficilmente accetterebbe oggi un atteggiamento di maggiore fermezza da parte di poliziotti e carabinieri che dovrebbero e potrebbero invece pretenderla, ma che abbastanza incredibilmente sembrerebbero non curarsene.

Eppure poliziotti e carabinieri dovrebbero sapere che senza di loro “il Re è nudo”! Oggi, forse, solo i sindacati della Polizia di Stato potrebbero ricercare la via per invertire questa indicibile deriva. Nessun altro sembra, purtroppo, volersene interessare.

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