Viterbo. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Viterbo, ieri, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma hanno eseguito a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale capitolino nei confronti di quattro cittadini stranieri (di origini rumene ed albanesi), gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di riduzione in schiavitù, tentata alienazione di schiavi, tentata estorsione aggravata, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, cessione di sostanze stupefacenti.

I controlli dei Carabinieri nel centro storico di Viterbo
L’operazione ha visto ancella partecipazione dei militari di Catania e di Roma.
Oltre ai 4 stranieri arrestati è finita in manette anche una 21 enne di origine romena, compagna di uno degli albanesi che, durante la perquisizione concomitante all’arresto del compagno, è stata sorpresa in possesso di 50 grammi di cocaina suddivisa in 9 dosi, nascoste all’interno di un suo zainetto.
Tutti sono stati associati presso le carceri di Viterbo, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, mentre la 21 enne rumena oggi viene processata, a Roma, con rito direttissimo.
Le indagini sono iniziate nell’estate del 2019, allorquando una donna di origini rumene si presentava presso la Stazione Carabinieri di Tuscania (Viterbo) denunciando la scomparsa della figlia ventenne, della quale non aveva notizie da diverso tempo.
In seguito, la donna ha precisato di aver appreso che la figlia era stata condotta dal fidanzato prima in Inghilterra e poi in Romania.
Da qui era stata portata in Italia, dove è stata costretta a prostituirsi nella zona nord-est della Capitale.
La DDA di Roma, quindi, ha delegato le indagini al Nucleo Investigativo di Viterbo che, attraverso complesse attività investigative, anche con l’attivazione di canali di cooperazione internazionale delle Forze di Polizia, ha accertato che:
– la giovane della quale era stata denunciata la scomparsa, una volta condotta in Italia, era stata letteralmente venduta dal fidanzato, per la somma di 10 mila euro, ad una donna anch’ella di origini rumene che, a Roma, gestiva la prostituzione di diverse altre donne straniere
– per farle riscattare la somma pagata, la 20 enne, peraltro con un leggero deficit cognitivo, veniva costretta a prostituirsi in strada, durante le ore notturne, ogni giorno e sottoposta a continue vessazioni. Le venivano anche fatte assumere sostanze stupefacenti prima di essere condotta sul luogo del meretricio. Quando non era costretta ad esercitare tale attività veniva tenuta segregata in casa
– un cliente della giovane donna, innamoratosi della stessa, aveva tentato di salvarla, ma la sfruttatrice e i suoi complici avevano preteso per “liberarla” la somma di 8 mila euro; al rifiuto dell’uomo di versare detto importo, gli indagati lo avevano minacciato per costringerlo a pagare, ma il predetto riusciva a scappare
– la giovane donna, dopo diversi mesi, è riuscita a sfuggire dal controllo degli aguzzini, facendo rientro, con l’aiuto di un connazionale, a Tuscania, presso l’abitazione della madre, dove i Carabinieri le hanno garantito sostegno e tutela.
I Carabinieri, nel contempo, hanno accertato che la rumena che aveva comprato la 20 enne, con la complicità due cittadini albanesi e un suo connazionale, gestiva un giro di prostituzione, sfruttando diverse giovani donne di origini moldave e rumene.
In particolare, l’attività di prostituzione prima del periodo di lockdown di marzo scorso era gestita in strada, in via dei Prati Fiscali, dove gli indagati si erano accaparrati un tratto di marciapiede, sul quale facevano “prostituire”, sotto un controllo costante, le “loro” donne.
La prostituzione, durante il lockdown, è stata svolta in appartamenti della Capitale, pubblicizzati attraverso siti Internet oppure, a richiesta dei clienti, veniva svolta a domicilio.
Nel corso delle indagini, inoltre, si è accertato che gli indagati, oltre a quanto detto, gestivano nella Capitale una fiorente attività di spaccio di cocaina, nonostante le limitazioni imposte in relazione dall’emergenza epidemiologica, con oltre 50 clienti.
Agli assuntori veniva effettuata la consegna anche a domicilio, ricorrendo ad escamotage come quello di utilizzare taxi oppure spacciarsi per riders, addetti alla consegna di cibo.
Nel medesimo contesto investigativo, si è accertato che uno dei soggetti coinvolti nello spaccio di droga si era reso responsabile anche di una rapina impropria.
Infatti, il 26 febbraio dell’anno scorso, insieme ad un complice si era introdotto in un’abitazione di Roma per consumare un furto.
Scoperto dagli agenti della Polizia di Stato, si era scagliato contro uno di questi per guadagnarsi la fuga.
Il volume d’affari degli indagati era veramente importante.
Per la prostituzione riuscivano ad incassare 600 euro al giorno, mentre per il giro di droga, realizzavano quotidianamente 1.500 euro.
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