Di Valeria Fraquelli
Parigi. La missione francese Barkhane è molto vasta, comprende tutto il territorio degli Stati che hanno parte del cosiddetto G5 Sahel e gli uomini e le donne che ne fanno parte sono tutti i giorni impegnati in operazioni di vario tipo. C’è chi addestra i militari locali, chi aiuta a costruire scuole ed ospedali, chi si occupa della sicurezza di donne e bambini, chi ogni giorno visita e cura i malati formando allo stesso tempo i medici locali, chi insegna e poi ci sono loro, i cani anti esplosivi.
In Paesi come quelli che fanno parte del G5 Sahel, Niger, Ciad, Mauritania, Mali e Burkina Faso, il fiuto di questi straordinari animali è fondamentale e molto spesso grazie a loro sono state salvate molte vite umane. Molte zone in cui si trovano a dovere operare quotidianamente i militari francesi dell’operazione Barkhane sono minate perché i jihadisti di oggi e i precedenti conflitti che hanno coinvolto questa martoriata regione africana hanno lasciato vasti campi minati che negli anni hanno visti un numero elevatissimo di persone perdere la vita. I cani anti esplosivi grazie al loro fiuto straordinario sanno esattamente indicare agli artificieri dove sono le mine che possono così essere disinnescate in piena sicurezza.
Lottare contro il terrorismo internazionale vuole dire anche avere a che fare con ordigni improvvisati che vengono lasciai ai margini delle strade, nelle case, nascosti sotto altri oggetti di uso comune; è qui che le unità cinofile anti esplosivi fanno la differenza tra la vita e la morte non solamente dei loro compagni militari ma anche dei civili che vivono in zona. L’Africa è tristemente nota per essere il continente con il maggior numero di bambini amputati a causa delle mine e degli ordigni improvvisati, i cosiddetti IED, e i cani anti esplosivi delle missione Barkhane cercano di aiutare a ridurre questa triste statistica.
Le unità cinofile operano soprattutto nella città di Kidal, una delle più pericolose sia per il terrorismo che per i campi minati, e sono di solito inserite nei reparti con i genieri per aprire e fissare gli itinerari, per fare scavi di opportunità e per rilevare il materiale esplosivo. Forniscono in questo modo un importante valore aggiunto nella lotta contro gli IED (ordigni esplosivi improvvisati), individuando dispositivi esplosivi di qualsiasi tipo grazie al loro straordinario olfatto.
Grazie alla formazione, il caposquadra può inviare il suo cane fino a 250 metri per controllare una abitazione in cui teme si possano nascondere armi ed esplosivi. Seguendo le istruzioni del suo caposquadra, il cane cerca metodicamente l’area designata; quando il cane rileva materiale esplosivo, “segna” da seduto, indicando che ha fiutato l’esplosivo.
La ricerca di carico interrato di ordigni esplosivi improvvisati è una vera e propria capacità. Per essere efficace, i cani devono per forza ricevere una formazione specifica.
I nostri amici a quattro zampe se ben addestrati e trattati con tutto l’amore ed il rispetto dovuto sanno davvero essere elementi indispensabili che ci accompagnano anche nelle missioni più pericolose.