Catania. Su delega della Procura Distrettuale di Catania, la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) etnea ha eseguito, oggi, un decreto di sequestro beni emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Raffaele Donzelli, imprenditore nel settore del recupero e della trasformazione di materie plastiche nella provincia di Ragusa, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Catania e dal direttore della DIA.
Il Tribunale ha ritenuto sussistente la pericolosità sociale qualificata del Donzelli in quanto contiguo all’associazione mafiosa del clan “Dominante-Carbonaro” operante nel territorio vittoriese.
A fine maggio dello scorso anno, Donzelli era stato tratto in arresto per un procedimento relativo a diversi reati di bancarotta fraudolenta mediante distrazione, attraverso i quali, con il concorso dei genitori, della moglie e delle sorelle, aveva posto in essere un progetto criminoso volto ad esercitare il recupero e messa in riserva di rifiuti plastici non pericolosi mediante l’uso di svariate società create ad hoc che, dopo aver accumulato enormi debiti, anche verso l’Erario, venivano svuotate dei beni aziendali e delle autorizzazioni ambientali richieste e lasciate fallire o dismesse in attesa del fallimento e sostituite da altre società comunque destinate ad avere breve vita.
La sua affiliazione al clan “Dominante – Carbonaro”, spiegano dalla Procura, è corroborata da numerosi elementi raccolti e confluiti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dell’ottobre 2019 confermata dal Tribunale del Riesame un mese più tardi.
Da ciò era scaturita, nel gennaio scorso, una misura ablativa nei confronti del padre, Giovanni, il quale aveva avuto significativi rapporti con l’associazione di stampo mafioso riferibile alla “Stidda”, essendosi prestato ad offrire rifugi e covi per i latitanti e mettendo a disposizione la propria casa per le riunioni tra gli esponenti dell’organizzazione mafiosa vittoriese e quelli appartenenti ad altri clan.
Numerosi collaboratori hanno inoltre chiarito, spiegano ancora dalla Procura, come lo stesso si fosse arricchito utilizzando il denaro frutto delle estorsioni gestite dal clan “Dominante-Carbonaro” che, decimato dalle sentenze di condanna e paventando provvedimenti restrittivi, aveva affidato il proprio “capitale” a soggetti insospettabili, affinché lo reinvestissero in attività economiche apparentemente lecite.
I proventi derivanti dalle attività illecite dell’associazione mafiosa sono stati, infatti, reimpiegati nelle attività imprenditoriali del settore della raccolta, lavorazione e riciclaggio della plastica, nonché nel commercio di abbigliamento riferibili sempre a Raffaele Donzelli.
Dal punto di vista patrimoniale, gli investigatori della DIA hanno accertato l’assenza, in capo al Donzelli ed ai familiari e conviventi, di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti posti in essere, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto.
Con il provvedimento adottato a suo carico è stato disposto il sequestro, prodromico all’eventuale confisca, del patrimonio riconducibile allo stesso, al momento stimato in circa 2 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare, due aziende operanti nel settore dell’abbigliamento, due autovetture, un motociclo, conti correnti e disponibilità bancarie.
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