Cina: l’ombra lunga della portaerei nucleare. Ecco la nuova ambizione marittima di Pechino

Di Giuseppe Gagliano*

PECHINO. La Cina sta compiendo un salto di qualità che può ridisegnare gli equilibri navali del pianeta: la costruzione della sua prima portaerei a propulsione nucleare.

Un’immagine della costruzione della nuova portaerei cinese (Credit Internet cinese)

Le immagini satellitari e le fotografie trapelate del nuovo “Tipo 004” confermano una struttura che richiama in modo evidente i contenimenti del reattore montati sulle super–portaerei statunitensi.

Se i dettagli tecnici verranno confermati, la Marina cinese entrerà in una fase pienamente comparabile con la capacità oceanica degli Stati Uniti, superando la tradizionale limitazione della propulsione convenzionale.

La lunghezza dello scafo, superiore ai 320 metri, indica un dislocamento di oltre centomila tonnellate.

In altre parole, la Cina sta costruendo una nave di classe strategica, capace di sostenere operazioni navali prolungate, spostarsi senza rifornimenti frequenti e alimentare sistemi d’arma avanzati per periodi molto più lunghi. È un passo che cambia lo scenario operativo nell’Indo-Pacifico.

Dalla potenza regionale alla proiezione globale

Il Presidente Xi Jinping da anni dichiara l’obiettivo di dotare la Cina di un esercito “di livello mondiale” entro il 2049, l’anno simbolico del centenario della Repubblica Popolare.

Il Presidente cinese, Xi Jinping

La tripla portaerei che Pechino si appresta a schierare rappresenta non solo una vetrina di potenza, ma il tassello essenziale per sostituire la tradizionale difesa del perimetro marittimo con una proiezione globale.

La Fujian, dotata di sistemi elettromagnetici simili a quelli della USS Gerald Ford, è già un salto di generazione.

Un’immagine della portaerei nucleare Gerald Ford

Ora il Tipo 004 segna un passaggio ulteriore: autonomia, profondità strategica, presenza continuativa nelle acque contese.

Il messaggio politico è chiaro: il Mar Cinese Meridionale, Taiwan e le rotte indo-pacifiche non saranno più solo zone d’interesse, ma ambienti in cui la Cina intende essere arbitro e protagonista.

Una corsa globale alle portaerei

La Cina non corre da sola.

La Turchia sta lavorando a una portaerei di nuova generazione, mentre la Francia ha avviato il suo futuro programma nucleare con sistemi di lancio elettromagnetici.

L’India, pur tra dubbi e ritardi, sta valutando il ritorno in grande stile nel settore.

In questo quadro, la mossa cinese rappresenta un fattore destabilizzante e accelera la competizione tecnologica e militare.

Secondo analisti taiwanesi, questa dinamica potrebbe innescare una corsa agli armamenti su vasta scala: chi controlla le portaerei controlla le linee energetiche, commerciali e strategiche dell’Indo-Pacifico.

E nell’epoca della dipendenza globale dalle catene logistiche marittime, la capacità di proteggere o interrompere le rotte diventa un’arma geopolitica di primo livello.

Implicazioni economiche e geoeconomiche

La costruzione di una super–portaerei nucleare non è solo una questione militare.

Parliamo di un investimento che mobilita l’intero complesso industriale cinese: acciaierie, cantieri, elettronica avanzata, sistemi missilistici, aerotecnica, tecnologie nucleari, logistiche integrate.

È una “iniezione” strategica nell’economia interna, che permette alla Cina di sostenere settori strategici e di consolidare la propria autonomia tecnologica.

In parallelo, Pechino si assicura forme di deterrenza economica.

Una flotta più potente garantisce migliore protezione alle rotte energetiche verso l’Oceano Indiano e l’Africa orientale, da cui dipendono forniture petrolifere e minerarie essenziali.

È una sorta di assicurazione geopolitica che riduce il potere di interdizione degli Stati Uniti e dei loro alleati.

La sfida alla supremazia navale americana

Il Pentagono ripete che la Cina possiede già la più grande Marina del mondo per numero di navi.

Ma ciò che mancava erano piattaforme capaci di operare a distanza strategica con continuità, come le undici super–portaerei nucleari statunitensi. Con il Tipo 004, la distanza si accorcia.

La domanda diventa inevitabile: come reagiranno gli Stati Uniti

Aumentare la presenza nell’Indo-Pacifico significa investimenti enormi, nuove basi, nuove capacità antisommergibile e nuove dottrine operative. I

l rischio è quello di una spirale competitiva dagli esiti imprevedibili.

L’Indo-Pacifico verso un nuovo equilibrio instabile

Siamo davanti a una modernizzazione navale che può ridisegnare il potere globale.

Taiwan osserva con preoccupazione crescente, il Giappone accelera il riarmo, l’Australia rafforza la cooperazione con gli Stati Uniti attraverso AUKUS.

La Cina, dal canto suo, continua a ridurre il gap tecnologico e a dimostrare che il suo progetto non è episodico, ma sistemico.

Il Tipo 004 non è solo una nave.

È la dichiarazione che Pechino intende cambiare le regole del gioco. E che la competizione navale tra Stati Uniti e Cina, già evidente, è destinata a diventare il cuore della geopolitica del 21° secolo.

*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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