COVID-19: aumentano gli attacchi sul Web. Il 61% riguarda campagne di phishing in associazione a malware (21%)

Di Assunta Romano 

Roma. Su 850 attacchi informatici gravi su scala globale analizzati nel corso del primo semestre 2020, 119 sono direttamente collegati Covid-19, la maggioranza dei quali (61%) riguarda campagne di phishing in associazione a malware (21%).

In aumento i cyber attack

E’ quanto emerge dal rapporto 2020 del CLUSIT (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica) in cui si evidenzia anche come la diffusione  delle fake news abbia alimentato un clima di grande confusione proprio nei primi mesi della pandemia.

Piu’ di 2.022 domini pericolosi e 46.261 ad alto rischio sono stati individuati alla fine di marzo 2020 dalla Palo Alto Networks, società multinazionale americana leader nella sicurezza informatica, oltre ad un milione circa di messaggi spam legati al Coronavirus dal 19 da gennaio dello scorso anno.

Dall’inizio della pandemia i cybercriminali hanno intensificato attacchi in tutti il mondo facendo registrare un aumento dei domini con la parola chiave COVID o “Corona” approfittando del numero sempre piu’ crescente di utenti alla ricerca di informazioni sulla pandemia.

Alcuni malware dormienti già noti in precedenza, sono stati rilocalizzati al momento dello scoppio dell’emergenza sanitaria, prendendo nuove forme o usando COVID-19 per aumentare le loro capacità di penetrazione.

E’ quanto emerge dal report di dicembre 2020 “GLOBAL LANDSCAPE ON COVID 19 CYBERTHREAT” dell’INTERPOL.

Un agente dell’INTERPOL

Il dossier fotografa una situazione allarmante generata da malware, spyware e trojans inseriti in modo capillare nel network globale delle comunicazioni.

Ospedali, strutture sanitarie e istituzioni pubbliche impegnate in prima linea a fronteggiare l’epidemia sono stati  il bersaglio di cybercriminali che con l’utilizzo di ransomware  sono riusciti ad infettare pc, smartphone, interi sistemi informatici attraverso mail, link e allegati.

Ma anche aziende, imprese, banche attaccate  attraverso lo “spoofing”, che falsifica mail di fornitori e clienti con l’obiettivo di acquisire con facilità informazioni o deviare milioni di dollari di appalti sui conti dei cybercriminali.

Il numero di utenti che in tutto il mondo lavora da remoto proprio a causa della pandemia, ha inoltre messo in crisi le misure di sicurezza adottate fino ad un anno prima, consentendo  di rubare dati con piu’ facilità o causare in alcuni casi interruzione di servizi.

L’INTERPOL in collaborazione con le Polizie di tutti i Paesi del mondo ed aziende specializzate nella sicurezza informatica aiuta a identificare gestire e coordinare gli interventi contro gli attacchi sul Web.

Attraverso il Global Cybercrime Programme, ed in collaborazione con le Polizie di tutto il mondo ed aziende esperte nella sicurezza informatica, l’INTERPOL aiuta ad identificare e coordinare su scala mondiale gli attacchi informatici che sfruttano la pandemia del COVID-19 fornendo inoltre assistenza tecnica alle organizzazioni vittime degli attacchi nel ripristino delle attività.

Anche l’Unione Europea, attraverso  il progetto SPARTA (Strategic programs for advanced research and technology in Europe) dà il proprio contributo nella ricerca della  relazione tra la pandemia e la sicurezza informatica.

Attraverso una piattaforma partner del progetto “Yes We Hack”, si è costituita una rete di oltre 15 000 hacker etici di tutto il mondo occupati a ricercare le vulnerabilità nei sistemi di sicurezza informatica aziendali e a fornire consigli su come risanare tali sistemi.

Questa rete di hacker, inoltre, è particolarmente attiva nella verifica della sicurezza e nello sviluppo di software di tracciamento dei contatti connessi alla COVID-19.

In meno di un anno il COVID-19 ha imposto una nuova organizzazione mondiale delle reti aziendali, istituzionali e sociali attraverso l’utilizzo delle tecnologie per le quali diventa estremamente necessario garantire sempre piu’ elevati standard di sicurezza digitale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore