Commercio armi, il Rapporto SIPRI segnala i vari focolai di crisi nel mondo

Di Valeria Fraquelli

Stoccolma. Il traffico di armi nel mondo è uno dei più redditizi e coinvolge diversi attori dagli Stati nazionali, ai signori della guerra senza scrupoli che in molti Paesi usano le armi per terrorizzare chi osa opporsi al loro potere e per il loro tornaconto personale. Le armi che circolano nel mondo sono di vari tipi, dalle più semplici, alle più complesse fino alle armi di distruzione di massa e ai sistemi d’arma dotati delle tecnologie più sofisticate.

In aumento il commercio di armi nel mondo, secondo il nuovo rapporto SIPRI

Ogni anno il SIPRI, l’Istituto internazionale per la ricerca sulla pace di Stoccolma ( https://www.sipri.org ) realizza un report molto dettagliato in cui raccoglie tutti i dati relativi al mercato delle armi, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e all’implementazione dei trattati sul disarmo. L’istituto di Stoccolma è particolarmente impegnato proprio nella ricerca di soluzioni che portino al progressivo disarmo a alla pace mondiale; per questo le ricerche si concentrano dettagliatamente su come le varie nazioni si stanno impegnando per ridurre i loro arsenali e sui lavori per lo smantellamento delle armi di distruzione di massa, chimiche, nucleari e batteriologiche.

Dalla ricerca del SIPRI emergono alcuni dati particolarmente interessanti che fotografano in modo molto dettagliato la situazione odierna del commercio del settore.

Per quanto riguarda la produzione di armi i più grandi produttori rimangono sempre gli Stati Uniti grazie ad aziende come la Boeing e la Lockheed Martin che assorbono da sole la quasi totalità del mercato globale di armamenti e l’Europa orientale. L’Italia si piazza al nono posto nella classifica dei primi dieci Paesi produttori di armi con Finmeccanica, azienda che opera sia nel settore civile che in quello militare.

Gli Stati Uniti sono anche il Paese che spende di più in assoluto nel settore della difesa, con la maggioranza del PIL che viene spesa dal Governo federale per l’ammodernamento delle Forze Armate e per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma molto sofisticati dotati delle tecnologie più innovative. Con l’elezione di Donald Trump la tendenza alla crescita nella spesa in armamenti già osservata dal SIPRI per gli anni 2015 e 2016 non potrà che essere confermata, viste anche le promesse fatte dal magnate di New York in campagna elettorale e le sue prime mosse in politica estera.

Per quanto riguarda l’Europa occidentale i Paesi che spendono di più in armi sono la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e l’Italia. Quello che sorprende guardando i dati che arrivano dall’istituto di Stoccolma è che il nostro è il Paese nel quale si è registrato il maggiore incremento nel budget dedicato all’acquisto di armi: la spesa italiana, infatti, è cresciuta dell’11% tra il 2015 e il 2016.

La flessione più marcata nella spesa bellica si è avuta in quelle nazioni la cui economia punta molto sulle esportazioni di petrolio e gas naturale: in Sud America e in Russia la spesa militare è calata drasticamente dopo che il prezzo del greggio e del gas naturale hanno toccato il loro minimo. In questi Paesi, le entrate dovute alla vendita di petrolio ed altri idrocarburi ha prosciugato le casse statali ed i Governi sono stati costretti a tagliare drasticamente i loro investimenti nel settore della difesa.

Il SIPRI segnala la situazione particolare di Brasile e Venezuela che stanno vivendo una crisi economica e sociale senza precedenti; in Venezuela le casse statali sono vuote e la piccola nazione sud americana sta sprofondando nel caos tra proteste e rischio di guerra civile.

Gli esperti di Stoccolma tengono d’occhio molto attentamente gli arsenali di armi nucleari e batteriologiche a disposizione dei vari Paesi e monitorano il rispetto degli impegni di disarmo e smantellamento degli agenti chimici e batteriologici; l’attacco con gas sarin in Siria e la tensione nucleare tra Stati Uniti e Corea del Nord rendono questo tema quanto mai attuale.

I dati raccolti dal SIPRI dimostrano che le potenze nucleari sono Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Israele, Cina, India, Pakistan e Corea del Nord.

Stati Uniti e Russia nel tempo hanno firmato vari trattati per il disarmo e il progressivo abbandono del loro arsenale nucleare, ultimo nel 2010 il Trattato Nuovo START, ma nei fatti poco è stato fatto e le armi nucleari sono ancora al loro posto in stato di massima allerta.

Il SIPRI ha lamentato più volte la reticenza dei Governi a fornire dati reali e aggiornati sul loro arsenale nucleare e scarsa collaborazione nell’attuazione delle politiche di disarmo. In particolare India, Pakistan, Corea del Nord e Israele si rifiutano categoricamente di redigere una lista dei loro arsenali nucleari da consegnare agli esperti internazionali e questo per il SIPRI è un fatto molto grave che dimostra quanto ancora sia lungo il cammino sulla strada del disarmo.

Israele vive nella paura di attacchi imminenti da parte dei palestinesi e delle organizzazioni terroristiche come Hamas e per questo preferisce mantenere il segreto sulla sua dotazione di armi sia convenzionali, che nucleari.

La Corea del Nord è un Paese che vive isolato dal resto del mondo con una propaganda incessante che instilla nei cittadini la paura per un attacco statunitense e nessuno sa se e quante siano davvero le testate nucleari a disposizione del regime di Pyongyang.

India e Pakistan da sempre sono in lotta per il controllo della regione del Kashmir e più volte sono arrivati vicinissimi allo scontro con armi atomiche; si accusano reciprocamente di prevaricazione nella regione contesa.

Negli anni sia le Nazioni Unite che l’Unione Europea hanno imposto embarghi sulle armi a quei Paesi sospettati di finanziare il terrorismo internazionale e di usare le armi contro la popolazione civile: l’intento era evitare che dittatori e signori della guerra potessero continuare a rifornirsi di armamenti pesanti. Molti di questi embarghi sono stati disattesi anche perché in molti casi è difficile distinguere tra uso civile e uso bellico della tecnologia, soprattutto perché ormai le tecnologie più sofisticate sono dual use.

Attualmente ci sono nel mondo parecchi focolai di guerra in cui vengono usate ogni giorno armi acquistate al mercato nero, violando embarghi e convenzioni internazionali: il SIPRI segnala alla base di tutto inadeguati meccanismi di controllo che portano alla perdita di tante vite umane.

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