Conflitto russo-ucraino: Mosca sostituisce Shoigu e cerca di ottenere vantaggi sul campo prima dell’arrivo dei nuovi aiuti occidentali in favore di Kiev. Blinken conferma a Zelensky il supporto statunitense

Di Fabrizio Scarinci

KHARKIV. Come noto, il 10 maggio scorso le forze di Mosca sono penetrate nell’oblast ucraino di Kharkiv attraverso una poderosa operazione ad armi combinate; un tipo di manovra in cui, da qualche mese a questa parte, sembrerebbero riuscire molto meglio che nella fase iniziale del conflitto.

Stando a quanto si è avuto modo di apprendere, l’azione, preceduta il giorno 7 da un nuovo attacco di droni e missili contro alcune delle maggiori infrastrutture energetiche dell’Ucraina (in buona parte sventato ma comunque non privo di effetti), starebbe coinvolgendo almeno 4 battaglioni meccanizzati, che, con il supporto di mezzi aerei, artiglieria e veicoli lanciarazzi (MLRS), sarebbero riusciti a conquistare diversi villaggi di confine.

Forze russe in azione in Ucraina

Pur essendo atteso da settimane (dato che già lo scorso 11 aprile, in ragione delle continue azioni di ricognizione dei reparti speciali russi, il governo di Kiev aveva deciso di evacuare 11 villaggi della zona), l’attacco di Mosca sembrerebbe aver creato non poche difficoltà ai difensori ucraini.

Nondimeno, secondo diversi analisti, l’azione sembrerebbe destinata ad avere una portata relativamente limitata.

A ridosso dell’area vi sarebbero infatti non più di 50.000 soldati russi; un numero che sembrerebbe insufficiente sia al fine di condurre operazioni di più ampia portata nella regione, sia allo scopo di prendere la vicina città di Kharkiv.

Di conseguenza, è opinione di molti che l’offensiva in questione abbia come suo principale obiettivo quello di rispondere alle numerose azioni condotte dagli ucraini in territorio russo partite da quella zona.

Ciononostante, non è da escludersi l’eventuale impiego di tali forze anche nell’ambito di altre azioni transfrontaliere sul settore settentrionale aventi lo scopo di distogliere le truppe di Kiev dal Donbass e dalle aree sud-orientali del Paese, dove Mosca intende, notoriamente, guadagnare quanto più terreno possibile prima che i nuovi aiuti europei e statunitensi inizino a far sentire il loro effetto sui campi di battaglia.

La volontà del Cremlino di operare un cambio di passo è certamente rintracciabile anche nella sostituzione del ministro della Difesa Sergej Shoigu (a cui sarebbe comunque stato offerto di guidare il Consiglio di Sicurezza Nazionale) con Andrey Belousov.

Infatti, malgrado i recenti miglioramenti ottenuti dalle forze russe in ambito tattico-operativo, la discreta gestione delle recenti campagne di reclutamento e l’indubbio efficientamento della produzione di materiale bellico, non si può non ricordare come la lunga permanenza di Shoigu al dicastero della Difesa (durata circa 10 anni) sia stata segnata da numerosi episodi di corruzione e di cattiva gestione delle risorse; due fattori (su cui, peraltro si concentravano anche le ben note invettive del capo della Wagner Evgenij Prigozhin) che, secondo numerosi osservatori avrebbero pesato non poco sugli scottanti insuccessi rimediati nel corso dell’ultimo biennio.

L’ormai ex ministro della Difesa Sergey Shoigu

Con la nomina di Andrey Belousov, vice primo ministro e consigliere economico Putin, i vertici russi sembrano, ora, volere ai vertici della Difesa qualcuno che abbia la forma mentis adatta al fine di gestire l’integrazione tra il complesso militare-industriale e il resto del sistema economico del Paese in vista di un impegno bellico duraturo e di ampia portata.

Nell’ambito di tale contesto, sono, poi, tornati a rialzarsi anche i toni tra il Cremlino e alcuni dei più importanti membri dell’Alleanza Atlantica.

Nelle scorse settimane, infatti, se il Regno Unito ha autorizzato Kiev a colpire il territorio russo con le proprie armi, il Presidente francese Emmanuel Macron ha più volte parlato dell’invio di forze NATO in Ucraina in caso di sfondamento del fronte da parte delle truppe russe; una linea diametralmente opposta a quella di un anno e mezzo fa, quando il capo dell’Eliseo proponeva una conferenza di pace a Parigi, ma verosimilmente caratterizzata dallo stesso obiettivo, ossia quello di acquisire un ruolo di leadership in seno alla cosiddetta “Europa della Difesa”.

Inoltre, in molti altri Paesi dell’Occidente si parla in maniera sempre più esplicita della possibilità di inviare forze di supporto, in particolare di tipo tecnico-logistico e, forse, anche di tipo medico, allo scopo di far sì che gli ucraini possano avere più personale sulla linea del fronte.

In tutta risposta, la scorsa settimana il Presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al Ministero della Difesa di condurre una serie esercitazioni volte a testare la prontezza delle forze nucleari di tipo “non strategico”.

Con queste manovre, che coinvolgerebbero, nello specifico, le forze missilistiche e navali del Distretto Militare Meridionale, il Cremlino sembrerebbe voler aumentare il proprio potere dissuasivo segnalando la propria disponibilità ad innalzare la posta in gioco.

Dal canto suo, il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato oggi in Ucraina per riaffermare il supporto di Washington in favore di Kiev e confermare l’imminente arrivo degli aiuti inseriti nel maxi pacchetto votato dal Congresso nelle scorse settimane.

Al momento, come la situazione possa evolversi nel prossimo futuro non è ancora dato saperlo. Di certo, però, la capacità di resistenza delle forze ucraine assumerà un ruolo sempre più importante non solo con riferimento al futuro assetto territoriale del Paese, ma anche nel determinare il modo in cui la NATO e la Russia continueranno a portare avanti il loro scontro.

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