Difesa: i dati di Mediobanca evidenziano un aumento della spesa. In testa USA e Cina, l’Italia si colloca all’11° posto

MILANO. L’area studi di Mediobanca esamina i conti annuali di oltre 240 multinazionali industriali mondiali suddivise per comparto, con ricavi complessivi per 12,3mila miliardi di euro nel 2022 e capitalizzazione di 22,3 mila miliardi a fine dello stesso anno, pari al 23% del valore complessivo delle Borse mondiali.

La sede della Borsa di New York

L’analisi contiene, inoltre, un approfondimento sui 30 principali Gruppi mondiali della Difesa con ricavi individuali superiori a 1,5 miliardi di euro, di cui 15 hanno sede negli Stati Uniti, 10 in Europa e 5 in Asia.

I settori delle multinazionali a confronto: i conti e la Borsa nel 2022

Il giro d’affari delle maggiori multinazionali industriali mondiali è in crescita del +13,3% sul 2021, con tutti i settori in progressione.

Si distingue l’Oil&Gas in accelerazione del +53,6%, seguito a distanza da automotive (+19,2%), metallurgia (+17,3%) e moda (+14,9%).

Si tratta di aumenti inferiori alla media, ma comunque a doppia cifra, per l’industria dei Pagamenti Digitali (+12,6%), l’alimentare (+11,9%) e le bevande (+11,4%).

Più contenuta la crescita dei produttori di aeromobili (+9,6%), Case farmaceutiche (+8,9%), Grande Distribuzione Organizzata (+8,1%), WebSoft (+7,8%), elettronica (+6,8%), Media&Entertainment (+6,3%), telecomunicazioni (+4,5%) e Difesa (+4,0%).

Tutti i settori hanno superato i livelli pre-pandemici, con l’eccezione dei produttori di aeromobili.

L’incidenza del margine operativo netto sul fatturato (EBIT margin) delle multinazionali è in leggera contrazione, al 16,4% (-0,2 p.p. sul 2021).

La redditività premia ancora il settore dei Pagamenti Digitali con l’EBIT margin più elevato (30,5%; +1,0 p.p.), seguito da quello dell’Oil&Gas (27,4%; +3,8 p.p.) che subentra in seconda posizione alle Case farmaceutiche (26,7%; +1,9 p.p.).

Redditività sopra la media anche per l’elettronica (21,2%; -1,3 p.p.) e l’industria delle bevande (18,7%; -0,6 p.p.). In coda i produttori di aeromobili con l’1,6% (+0,1 p.p.).

Nel 2022 gli investimenti segnano un incremento del 17,5% sul 2021, con tutti i settori in crescita e progressioni oltre la media per moda (+44,8%), Oil&Gas (+27,8%), produttori di aeromobili (+26,8%) e Grande distribuzione organizzata (+25,5%).

Gli investimenti si attestano al 6,1% dei ricavi, con valori superiori alla media per telecomunicazioni (14,4%), elettronica (12,6%) e WebSoft (9,6%).

La struttura finanziaria è mediamente in miglioramento, grazie all’incremento dei mezzi propri (+0,2%) appena superiore a quello dell’indebitamento (+0,1%), con il capitale netto pari a 1,4 volte i debiti finanziari a fine 2022.

Il settore Oil&Gas risulta il più solido (patrimonio netto 2,8 volte l’indebitamento), seguito da metallurgia ed elettronica (2,3) e WebSoft (2,0).

In calo la liquidità (-2,7% sul 2021) che si attesta al 30,2% dei debiti finanziari a fine 2022. I big dell’elettronica risultano i più liquidi, seguiti da Oil&Gas e WebSoft.

A fine 2022 la capitalizzazione del panel di multinazionali industriali tocca i 22,3mila miliardi di euro, in diminuzione del 9,8% sul 2021.

In controtendenza i Gruppi della Difesa (+27,1%), l’Oil&Gas (+20,8%), le Case farmaceutiche (+8,2%), l’industria delle bevande (+2,6%) e i produttori di aeromobili (+0,8%).

Mediamente le multinazionali presentano una capitalizzazione 3,4 volte superiore ai mezzi propri, con l’industria dei Pagamenti Digitali e il Pharma che riportano il rapporto prezzo su patrimonio netto più elevato (rispettivamente 6,0 e 5,5), mentre telecomunicazioni e metallurgia risultano fra i meno valorizzati dalla Borsa.

A fine marzo 2023 la capitalizzazione aggregata segna 24,4 mila miliardi di euro.

La spesa mondiale per la Difesa

La spesa globale per la Difesa ha superato per la prima volta i 2 mila miliardi di dollari nel 2021 (+0,7% sul 2020 e +12% sul 2012, in termini reali), raggiungendo il massimo storico di 2.113 miliardi di dollari (2,2% del PIL globale), pari a 5,8 miliardi di dollari al giorno.

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Il 37,9% fa capo agli Stati Uniti (801 miliardi di dollari), seguiti da Cina con il 13,9% (293 miliardi), India (3,6%), Regno Unito (3,2%) e Russia (3,1%).

L’Italia si colloca all’undicesimo posto con l’1,5% del totale mondo (32 miliardi di dollari, pari a 88 milioni  al giorno).

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul PIL.

I primi posti sono ricoperti dai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, con la Russia in 11^posizione (4,1%), gli Stati Uniti in 15^ (3,5%), l’Ucraina in 19^ (3,2%), la Cina in 63^ (1,7%) e l’Italia in 76^(1,5%, era 1,4% nel 2012 e 2,1% nel 1988).

Come richiesto dalla NATO nel 2014, il nostro Paese sta gradualmente innalzando la propria spesa nella Difesa con l’obiettivo di raggiungere la soglia del 2% del PIL entro il 2028.

La sede della NATO

I cittadini che spendono maggiormente per la Difesa del proprio Paese sono Qatar, Israele, Stati Uniti e Kuwait con più di 2 mila dollari pro-capite nel 2021.

I 530 dollari a persona dell’Italia (pari a 1,5 dollari al giorno) rappresentano circa il doppio della media mondiale (pari a 268 dollari) e il 17% in più della Russia.

La quota di spesa pubblica dedicata alla Difesa è più elevata in Bielorussia, Qatar, Oman e Arabia Saudita con oltre il 20%, mentre l’Italia si colloca nella parte bassa della classifica con il 2,6%, inferiore alla media mondiale del 6,2% che invece è superata da Russia (10,8%), Stati Uniti (8,3%) e Ucraina (7,8%).

Priorità sicurezza e focus sulle multinazionali della Difesa: i conti e la Borsa

Con l’invasione dell’Ucraina e la guerra ai confini dell’Europa, lo scenario mondiale è cambiato accrescendo l’esigenza di sicurezza.

Gli effetti di questa mutata percezione si riflettono nei bilanci delle multinazionali della Difesa considerate e nelle loro quotazioni in Borsa: nel 2022 gli investimenti sono cresciuti a una velocità più che tripla rispetto ai ricavi e i titoli azionari hanno realizzato i rendimenti più elevati.

Nel 2022 il giro d’affari aggregato dei 30 gruppi mondiali con prevalente specializzazione nella Difesa è stato di 432 miliardi di dolari di cui 316 miliardi si stima siano generati esclusivamente dallo stesso comparto (+4,0% sul 2021 e +10,5% sul 2019).

Il panorama è dominato dai player statunitensi con una quota del 74% del totale, seguiti dai gruppi europei con il 22% e da quelli asiatici con il 4%.

Nel 2023 è atteso un ulteriore incremento dei ricavi del +6% sul 2022, per l’aumento dei budget nazionali in risposta alle crescenti tensioni geopolitiche.

Gli Stati Uniti, con i loro 15 big, si aggiudicano il primato anche a livello numerico davanti alla Francia, distanziata con tre società; due gruppi ciascuno per Germania, Gran Bretagna, India e Italia che, con Fincantieri e Leonardo, conta per il 21% del giro d’affari europeo e per il 4,7% di quello mondiale.

I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto della Difesa sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (57,5 miliardi di dollari), Raytheon Technologies (37,1 miliard, Boeing (35,6 miliardi), Northrop Grumman (29,5 miliardi) e General Dynamics (25,9 miliardi.

In ottava posizione si colloca Leonardo (12,2 miliardi) e in 23^ Fincantieri (2,4 miliardi).

La sede di Leonardo a Roma

L’incremento dei ricavi vede primeggiare la turca Aselsan (+75,0% sul 2021), davanti alle tedesche Hensoldt (+15,8%) e Rheinmetall (+13,3%) e alle statunitensi HII-Huntington Ingalls Industries (+12,1%) e Booz Allen Hamilton (+11,8%), tutte in crescita a doppia cifra.

Entrambi i Gruppi italiani si distinguono per un incremento superiore alla media: Fincantieri con +8,1% e Leonardo con +4,1%.

Un cantiere di Fincantieri

La redditività appare calante: l’EBIT margin medio scende dall’8,0% del 2019 al 7,3% del 2022.

Tre società a controllo statale riportano i margini più soddisfacenti: la turca Aselsan (25,2%) e le indiane Hindustan Aeronautics (24,7%) e Bharat Electronics (20,6%).

In rialzo a doppia cifra gli investimenti che sfiorano complessivamente i 12 miliardi di euro (+13,2% sul 2021) e salgono al 2,7% dei ricavi (dal 2,5% del 2021).

Il podio per intensità di investimento vede in prima posizione la statunitense BWX Technologies (8,9%), davanti alla turca Aselsan (6,7%) e alle tedesche Hensoldt (5,6%) e Rheinmetall (5,4%).

I Gruppi italiani sono ben posizionati, a conferma della loro forza industriale: sesto posto per Fincantieri (4,0%) e 12esimo per Leonardo (3,3%).

La distribuzione di dividendi è aumentata del 5,2% sul 2021, con l’81% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi.

Le 30 multinazionali della Difesa hanno occupato oltre 1,3 milioni di persone nel 2022 (+0,4% sul 2019), di cui il 69% in forza ai Gruppi a stelle e strisce.

Sul fronte patrimoniale, le società della Difesa registrano un ammontare di mezzi propri equivalente a quello dei debiti finanziari a fine 2022, con entrambe le indiane (Bharat Electronics e Hindustan Aeronautics), a controllo statale, più capitalizzate, seguite dalla francese Dassault Aviation (capitale netto pari a 25,7 volte i debiti finanziari).

Rispetto al 2019, i mezzi propri sono aumentati (+40,6%) più di quelli di terzi (+21,5%). In crescita anche la liquidità (+34,3% sui livelli pre-pandemici), pari al 28,7% dei debiti finanziari a fine 2022.

La capitalizzazione delle multinazionali della Difesa si attesta a 736 miliardi di euro a fine 2022, pari allo 0,8% del valore complessivo delle Borse mondiali (0,5% a fine 2021).

Mediamente la capitalizzazione risulta quattro volte superiore ai mezzi propri, con le italiane fra le meno valorizzate dalla Borsa: Fincantieri quota 1,5 volte il capitale netto e Leonardo 0,6 volte.

A fine marzo scorso, la capitalizzazione aggregata segna 721 miliardi di euro, di cui l’80% in capo ai Gruppi a stelle e strisce, con il podio di Borsa occupato dalle 3 statunitensi Raytheon Technologies (131,9 miliardi di dollari), Boeing (117,2 miliardi di dollari) e Lockheed Martin (110,7 miliardi di dollari).

Tutte le altre società registrano una capitalizzazione inferiore a 65 miliardi di euro.

Nel 2022 il rendimento azionario dei player della Difesa (dividendi inclusi) è pari al +34,6%, ben al di sopra del -11,0% segnato dall’indice azionario mondiale.

Nel primo trimestre 2023 il valore aggregato segna +0,2%, con le migliori performance registrate dalla svedese Saab (+51,7%) e dalle tedesche Hensoldt (+50,2%) e Rheinmetall (+46,3%); quarto miglior rendimento per Leonardo (+34,2%) e ottavo per Fincantieri (+11,6%).

La Borsa e gli investitori sembrano quindi avere apprezzato il rinnovato valore della sicurezza.

Ciò è avvenuto nonostante le società della Difesa risentano di una specializzazione penalizzante in termini di ESG.

Tuttavia, il mutato contesto geopolitico, il riconoscimento della deterrenza come strumento di conservazione della pace e l’esigenza di tutelare i valori democratici hanno aperto il dibattito sulla riconsiderazione della compatibilità tra sostenibilità e investimento nei capitali delle imprese della Difesa.

PER APPROFONDIRE

SLIDE-MNE e DIFESA (4-4-2023)__1

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