Roma. Operazione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, oggi, nelle province di Roma, Napoli e Rovigo.
I militari hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di 28 persone (24 in carcere e 4 agli arresti domiciliari).
Tutte ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori.
Tutti i reati, per la maggior parte, erano aggravati dal metodo mafioso.
Il provvedimento trae origine dall’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, nel periodo tra settembre 2011 e aprile 2015, che ha consentito di riscontrare l’operatività di uno strutturato sodalizio criminale, capeggiato dal noto criminale di origine campana Michele Senese, operante ininterrottamente a Roma in varie attività illecite, tra le quali, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, le estorsioni, i reati contro la persona.
L’inchiesta che ha portato al provvedimento di oggi ha consentito di monitorare la fase di riorganizzazione del sodalizio capeggiato da Michele Senese conseguente alla scarcerazione di alcuni dei principali esponenti del clan e di un periodo di breve libertà di cui ha potuto beneficiare lo stesso Senese prima dell’arresto per l’omicidio Carlino.
Sebbene il periodo in esame abbia consentito di monitorare una stagione difficile per il sodalizio criminale, le investigazioni hanno comunque consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in merito all’esistenza di un vero e proprio “cartello” di narcotraffico, creato da Michele Senese, nonché di riscontrare numerosi reati commessi dagli indagati nel perseguimento del programma criminoso del gruppo.
Questo cartello, evidenziato i Carabinieri, altro non è che una sovraordinata organizzazione di tipo consortile, in grado di condizionare le dinamiche criminali relative al traffico di sostanze stupefacenti in ampi settori della Capitale e, in particolare, di coordinare e controllare autonomi sodalizi.
Attraverso le indagini sviluppate dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri romani, è stato documentato come il “Cartello Senese” si sia dotato di un modello organizzativo con ampi spazi di autonomia operativa agli altri gruppi criminali i quali compiono attività delittuose solo apparentemente non riconducibili alla direzione strategica e alla volontà del capo supremo del sodalizio.
Infatti, evidenziando ancora i Carabinieri, come documentato dalle intercettazioni, Michele Senese è riconosciuto dagli altri sodali come il “capo indiscusso della malavita romana”, “…il capo di Roma!…..il boss della Camorra romana!….Comanda tutto lui!” e a lui si rivolgono con deferenza per riferire circa il loro operato, per ottenere interventi finalizzati a dirimere controversie con altri malavitosi, per ottenere autorizzazioni ad assumere iniziative di varia natura e a lui forniscono somme di denaro chiaramente provento di delitto.
In seno all’omonimo cartello di narcotraffico operante sulla Capitale, Senese, come è emerso dall’inchiesta, ha riservato per sé le decisioni strategiche e, in particolare, è stato documentato il suo personale interessamento:
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- nella compravendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti
- nell’assistenza economica e legale a favore degli affiliati detenuti
- nel reimpiego del denaro provento dei reati primari del sodalizio nell’economia legale
- nelle principali attività estorsive commesse dai suoi affiliati anche attraverso l’autorizzazione diretta alla spendita del suo nome
- nella risoluzione delle controversie con altri gruppi criminali.
Le indagini dei Carabinieri di via In Selci hanno fatto emergere le attività criminali di un altro soggetto consorziato al “Cartello Senese”: Maurizio Monterisi.
L’uomo dirigeva e organizzava un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nel quartiere di Tor Bella Monaca.
Nei quartieri Tuscolano e Cinecittà aveva, invece, posto le proprie basi un altro clan, capeggiato da Domenico Di Giovanni e dal figlio Ugo.
Con addosso numerosissimi precedenti penali e di polizia di entrambi e con un’esperienza maturata in contesti di criminalità organizzata, i due si sono posti, in maniera incontrastata, alla guida della consorteria criminale.
In particolare, la gran parte dei delitti ricostruiti durante le indagini riguardano attività di recupero di crediti, spesso derivanti dalla compravendita di droga, condotte con modalità estorsive e spesso avvalendosi del metodo mafioso.
In particolare, come è stato ricostruito dai militari, sono indice della propensione al sistematico ricorso alla violenza e dell’eccezionale pericolosità che caratterizzano l’associazione diretta dai componenti della famiglia Di Giovanni
Tra i clan con i quali i Di Giovanni erano in affari stabili nel narcotraffico, vi era il gruppo capeggiato da Guido e Davide De Gregori.
Davide, è stato ricostruito dall’inchiesta, dopo un periodo di militanza all’interno del clan dei Di Giovanni (durato almeno sino all’estate del 2012), unitamente al padre Guido, aveva costituito e diretto un’autonoma consorteria criminale, consorziata anch’essa nel “Cartello Senese”.
Anche loro erano in grado di movimentare notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti.
Del sodalizio facente capo ai De Gregori, faceva parte anche Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik” (ucciso in un agguato il 7 agosto 2019, a Roma).
Il Piscitelli era addetto alla commercializzazione della droga,
In relazione a tale consorteria criminale il GIP del Tribunale di Roma, pur riconoscendone l’esistenza, non ha ravvisato esigenze cautelari in virtù di diverse motivazioni tra le quali il decesso di uno dei capi del sodalizio (Guido De Gregori) e il decesso di uno dei partecipi maggiormente attivi (Fabrizio Piscitelli).
Complessivamente, nel corso dell’attività di indagine sono stati:
- documentati 6 episodi estorsivi posti in essere dall’organizzazione per rientrare in possesso di taluni crediti vantati
- ricostruite le fasi di un tentato omicidio e di gambizzazioni nei confronti di due debitor
- comprovata l’intestazione fittizia di due motocicli e di un autoveicolo riconducibili al gruppo dei Di Giovanni per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale
- sequestrati 7,809 chili di cocaina, 7,798 chili di marijuana, 70,511 chili di hashish e 9 pistole oggetto di furto e/o clandestine con vario munizionamento
- arrestati in flagranza di reato 23 persone, di cui 18 per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e 6 per violazione della normativa sulle armi.
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