Di Pierpaolo Piras*
Roma. Davanti alla diffusione a macchia d’olio della pandemia da Coronavirus in tutto il mondo, è divenuta inderogabile la necessità di estendere quam primum la vaccinazione specifica a tutta la comunità mondiale.

E’ in corso una vaccinazione globale
Questa problematica si è resa ancora più impellente in seguito a due avvenimenti: l’aggravarsi della pandemia in India e l’annuncio dell’amministrazione USA che sospenderà l’esclusività dei brevetti di produzione dei vaccini per facilitare sia la distribuzione che le diverse campagne vaccinali nazionali nei Paesi più poveri.
L’obiettivo strategico è quello di elevare celermente lo stato di salute mondiale dal virus.
Ma affinché questa sfida abbia successo saranno necessarie numerose misure, ordinarie e straordinarie.
La prima è quella di aumentare grandemente la capacità di produzione vaccinale.
Attualmente non ci sono vaccini sufficienti in relazione alle esigenze epidemiologiche e non potrà essere raggiunta la necessaria immunizzazione globale se non trovando le giuste e virtuose alleanze tramite i meccanismi internazionali capaci di moltiplicarne la produzione.
Molti elementi condizionano questo intento e processo: l’aumento della produzione degli elementi biologici di base, coinvolgere il maggior numero di produttori oggi sparsi in tutto il mondo, coordinare la produzione di un’enormità di altri dispositivi sussidiari come fiale, siringhe, smaltimento efficace e, non ultima, l’adeguata formazione del personale sanitario impiegato.
La proprietà intellettuale
Affinché tutte le componenti di questo processo produttivo possano avere successo, si renderà necessario rivedere e adeguare alcune regole, iniziando da quelle che riguardano la proprietà intellettuale.

L’arrivo in vaccini in Italia
Il recente annuncio dell’Amministrazione Biden di sostenere un’esenzione ad alcuni articoli dell’accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio per aumentare la produzione di vaccini, è una buona notizia, ma deve essere preceduto e accompagnato dal trasferimento sia di tecnologia che delle conoscenze industriali specifiche (know-how).
A tale proposito, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato il programma “C-TAP” (Covid-19 – Technology Access Pool) nel giugno 2020.

Tedros Adhanom, Direttore generale dell’OMS
In breve, sulla scena internazionale ci sono proposte che possono contribuire a frenare la pandemia Covid-19 e gettare le basi per un sistema proficuo ed equo che protegga la popolazione mondiale dalle pandemie presenti e future.
Tali proposte devono essere affrontate con urgenza e con la massima volontà politica in senso positivo.
L’OMS si è posta questo tema, varando la C-Tap, ovvero un’iniziativa politico-programmatica a livello internazionale intesa a condividere le conoscenze, brevetti e dati sul Covid a livello globale.
Un programma che se prendesse compiutamente piede darebbe un impulso determinante alla lotta al coronavirus gettando le basi per un sistema che protegga la popolazione da tutte le pandemie.
Per il momento, il “C-Tap” è un’iniziativa alla quale l’adesione è del tutto volontaria. Probabilmente, e forse soprattutto per questo, finora ha riscosso scarso successo.
Rimane da citare lo scossone con vasta eco internazionale dato dall’Amministrazione Biden sostenendo la sospensione dei brevetti di produzione dei vaccini Covid-19 presso l’OMS.
Esso segna una svolta nell’ordine internazionale.
La Presidenza statunitense ha assunto due elementi cruciali dell’attuale politica globale.
Primo, l’era del libero mercato senza restrizioni è finita; è altresì tornato in auge l’intervento statale per difendere l’interesse pubblico e coordinare in secundis l’attività industriale ed economica.
In secondo luogo, la democrazia statunitense desidera affrontare la sfida storica e globale verso le diverse anime dell’autoritarismo , come quello recentemente verificatosi internamente agli USA.
La risposta mondiale alla pandemia
La risposta alla pandemia ha un grave problema legato all’enorme volume di fornitura dei vaccini. Tuttavia, il problema principale non è solo quello dell’offerta, ma anche della distribuzione di questa produzione.

Un laboratorio specializzato in vaccini
Gli Stati più ricchi hanno scelto strategie che saturano prima l’offerta dei loro mercati e che condannano la stragrande maggioranza del pianeta al deserto delle vaccinazioni.
A medio termine, la sospensione dei diritti di proprietà intellettuale che gli Stati Uniti hanno appena approvato potrebbe aiutare ad aumentarne la produzione.
L’attenzione maggiore riguarda la produzione di componenti e l’eventuale trasferimento di conoscenze tecnologiche specifiche verso quei paesi in via di sviluppo che hanno già una capacità farmaceutica installata e scarsamente inutilizzata, come Messico, Brasile e Pakistan.
Ma occorre fare molto di più .
Il problema dell’India
Anche se l’India vanta il più grande produttore di vaccini al mondo, tramite il Serum Institute of India (SII), essa deve ancora liberare l’altissimo potenziale che ha per soddisfare le esigenze interne di vaccini.
La produzione di vaccini non è un fenomeno risolvibile in breve tempo.
Per aumentare la produzione, Nuova Delhi ha il dovere di riattivare diverse società farmaceutiche nazionali e agire nel coordinamento positivo tra i vari Miinisteri statali che riguardano la salute ed i trasporti nazionali, con l’obiettivo di mantenere efficienti le filiere (vaccini e materie prime).
Al momento, solo due delle oltre 3 mila aziende farmaceutiche del paese producono vaccini, il che mostra il grave stato della produzione attuale a livello nazionale.
Occorre che l’India affronti il problema pandemico con un approccio più olistico: contemplando la partecipazione anche di ONG, della società civile e aziende del settore.
In ultimo, bisogna motivare tutti i cittadini che hanno influenza sia nella società che nei centri decisionali governativi.
Molta enfasi deve essere posta nell’incoraggiare le persone a farsi vaccinare.
I diritti di proprietà intellettuale
Oggi, questi diritti dominati dalle grandi aziende farmaceutiche, soprattutto in Occidente, devono essere temporaneamente rimossi secondo le normative dell’OMC (Organizzazione mondiale del Commercio).
I brevetti hanno lo scopo di mantenere la concorrenza per il meglio e non per le emergenze globali come questa.
Nel quadro della responsabilità sociale d’ impresa, le aziende devono anteporre le persone ai profitti.
In un mondo altamente interdipendente come il nostro, la mancata adesione a principi umani come questi avrà effetti sull’economia globale e sui sistemi sanitari a breve, medio e lungo termine.
I vaccini sono la strategia di prima linea per fermare la pandemia.
La decisione iniziale dell’UE era quella di garantire l’equità all’interno dello spazio europeo, in modo che i cittadini di Budapest e Berlino ricevessero il vaccino entro lo stesso periodo.
L’obiettivo era garantire che il transito, il commercio e il turismo fossero mantenuti aperti come uno spazio comune.
Purtroppo, i cittadini europei hanno assistito al verificarsi dell’esatto opposto con i vari campanilismi di Stato messi al primo posto.
Nelle fasi iniziali della pandemia, l’Italia venne addirittura abbandonata al suo destino, come se la diffusione del virus fosse un problema unico e privato.
La Covax Facility (CF)
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presto catalizzato e patrocinato la “Covax Facility”(CF) una sorta di alleanza internazionale intesa a creare un accesso equo e globale al vaccino a beneficio delle popolazioni più povere del mondo.
La Commissione Europea è stata membro fondatore del “Covax Facility” di cui l’Unione Europea è uno dei principali contributori.
L’UNICEF partecipa al sostegno del CF attraverso l’Access to COVID-19 Tools-Accelerator (ACT-A)”, al fine di accelerare la produzione e il più facile accesso ai test diagnostici e ai vaccini contro il COVID-19.
L’ACT-A si fonda su tre pilastri: vaccini, strumenti diagnostici e terapeutici, e su una connessione operativa trasversale tra i vari sistemi sanitari nazionali.
L’ United Nations Children’s Fund (UNICEF) è impegnata attivamente nei processi di tutti e tre tali componenti ed è stat a ufficialmente individuata come agenzia di riferimento per la più grande operazione di approvvigionamento e fornitura di vaccini per conto e nell’ambito della “COVAX Facility”.
Tutti i Paesi partecipanti, indipendentemente dai livelli di reddito, avranno uguale accesso a questi vaccini una volta sviluppati.
D’altro canto, le nazioni ricche hanno la responsabilità morale di impegnarsi maggiormente in aiuto dei paesi più poveri.
In antitesi, se solo l’1% di quei miliardi di persone, colpevoli solo di essere nati nella parte più povera e sbagliata di questo mondo, si troverà costretta a viaggiare all’estero in cerca di cure mediche, la comunità globale dovrà affrontare un’ulteriore epidemia.
E questa volta potremmo non essere in grado di contenerla.
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