Di Pierpaolo Piras*
Roma. Il SARS-Covid-19 ha dimostrato la sua perniciosità per tutta la durata della pandemia.

Il trasporto di un malato da Covid-19 in una barella da biocontenimento
Nel novembre del 2019 questo microrganismo ha esordito sulla scena mondiale.
Nessuno sapeva alcunché sugli aspetti epidemiologici, profilattici, fisiopatologici e anatomopatologici di questo agente infettante.
Tuttavia, mai la ricerca è stata così solerte ed efficace in così poco tempo, esponendo risorse , professionali e economiche, mai viste finora.
Uno dei punti interrogativi più critici ai fini terapeutici era rappresentato dalle modalità con le quali il virus penetrava nell’organismo, lesionandolo così gravemente, specie a carico delle vie respiratorie inferiori, da avere un esito letale.
La sede preferita dell’infezione è stata rappresentata dalle vie respiratorie inferiori con lesioni distruttive a carico degli alveoli con interruzione degli scambi vitali di ossigeno e anidride carbonica.
Di recente, è stato dimostrato scientificamente che il virus può penetrare all’interno dell’organismo anche attraverso la mucosa olfattoria nasale.

E’ stato dimostrato scientificamente che il virus può penetrare all’interno dell’organismo anche attraverso la mucosa olfattoria nasale.
Non più ipotesi, quindi. E’ stato evidenziato da una equipe di ricercatori tedeschi attraverso approfondite osservazioni ultramicroscopiche ed analisi eseguite sulla mucosa olfattoria di 30 persone decedute per coronavirus.
L’esigenza è nata dall’osservazione clinica che molti Pazienti, nei prodromi della malattia, riferivano ipoosmia o anosmia (diminuzione rispettivamente parziale o totale del senso dell’olfatto) insieme a sintomi chiaramente neurologici come cefalea, dolori muscolari (mialgie), disturbi dello stato di coscienza (confusione mentale nei suoi vari aspetti sino alle sindromi psicotiche, deliranti e allucinatorie) e alterazione del senso del gusto (ipogeusia).
Sulle prime è stata ipotizzata un’eccessiva reazione delle difese immunitarie oppure come il risultato di un’alterazione fisica della barriera ematoencefalica (una sorta di filtro protettivo dell’encefalo versus tutto ciò che di micro e macromolecolare circola nel flusso sanguigno venoso e arterioso).

Sulle prime è stata ipotizzata un’eccessiva reazione delle difese immunitarie oppure come il risultato di un’alterazione fisica della barriera ematoencefalica
Frank Heppner, direttore del Dipartimento di Neuropatologia dell’ospedale “Charitè” di Berlino, capitale della Germania, dove è avvenuta questa brillante ed utilissima ricerca, ha spiegato come avviene tale processo fisiopatologico: “Una volta che ha guadagnato la mucosa olfattiva, il Covid sembra utilizzare connessioni neuroanatomiche, come il nervo olfattivo, per raggiungere l’encefalo”.
L’osservazione dei tessuti al microscopio elettronico evidenzia che il virus passa da cellula nervosa ad altra cellula nervosa senza, però, intaccare le estreme diramazioni dei centri olfattivi della corteccia cerebrale.
Quest’ultima esclusione ha fatto ipotizzare una successiva diffusione del virus attraverso il microcircolo sanguigno cerebrale, ancora tutta da dimostrare.
Quest’ultima osservazione potrebbe spiegare anche il motivo per il quale la presenza del Covid è stata riscontrata anche in altre porzioni cerebrali come il Cervelletto, che nessun ruolo esercita nella funzione olfattiva.
Altri riscontri anatomopatologici al microscopio elettronico (Segura, Università di Albacete, Spagna) hanno dimostrato un danno neurologico a carico delle cellule endoteliali (il sottile strato interno dei capillari ematici) delle estreme diramazioni vasali encefaliche . Questo dato ha aperto una nuova possibilità d’ingresso del virus nel sistema nervoso centrale.
Al momento attuale , sussistono forti argomentazioni a favore di una patologica penetrazione del virus nel sistema nervoso centrale, sia per via vascolare che per le vie nervose che si diramano dalla mucosa olfattiva nasale.
L’ulteriore riscontro di danni virali a carico dei tratti anatomici del tronco cerebrale (Cervelletto, ecc.) dove hanno sede anche i nuclei neurali centrali preposti al controllo sia della funzione respiratoria che di quella cardiaca, ha aperto scenari clinici ancora da studiare.
La gravità di certi casi clinici con seri problemi di saturazione di ossigeno nel sangue con o senza la comparsa di disturbi del controllo del ritmo cardiaco, è una delle strade che la classe medica sta cercando di affrontare e risolvere in tutto il mondo, a fronte di una successione di “sorprese” che il Covid-19 non ha ancora smesso di presentarci.
Questa miriade di ricerche in tutto il mondo è intesa a saperne sempre di più sul Covid-19.
Quanto più si scoprirà su questo agente infettante quanto più facilmente si potranno trovare rimedi efficaci, come del resto si sta già facendo con metodi notevolmente più rapidi rispetto al passato .
E’ un passaggio indispensabile per riprendere una vita serena.
*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale
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