Corsica, la vittoria dell’indipendentisti e degli autonomisti alle elezioni di domenica arriva sul tavolo del Governo di Parigi

Di Valeria Fraquelli

Ajaccio. Le elezioni di domenica in Corsica per eleggere i rappresentanti del Parlamento dell’isola che sostituirà i due Dipartimenti Alta Corsica e Corsica del Sud rendendola così una circoscrizione elettorale unica, ha visto un boom di consensi per gli indipendentisti.

Elettori indipendentisti festeggiano dopo la vittoria

Il nuovo organo di Governo corso entrerà in carica con pieni poteri dal mese prossimo. Si preannunciano già grandi novità e cambiamenti per un’isola “ribelle” che ha sempre sopportato di malavoglia il controllo dell’Esecutivo di Parigi. Il risultato, infatti, è stato devastante per i partiti tradizionali che non sono riusciti a fare breccia nel cuore degli elettori corsi e si sono fermati a percentuali basse.

I veri trionfatori della domenica elettorale corsa sono stati, dunque, i nazionalisti e gli autonomisti che hanno totalizzato un risultato davvero da record se confrontato con quello delle passate tornate elettorali.

La formazione politica nazionalista guidata da Gilles Simeoni ha ottenuto più del 45% dei suffragi e con questo ha preso saldamente il posto di primo partito politico. La destra regionalista di Jean Martin Mondoloni si è classificata seconda con il 15.97% dei suffragi, i Repubblicani di Valerie Bozzi si sono fermati al 12,77%, la lista Republique en Marche di Jean-Charles Orsucci non è andata oltre l’11.26%. Un chiaro segno che sull’isola la politica di Macron è mal tollerata. Il movimento indipendentista U Rinnovu, con una linea nazionalista più dura, ha quasi triplicato i suoi voti, arrivando al 6.69% dei consensi.

Nessuno ha dimenticato i quattro decenni di sommosse violente che sono stati parte integrante del nazionalismo corso, i clandestini incappucciati, gli attentati alla Gendarmeria e le “notti azzurre”, le vendette omicide tra militanti e i legami loschi con il banditismo più violento e soprattutto l’assassinio brutale del prefetto Claude Érignac, ma dal 2014 il nazionalismo corso ha un nuovo volto molto apprezzato dagli elettori.

La fine della lotta armata e la decisione del Fronte Nazionale Corso di spostare la competizione sul piano elettorale hanno riscosso molte simpatie da parte degli elettori e con la vittoria di domenica gli autonomisti e gli indipendentisti hanno l’occasione di chiedere a Parigi maggiore autonomia.

Sia Gilles Simeoni che Jean-Guy Talamoni, capi dei nazionalisti e degli indipendentisti uniti nella coalizione Pe’ a Corsica, hanno ammesso che chiedere l’indipendenza piena almeno per adesso è ancora un’utopia. La Corsica dipende, infatti, troppo dai finanziamenti del Governo centrale ma sanno che da ora in avanti possono chiedere un nuovo Statuto che renda la Corsica più libera e che assegni al Governo locale maggiori poteri.

“Questo è un messaggio molto forte che gli elettori corsi vogliono mandare a Parigi. Noi vogliamo la pace, noi vogliamo la democrazia, noi vogliamo un’isola più libera. E Parigi deve fare la sua parte per elaborare insieme a noi una soluzione politica condivisa”, ha detto Simeoni, evidenziando ancora una volta i vecchi ideali di lotta contro il Governo centrale.

La voglia di autonomia, nel quadro di un progetto che in futuro dovrà rendere la Corsica indipendente, resiste ancora insieme alle vecchie ruggini, tanto che nel programma elettorale di Simeoni e Talamoni figura tra i punti principali la liberazione dei prigionieri politici, cioè tutti quei guerriglieri arrestati dalle autorità francesi negli anni più duri della ribellione corsa.

Finora i Governi francesi hanno fatto orecchie da mercante alle rivendicazioni corse ma se al ballottaggio di domenica prossima questo risultato dovesse essere confermato, il Presidente francese Emmanuel Macron dovrà davvero sedersi al tavolo dei negoziati con i leader corsi e pensare ad un nuovo statuto che regali all’isola maggiore autonomia.

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