COVID-19: convegno a Torino dell’UNMS. Tutte le regole da seguire per le provvidenze economiche del personale militare e sanitario contagiato

TORINO. In occasione della pandemia per il COVID-19 sono stati moltissimi i militari e gli operatori delle Forze di Polizia (così come anche personale sanitario) che si sono contagiati ed alcuni sono anche deceduti.

La Sezione di Torino dell’UNMS (Unione Nazionale Mutilati per Servizio), presieduta dal Generale Vittorio Ghiotto (consigliere nazionale della stessa Associazione) d’intesa con il Gruppo Regionale Piemonte, ha organizzato nei giorni scorsi nel capoluogo sabaudo, un convegno dal titolo “Servitori delle Stato vittime del coronavirus. Quali benefici e per chi?”

Il Generale Vittorio Ghiotto, presidente della sezione torinese dell’UNMS

Per testimoniare la vicinanza e la riconoscenza dello Stato nei confronti di queste categorie sono state attivate moltissime iniziative legislative ed amministrative in favore degli interessati ovvero dei familiari di chi è deceduto per il virus.

Nel corso del convegno si è voluto evidenziare eventuali criticità meritevoli di essere segnalate al legislatore, all’opinione pubblica e alle varie Amministrazioni affinché si possano trovare soluzioni.

Sull’argomento sono intervenuti il Maggior Generale medico Luigi Lista, gli avvocati Silvana Borelli, Maurizio Guerra, Gabriele de Götzen e il medico legale Damiano Donadello.

Parlando delle provvidenze previste a favore del personale sanitario è emerso, nel corso del dibattito, che  al momento, l’unica concreta misura prevista dal legislatore riguarda il diritto al collocamento mirato obbligatorio dei superstiti di coloro che hanno perso la vita a causa del Covid.

L’impiego nelle strutture per il COVID-19

Altre più sostanziosi benefici non hanno, purtroppo, superato l’esame del Parlamento.

Resta la possibilità, stante la legislazione vigente, è emerso ancora dal convegno di riconoscere anche al personale sanitario che sia deceduto o abbia contratto infermità invalidanti per effetto del virus, lo status di vittime del dovere con le conseguenti importanti provvidenze di ordine economico e sociale.

I relatori hanno evidenziato la necessità di promuovere un provvedimento legislativo per consentire il ricorso alla causa di servizio ed agli altri provvedimenti ad essa correlati, da parte del personale civile della Pubblica Amministrazione, come avveniva in passato.

Questo determinerebbe, da un lato, un migliore trattamento risarcitorio, specie per patologie di una qualche gravità e dall’altro un più facile riconoscimento dello status di vittima del dovere.

L’UNMS si propone come protagonista in questo settore.

La situazione nei confronti del personale affetto o deceduto a causa del Covid-19 del comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso Pubblico, sempre secondo quanto emerso dal convegno di Torino sembra più favorevole dal momento che sono state prese sollecite ed efficaci misure amministrative e legislative in suo favore.

Basti ricordare l’equiparazione della natura virulenta della pandemia, ai fini dell’accertamento della dipendenza da causa di servizio, a quella violenta con conseguente ricorso al Modello ML/C (quello per le cause di servizio) in grado risolvere il problema in tempi stretti e, se del caso, avviare subito la pratica per il riconoscimento dello status di vittima del dovere.

In aggiunta è stata prevista la creazione di una Commissione Medica Ospedaliera Interforze per la trattazione, secondo indirizzi procedurali omogenei, delle pratiche riguardanti le cause di servizio da coronavirus e le eventuali vittime del dovere.

Intervento dei sanitari per una malata di COVID-19

Un apposito provvedimento legislativo ha, poi, previsto la creazione di uno specifico fondo per garantire, ai superstiti del personale deceduto per Covid, straordinari benefici economici.

Tra le tematiche trattate nel’incontro di Torino c’è stata quella dell’applicazione pratica delle provvidenze previste, considerata la tempistica nella presentazione del Modello ML/C.

Infatti, la procedura semplificata prevede tempi estremamente ristretti: 5 giorni in caso di ricovero ospedaliero e 2 in assenza di esso.

In questo ultimo caso, è stato suggerito che l’interessato provveda all’inoltro della domanda, adeguatamente documentata, di riconoscimento della causa di servizio, anche considerando il variabile periodo di incubazione nonché l’elevata probabilità di venir successivamente colpito dalle patologie legate al fenomeno del long Covid che potrebbero sfociare in casi di invalidità permanente.

Un test con il tampone per il COVID-19

Altro aspetto da evidenziare riguarda l’assegnazione, ex lege, dello status di vittima del dovere, con i conseguenti importanti benefici, a tutti coloro che avessero contratto il virus in servizio di ordine pubblico, in operazioni di soccorso od in attività di tutela della pubblica incolumità.

In molti casi, potrà essere difficile dimostrare il nesso di causalità tra l’infermità contratta ed il servizio prestato.

Per quanto concerne gli invalidi per servizio (in particolare quelli in pensione) è stato sottolineato come, pur nell’assenza di specifici benefici, la categoria abbia potuto usufruire di tutte le provvidenze previste per i disabili.

Qualora il Covid avesse inciso negativamente sulle esistenti patologie, riconosciute dipendenti da causa di servizio, si potrà far ricorso agli istituti dell’aggravamento o dell’interdipendenza già previsti dalla normativa esistente.

Il presidente nazionale UNMS Cav. Uff. Antonino Mondello nel concludere i lavori ha ribadito l’impegno dell’Unione nell’esaminare e risolvere le problematiche evidenziate nel corso del convegno.

Il presidente nazionale UNMS, Antonino Mondello

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