Egitto: storica stretta di mano tra Qatar e Israele, Hamas accetta l’accordo. Trump annuncia la prima fase del piano di pace

Di Chiara Cavalieri

SHARM EL SHEIKH.

L’accordo è ormai in corso.

In un clima carico di tensione e speranza, il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani è stato fotografato mentre stringe la mano al maggiore generale israeliano in congedo Nitzan Alon, capo dell’amministrazione per gli ostaggi, nella sala delle trattative di Sharm el-Sheikh.

Le immagini, diffuse da diversi media arabi tra mercoledì e giovedì notte, segnano un momento di svolta simbolica e politica: esattamente un mese dopo il controverso “attacco di Doha”, che aveva causato una crisi diplomatica senza precedenti tra Israele e Qatar, i due Paesi si ritrovano ora protagonisti della prima intesa concreta nel quadro del piano di pace americano per Gaza.

Una stretta di mano dal forte valore politico

il primo ministro del Qatar Mohammed al-Thani è stato fotografato mentre stringe la mano al maggiore generale israeliano in congedo Nitzan Alon, capo dell’amministrazione per gli ostaggi,

La fotografia della stretta di mano tra al-Thani e Alon ha fatto rapidamente il giro delle redazioni internazionali.
Solo poche settimane fa, dopo le tensioni seguite all’attacco di Doha, Benjamin Netanyahu aveva dovuto scusarsi personalmente con l’emiro del Qatar in una telefonata dalla Casa Bianca. Oggi, quell’immagine di riconciliazione a Sharm el-Sheikh è il segno visibile del nuovo equilibrio diplomatico che sta prendendo forma sotto la regia di Washington.

Le foto mostrano anche la presenza di Ron Dermer, ministro israeliano e consigliere di Netanyahu, del coordinatore per i prigionieri Gal Hirsch, e del consigliere speciale del presidente statunitense Steve Witkoff, figura chiave della diplomazia di Donald Trump in Medio Oriente.

Il capo dell’intelligence turca Ibrahim Kalin

Sul fronte opposto, tra i rappresentanti di Hamas figurano Khalil al-Hayya, leader del movimento a Gaza e capo della delegazione negoziale, Razi Hamed e Zaher Jabarin.
Sono stati inoltre documentati il capo dell’intelligence turca e altri esponenti della delegazione di Ankara, che in queste settimane ha assunto un ruolo di mediatore complementare insieme a Qatar ed Egitto.

I rappresentanti di Hamas Khalil al-Hayya, leader del movimento a Gaza e capo della delegazione negoziale, Razi Hamed e Zaher Jabarin

Sharm el-Sheikh, epicentro della diplomazia regionale

Le trattative si svolgono nella località egiziana di Sharm el-Sheikh, ormai diventata il nuovo centro diplomatico del Medio Oriente.
Le fonti arabe parlano di un accordo che “sarà firmato oggi alle ore 12:00 in Egitto”, dopo che Hamas ha ufficialmente accettato la prima fase della proposta americana.

Secondo le stesse fonti, la firma sarà accompagnata da una cerimonia di annuncio congiunto dei mediatori – Egitto, Qatar e Turchia – alla presenza dei rappresentanti israeliani e di Hamas.

La reazione dalla Casa Bianca

Mentre le immagini di Sharm el-Sheikh venivano diffuse in rete, un momento imprevisto ha catturato l’attenzione dei giornalisti durante una conferenza stampa alla Casa Bianca.

Donald Trump

Mentre il Presidente Donald Trump rispondeva alle domande, il segretario di Stato Marco Rubio gli ha consegnato un biglietto, sussurrandogli all’orecchio.

Pochi secondi dopo, Trump ha interrotto il suo discorso per dire:

“Ho appena ricevuto un messaggio che ci informa che siamo vicini a un accordo in Medio Oriente.”

Con tono ironico ma solenne, ha aggiunto:

“Presto dovrò essere in un’altra stanza per risolvere alcune questioni… in Medio Oriente.”

Poco dopo, le agenzie Associated Press e Sky News hanno confermato che il biglietto conteneva la richiesta di autorizzazione per un post ufficiale sul social network Truth Social, di proprietà di Trump, in modo che fosse lui stesso ad annunciare la firma dell’accordo.

Il messaggio di Trump: “Un grande giorno per il mondo arabo e per Israele

In un tweet pubblicato poco dopo sul suo canale Truth Social, il presidente statunitense ha scritto:

“Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace.
Tutti gli ostaggi saranno presto rilasciati e Israele ritirerà le sue forze secondo la linea concordata, come primo passo verso una pace forte, stabile e duratura.
Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia che hanno lavorato con noi per rendere possibile questo evento storico.
Beati i costruttori di pace!”

Il messaggio, carico di enfasi e simbolismo, è stato interpretato come l’inizio della strategia di Trump per la nuova architettura di sicurezza del Medio Oriente, basata su un equilibrio di potere pragmatico tra Israele, gli Stati arabi moderati e gli attori regionali islamici.

Dalla crisi all’accordo: un mese che ha cambiato tutto

Solo un mese fa, dopo l’attacco di Doha, il clima tra Israele e il Qatar sembrava irrimediabilmente compromesso. L’intervento degli Stati Uniti e dell’Egitto ha invece trasformato la crisi in un’opportunità diplomatica, portando oggi a una cooperazione diretta tra le due parti – con l’obiettivo comune di porre fine al conflitto di Gaza e di stabilire una nuova fase di gestione post-bellica.

L’accordo raggiunto a Sharm el-Sheikh rappresenta la prima fase del “Trump Peace Framework”, un piano in 20 punti che prevede:

    • la liberazione graduale di tutti gli ostaggi;
    • il ritiro ordinato delle forze israeliane da Gaza;
    • la creazione di un’amministrazione di sicurezza mista sotto supervisione internazionale;
    • e l’avvio di un programma di ricostruzione economica coordinato da Stati Uniti, Egitto e Qatar.

Un momento storico per il Medio Oriente

La stretta di mano tra Mohammed al-Thani e Nitzan Alon, immortalata a Sharm el-Sheikh, diventa così l’immagine-simbolo di un nuovo inizio.
Un gesto che non cancella le ferite di mesi di guerra, ma che potrebbe segnare l’avvio di una fase di dialogo senza precedenti tra mondi finora inconciliabili.

Come ha scritto un commentatore egiziano:

“A Sharm el-Sheikh non si è solo firmato un accordo: si è aperta una porta sul futuro.”

*L’autrice è presidente della associazione Italo-Egiziana Eridanus e vice presidente del Centro Studi UCOI-UCOIM.

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