PARIGI (dal nostro inviato). Tutti (o quasi) pronti al combattimento contro la Russia.

La stampa francese cita l’ultimo rapporto del Parlamento europeo dove si esprime la preoccupazione “per il fatto che, senza un aumento sostanziale degli investimenti nella Difesa, gli obiettivi di Sicurezza e Difesa dell’UE non saranno raggiunti, sia in termini di sostegno militare all’Ucraina che di miglioramento della nostra sicurezza comune”.

E lo stesso documento invita gli Stati membri dell’Unione “a lavorare e concordare modalità e mezzi concreti per conseguire un aumento sostanziale a breve e lungo termine degli investimenti pubblici e privati nella Difesa e nella Sicurezza”, ritenendo che nel prossimo quadro finanziario pluriennale della UE “le linee di spesa per la difesa dovranno riflettere la nuova priorità”.
E.che bisogna essere pronti “per le contingenze militari più estreme”. Non solo, lo stesso documento, senza tanti giri di parole, evidenzia la necessità che siano trovate “soluzioni innovative per reperire finanziamenti aggiuntivi devono essere esplorate senza indugio£.
Investire nel settore della Difesa, dunque, rendendo più facile e veloce il riutilizzo dei fondi da un progetto all’altro, ed esplorando la possibilità di adeguare i criteri di finanziamento dell’UE “per dare nuova importanza ai criteri di sicurezza nell’assegnazione della spesa”.
La rivista Le Point ha interpellato vari esperti e la linea delle dichiarazioni è comune,
Come sintetizza Antonio Calcara, direttore del Programma geopolitico e tecnologico all’Università Vrije di Bruxelles, “gli europei devono passare da una fase di conflitto asimmetrico contro attori non statali o di piccoli Stati a un’era di conflitti potenziali con avversari della stessa potenzialità”.
Per Alexandre Massaux, ricercatore associato dell’Osservatorio sugli Stati Uniti dell’Università del Quebec a Montreal (Canada) gli interessi degli USA sull’Europa sono cambiati. Prossimo obiettivo è l’Asia”.
Ma la parola finale la dà sulla Difesa Europea Kevin Martin, esperto del settore della Fondazione per la ricerca strategica: “Per la Francia come per l’Europa, l’avvenire si giocherà dai sei 24 mesi e lì si determinerà il nostro rango per il prossimo decennio”.

Ventiquattro mesi, ovvero 2027.
Il 24 luglio 2024 il capo di Stato Maggiore dell’Esercito britannico Tenente Generale Roland Walker fece questa previsione in un discorso alla conferenza del Royal United Services Institute a Londra : “Mosca impiegherà altri cinque anni (quindi 2029 Ndr) per raggiungere i suoi obiettivi minimi in Ucraina. Il numero di morti e feriti supererà 1,5 milioni, La Russia ha già perso 550 mila uomini, tra uccisi, feriti o catturati da quando ha invaso, più di due anni e mezzo fa. Una lunga guerra non produce vincitori, è una devastazione totale per entrambe le parti e per le generazioni perdute”.
Ma disse anche che il Regno Unito era pronto a fare una guerra contro Mosca appunto nel 2027.
Ora giocando un po’ con la Storia potremmo ricordare come la Rivoluzione russa del 1917 fece sì che Mosca abbandonasse il fronte contro i tedeschi.
Ricordiamo come il 1º dicembre una Commissione bolscevica lasciò Pietrogrado per attraversare le linee tedesche a Dvinsk diretta verso la fortezza di Brest-Litovsk dove una delegazione di tedeschi, austriaci, bulgari e turchi li attendeva per intavolare le trattative di pace. E il 15 dicembre i negoziatori di Brest-Litovsk annunciarono la fine dei combattimenti su tutto il fronte orientale.
Il 22 iniziarono quindi i negoziati per un trattato di pace,. Ma scoppiò una guerra intestina contro i cosiddetti Bianchi. E a questo proposito ricordiamo ancora che tra i principali sostenitori ci fu la Gran Bretagna.
Il 3 marzo 1918 firmarono una pace separata con la Germania, accettando di perdere la Finlandia, l’Ucraina, la Polonia e i Paesi baltici. In questo modo perse circa 800 mila km2 di territori e del 26% della popolazione.

E sempre in memoria della Storia, un altro famoso britannico come Winston Churchill coniò la famosa espressione “Cortina di ferro” (Iron curtain) del marzo 1946, per indicare la separazione, territoriale e ideologica, esistente fra i Paesi dell’Europa dell’Est e quelli dell’Europa dell’Ovest , venutasi a creare dopo la Seconda guerra mondiale e mantenutasi fino al 1990, in seguito alla divisione del Vecchio Continente in due sfere d’influenza, sovietica e angloamericana, praticamente stabilita di massima già durante la Conferenza di Yalta del 1945.
E tornando all’attualità di queste ore, è da evidenziare anche l’attivismo tedesco, insieme a quello francese e britannico (oltre a quello polacco e degli Stati baltici) il ministro della Salute bavarese Judith Gerlach ha chiesto finanziamenti aggiuntivi per preparare gli ospedali ad accogliere soldati e civili della Bundeswehr in caso di azioni militari su vasta scala.
Una necessità, secondo Gerlach, dovuta “alla minaccia militare della Russia per l’Europa e al possibile abbandono del nuovo Presidente degli Stati Uniti Trump dalla precedente partnership di sicurezza”.
Il Parlamento tedesco (Bundestag) starebbe per votare un disegno di legge per la creazione di un Fondo speciale che prevede l’assunzione di prestiti per 500 miliardi di euro destinati al rafforzamento della capacità di Difesa, allo sviluppo delle infrastrutture e della logistica.

In Francia, intanto, il Presidente Emmanuel Macron parlando nella Base aerea 116 di Luxeuil-Saint-Sauveur, nell’Alta Saona, vicino a Luxeuil-les-Bains, nel cuore del sistema francese di “Polizia aerea”, ha detto “l’Aeronautica Militare e il suo settore spaziale e l’Aeronautica trarranno vantaggio da ulteriori ordini dei caccia Rafale”.+
La Base di Luxeuil beneficerà di massicci investimenti per accogliere i prossimi due squadroni Rafale (si tratta di una quarantina di aerei Ndr) per avere un personale di circa 2 mila militari e cili entro il 20230″.
Dallo stesso aeroporto sono partiti gli aerei Mirage per l’Ucraina, dove saranno addestrati anche i piloti locali.
“Continueremo a sostenere l’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione – ha aggiunto Macron -. L’Esercito francese è il più efficiente del nostro Continente. Il nostro Paese e il nostro Continente dovranno continuare, attrezzarsi e prepararsi, se vogliamo evitare la guerra. Questa è la scelta che abbiamo fatto e continuiamo a fare”.
Da Londra, il primo ministro britannico Keir Starmer fa sapere di avere informato il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulle discussioni all’interno della “coalizione dei volenterosi” volti sia a rafforzare l’Ucraina sia a fornire sostegno in caso di un accordo di pace con la Russia.
Il portavoce di Starmer ha detto che la telefonata tra i due leader è avvenuta ieri sera.
“Il primo ministro ha ribadito che tutti devono lavorare insieme per mettere l’Ucraina nella posizione più forte possibile per garantire una pace giusta e duratura”, ha detto il portavoce.
Secondo quanto riferito, si è tenuto uno scambio anche durante il viaggio del ministro degli Esteri britannico a Washington, oggi, per procedere verso un accordo economico più ampio.
Infine, sempre “in trincea” ci sono la Polonia e i tre Paesi baltici. I quali hanno compiuto un altro passo avanti verso il ritiro dalla Convenzione internazionale che mette al bando le mine antiuomo, citando la necessità di rafforzare le loro difese dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La Convenzione di Ottawa del 1997 vieta, infatti, l’uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di mine antiuomo.
L’accordo è stato ratificato da più di 160 Paesi. Russia, Stati Uniti e Cina non hanno aderito alla Convenzione.
Oggi, in una dichiarazione congiunta, i ministri della Difesa della Polonia e di Lituania, Lettonia ed Estonia hanno dichiarato all’unanimità che i loro Paesi dovrebbero abbandonare la convenzione per motivi di sicurezza. “
Con questa decisione inviamo un messaggio chiaro – hanno spiegato i ministri -. I nostri Paesi sono pronti e possono utilizzare tutte le misure necessarie per difendere i nostri territori e la nostra libertà”.
“La situazione della sicurezza nella nostra regione è sostanzialmente peggiorata”, hanno aggiunto. Ma nonostante la loro decisione, i quattro Stati hanno affermato di essere “impegnati nel rispetto del diritto internazionale umanitario, compresa la protezione dei civili durante i conflitti armati”.
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