Dia: a Catania sequestrati beni per un milione di euro a un’organizzazione mafiosa

CATANIA. La Direzione investigativa antimafia, in seguito a mirate indagini personali e patrimoniali, ha posto i sigilli a un complesso imprenditoriale e patrimoniale di origine mafiosa.

A seguito dell’accoglimento da parte del Tribunale di Catania della proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale formulata congiuntamente dal procuratore della Repubblica di Catania e dal direttore della D.I.A., il Centro operativo etneo ha eseguito il sequestro di beni nei confronti quattro persone, colpendo nuovamente e a distanza di poco l’organizzazione criminale di stampo mafioso denominata “clan Giuliano”, operante principalmente nel comprensorio territoriale di Pachino e Portopalo di Capo Passero, consorteria criminale storicamente legata al clan “Cappello” di Catania.

La manifesta pericolosità di un pregiudicato 60enne è cristallizzata negli atti processuali di numerose inchieste giudiziarie, i cui frutti, in termini di proventi illecitamente accumulati, si trovano a tutt’oggi nel libero godimento da parte del medesimo, che ne ha direttamente o indirettamente la disponibilità.

L’uomo annovera precedenti penali per delitti di grave allarme sociale, quali l’associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti, traffico di sostanze stupefacenti, minaccia a pubblico ufficiale, violazione di sigilli, furto, truffa ed altro ancora.

Agenti della Direzione Investigativa Antimafia in attiività di intercettazioni telefoniche

Lo stesso, come emerso nel corso dell’operazione di polizia denominata “Araba Fenice”, risulta essere il braccio destro del boss del clan Giuliano, nonché il suo socio in affari, con riferimento alle vicende che hanno interessato una società che sono costati al 60enne la condanna, in primo grado, con sentenza del 17 gennaio 2022 emessa dal Tribunale di Siracusa, a 18 anni e 6 mesi di reclusione.

Il decreto di sequestro eseguito oggi dagli uomini della Direzione investigativa antimafia, ha permesso di porre i sigilli ai beni a vario titolo riconducibili al proposto e in particolare un’impresa individuale e l’insieme dei beni aziendali e strumentali, 3 autovetture, un immobile (fabbricato), nonché rapporti bancari e postali di valore non inferiore a mille euro, per un valore complessivo presunto di circa 1 milione.

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