Carabinieri: 33 in manette per avere agevolato il clan dei Casalesi nella commissione di vari reati

Salerno. Questa mattina, nelle province di Salerno, Ascoli Piceno, Agrigento, Avellino, Brindisi, Caserta, Catanzaro,Latina, Lecce, L’Aquila, Messina, Napoli, Potenza, Ravenna, Roma, Varese e in particolare Panama, Romania e Malta, i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Salerno, supportati da quelli dei Reparti territorialmente competenti e dai collaterali organismi di polizia stranieri, hanno eseguito un provvedimento cautelare applicativo della misura della custodia in carcere emesso dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA).

Operazione dei Carabinieri in varie parti d’Italia. Operati 33 arresti 

Interessati dal provvedimento 33 soggetti, sottoposti ad indagini, a vario titolo, in relazione al delitto di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di giochi e scommesse illegali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche, autoriciclaggio, nonché per i reati scopo di tale associazione, con l’aggravante, per taluni di questi reati, di aver commesso il fatto al fine di agevolare il clan dei”Casalesi”.

È stata altresì contestata l’aggravante mafiosa di cui all’art. 416 bis. del Codice Penale sotto il profilo dell’agevolazione al clan dei Casalesi, configuratasi grazie alla consapevole fornitura della piattaforma di gioco illegale a soggetti ad esso contigui, che – sulla base delle risultanze – ne avrebbero così alimentato le casse.

Gli introiti stimati dall’asset criminoso nel suo complesso sono stati quantificati – nell’arco temporale di circa due anni delle attività investigative – in oltre 5 miliardi di euro.

Qualora i giochi fossero stati svolti in forma lecita, le entrate per l’erario sarebbero state di circa 500 milioni di euro.

Tutti gli arrestati sono stati associati presso le Case Circondariali competenti per territorio.

Sono stati anche sequestrati preventivamente 11 siti Internet e due società entrambe con sede legale a Mercato San Severino (Salerno) nonché 3 milioni di euro nei confronti di varie persone che, allo stato delle investigazioni, sono stati ritenuti essere prestanome, quale profitto dei reati di cui il GIP ha ipotizzato la commissione.

Il GIP., m particolare, ha ritenuto allo stato fondata la ricostruzione delle risultanze investigative, formulata all’esito dell’attività d’indagine, svolta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Salerno, secondo la quale la presunta consorteria criminale avrebbe effettuato le proprie attività mediante siti WEB prevalentemente con domini .com ed .eu, tutti privi delle prescritte autorizzazioni dei Monopoli di Stato italiani, allocati presso diversi server che, seppur coordinati da Mercato San Severino (Salerno), sono stati materialmente ubicati all’estero, nei cosiddetti paradisi fiscali, tra i quali Panama e l’Isola di Curacao.

Molti reati commessi via WEB

Questi elementi hanno reso particolarmente complesse e difficoltose le operazioni di monitoraggio.

In pratica, sempre secondo quanto emerso dalle indagini, il sodalizio avrebbe abusivamente programmato ed eseguito il gioco delle scommesse, del casinò e del poker Texas Hold’em2, associandosi alla rete dbgpoker (piattaforma di poker on-line, come detto, attiva su siti allocati all’estero e non autorizzati ad operare in Italia).

Taluni gìochi, inoltre, risultavano fruibili anche su slot machines e totem, materialmente posti in diverse attività commerciali – per lo più nel sud Italia – cui erano imposti dalle consorteriecriminali egemoni territorialmente.

Alcune delle sale giochi individuate in Italia sono riconducibili alle società sequestrate preventivamente.

Sempre secondo l’ipotesi accusatoria ritenuta fondata dal GIP, la capillare diffusione dei siti di gioco avveniva mediante un sistema piramidale alla cui base vi era il player, facente parte della community di gioco globale, elemento di maggior importanza di tutto il sistema, poiché di fatto finanziatore e fruitore finale del sistema di gioco.

Ad ogni passaggio di livello sarebbe stata corrisposta una percentuale per la prestazione fornita da ciascun componente della piramide di gioco, a seconda di quanto stabilito in sede di “contrattualizzazione”.

Infine, la consistente quota parte che rimaneva del prezzo del punto-gioco, enucleata dai pagamenti intermedi, risulta, allo stato delle investigazioni, per quanto ritenuto dal GIP, essere confluita nelle casse del casinò, livello apicale ed arnministratore globale, utilizzando sistemi di pagamento skrill (simile a paypal), che permetteva il passaggio di capitali anche attraverso un semplice scambio di mail.

La piattaforma di direzione globale del gioco illecito è stata individuata, allo stato delle investigazioni, in un sito iscritto su server allocati in America.

Lo strumento di gestione risulterebbe strutturato su 5 livelli, primo dei quali costituito da un amministratore globale (C= casinò), ossia il vertice dell’organizzazione, e gli altri corrispondenti alle Nazioni (N), Regioni (R), Distretti (D) e Club (C).

Ai livelli più alti, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato assegnato il compito di gestione e coordinamento di quelli più bassi,sino ad arrivare ai club, ovvero stanze virtuali o fisiche nelle quali i giocatori spendevano i propri soldi, usufruendo dei servizi offerti.

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