Balcani e Mar Nero: la NATO Defense College Foundation discute con 17 specialisti internazionali su prevenzione e gestione delle crisi, consolidamento della pace, lotta alla disinformazione e alla criminalità organizzata, resilienza democratica e integrazione euro-atlantica

ROMA.  Con la partecipazione di 17 specialisti internazionali e un pubblico di più di 200 persone (in presenza e online), la NATO Defense College Foundation ha disscusso, nei giorni scorsi a Roma, dell’area balcanica e del Mar Nero (nell’ambito del progetto Strategic Balkans).

L’area del Mar Nero

E’ stata un’occasione per ragionare delle sfide e delle opportunità di una regione di grande rilevanza strategica: prevenzione e gestione delle crisi, e consolidamento della pace, lotta alla disinformazione e alla criminalità organizzata, resilienza democratica e integrazione euro-atlantica.

“Siamo convinti che la regione dei Balcani e del Mar Nero – ha spiegato Alessandro Minuto-Rizzo, presidente della NATO Defense College Foundation – debba entrare a far parte della comunità euro-atlantica, e che l’invasione dell’Ucraina abbia reso ciò ancora più urgente. L’Alleanza Atlantica continua a essere fedele alla sua politica della porta aperta e l’Unione Europea lavora attivamente su come realizzare la politica di inclusione. Oggi soprattutto, assistiamo ad un rinnovato impegno nei confronti di una piena integrazione”.

Per Tacan Ildem, presidente del Centre for Economics and Foreign Policy Studies (EDAM) di Istanbul “l’Alleanza Atlantica dovrebbe focalizzarsi su un approccio più olistico nei confronti della regione balcanica. Ciò significa guardare al Mar Nero nella prospettiva dei suoi collegamenti con l’Asia Centrale, i Balcani, il Mediterraneo. C’è bisogno di concentrarsi maggiormente su ciò che possiamo fare in termini di Alleanza, creando una solida strategia per la sicurezza della regione”.

Nel suo intervento Olav Reinertsen, Ambasciatore di Norvegia in Bosnia Erzegovina e dell’Ambasciata Punto di Contatto NATO nello stesso Paese ha detto che “la crisi politica in Bosnia Erzegovina non è mai stata così seria come oggi. C’è bisogno di un approccio congiunto e coordinato tra l’UE e la NATO per contribuire a rafforzare le capacità difensive del Paese attraverso iniziative comuni, come l’European Union Force (EUFOR) Althea”.

Galina Yanchenko, componente della Commissione per lo Sviluppo Economico del Parlamento ucraino ha aggiunto che “per contrastare la corruzione e consolidare la cooperazione e la comunicazione tra lo Stato e i cittadini, l’Ucraina ha rafforzato i suoi strumenti di prevenzione, inclusa la digitalizzazione dei servizi statali. Ma lo sviluppo economico può essere raggiunto solo attraverso la stretta collaborazione con il settore privato, con gli attori della società civile e con altri gruppi attivi della società”.

Oksana Shvets, responsabile per le questioni politiche della Camera di Commercio americana in Ucraina, ha sottolineato come “nel 2019 l’Ucraina ha stabilito una solida Task Force sui beni soggetti ad accisa, ponendo come obiettivo prioritario la lotta contro il commercio illegale. Attualmente il traffico illecito causa ancora perdite di bilancio statale. Per il nostro governo è fondamentale unire gli sforzi all’interno e con l’estero ed intensificare la lotta contro il commercio illecito”.

Secondo Zoran Jolevski, vice rettore per la Cooperazione Internazionale, European University e già Ministro della Difesa della Repubblica della Macedonia del Nord “la regione dei Balcani dovrebbe implementare una strategia triplice: l’allineamento con le politiche dell’Unione Europea, il rafforzamento di un sistema legale affidabile per attrarre gli investimenti europei e l’accesso al mercato unico dell’Unione Europea. Solo in questo modo potremo raggiungere l’obiettivo condiviso di diventare membri dell’UE il prima possibile”.

Alba Çela, direttrice, Albanian Institute for International Studies di Tirana ha spiegato che “l’integrazione dell’Unione Europea è l’unico antidoto ai recenti sviluppi negativi nella regione. La credibilità dell’allargamento dipende anche dagli sforzi dell’UE nel provare a risolvere le dispute tra i paesi balcanici. Il mio è un appello all’azione: è fondamentale che l’UE pensi più strategicamente alla regione, e che rafforzi la credibilità di questo processo di allargamento”.

E Giulio Tremonti, presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati ha concluso:  “Attualmente la curva demografica dell’Unione Europea rappresenta una realtà drammatica. Una nuova architettura costituzionale europea – una nuova configurazione politica – è assolutamente necessaria oggi, in questa stagione di nuovi allargamenti, dall’Ucraina ai Balcani fino ad altri Paesi”.

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