Di Flavia De Michetti
Caltanissetta (nostro servizio). Oggi ,i Carabinieri di Caltanissetta hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 11 persone per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla coltivazione e traffico di sostanze stupefacenti.
L’indagine che ha avuto inizio il 2 giugno 2021 per il ritrovamento di una piantagione di marijuana di circa 15 mila piante, ha permesso di individuare il presunto organizzatore in un 53enne riesino.
Inoltre, nel corso degli accertamenti, avviati nel gennaio scorso dai Carabinieri, sono state ricostruite tutte le presunte fasi dell’attività illegale.
La mattina del 21 giugno, sono state arrestate quattro persone sorprese all’interno di un fondo agricolo, trovate nell’attività di coltivazione.
In questa occasione, i militari dell’Arma hanno sequestrato circa 20 mila piante di marijuana del tipo “skunk”, con altezza compresa tra 45 e 90 centimetri per un valore di circa 16 milioni di euro.
Cento piante sono state analizzate dal personale del laboratorio analisi sostanze stupefacenti dei Carabinieri di Catania prontamente intervenuto sul posto; mentre le altre sono state subito estirpate e distrutte.
Report Difesa ha approfondito l’indagine con il Colonnello Vincenzo Pascale, Comandante provinciale di Caltanissetta.
Con questa operazione, dal punto di vista investigativo, cosa viene evidenziato?
Le indagini hanno riguardato una presunta organizzazione criminale dedita alla coltivazione di marijuana, con base a Riesi (Caltanissetta): sono 11 le persone alle quali, nel corso delle indagini preliminari, sono state applicate misure cautelari in carcere.
L’elemento di novità consiste nell’avere ricostruito anche con immagini tutte le presunte fasi dell’attività illecita, dal trasporto delle piantine all’interno di plateau occultati in doppifondi ricavati su cassoni di camion, alla piantumazione e all’irrigazione delle stesse. Altro punto da sottolineare è il collegamento della criminalità palermitana con quella nissena.
La Sicilia, come la Calabria e la Campania con le piantagioni di marijuana installate sul proprio territorio, possono costituire un maggiore problema per lo spaccio di droga?
I numerosi sequestri di piantagioni operati negli ultimi anni in Sicilia sono indicativi del fatto che le organizzazioni criminali preferiscono produrre sul posto, limitando i rischi di un trasporto dall’estero”.
Questo sequestro, uno dei più ingenti in Sicilia, conferma la presenza capillare sul territorio e, in particolare, in luoghi nascosti e abbandonati?
La presenza capillare dell’Arma, anche nelle zone rurali della Sicilia, è sicuramente uno dei punti di forza dell’Istituzione.
In questa provincia, negli ultimi anni, sono stati intensificati i controlli delle aree rurali, anche con l’ausilio dei Reparti Speciali in materia di protezione dell’ambiente e di contrasto al fenomeno del caporalato e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia per il rastrellamento del territorio.
Dal punto di vista “scientifico”, le piante di marijuana del tipo “Skunk” sono maggiormente da attenzionare per il loro tasso di tossicità, rispetto alle altre?
I tecnici del laboratorio analisi sostanze stupefacenti, intervenuti sul posto al momento dell’intervento nella piantagione di Riesi, hanno potuto constatare che il tipo di marijuana sicuramente aveva un tasso di THC, e quindi di tossicità, superiore alla norma, e anche per questo è maggiore il valore della sostanza sequestrata sul mercato degli stupefacenti.
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