Di Flavia De Michetti
ROMA (nostro servizio particolare). Il Tenente Colonnello Gianfranco Paglia, Medaglia d’Oro al Valor Militare, è un esponente militare e politico molto importante per il nostro Paese, protagonista di una delle pagine più buie della storia delle missioni internazionali dell’Italia.
Il 2 luglio 1993, l’Italia è impegnata a Mogadiscio, capitale della Somalia, in una missione militare sotto la guida ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) per dare stabilità a un Paese da tempo martoriato dalle guerre civili.
All’alba di quel giorno, nel corso di un rastrellamento alla ricerca di armi al Check Point Pasta, uno dei numerosi posti di blocco lungo la via Imperiale, che fa da collegamento tra Mogadiscio e Addis Abeba (capitale dell’Etiopia), nel quartiere Haliwaa, a nord della città, viene trovato un considerevole deposito di armi e tre somali vengono arrestati. La popolazione locale attacca improvvisamente il Contingente italiano, con razzi e armi, mandando avanti i civili come scudo umano.
Il Tenente Colonnello Paglia, allora Sottotenente Paracadutista, è stato uno dei protagonisti della storica battaglia. È la prima volta, dalla Seconda Guerra Mondiale, che l’Italia si trova nel pieno di un vero e proprio scenario di guerra, che ha visto cadere sul campo i giovani Andrea Millevoi, Stefano Paolicchi e Pasquale Baccaro, insigniti di Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Memoria.
Nel tentativo di portare alcuni soldati feriti in salvo con il suo corazzato, il Gianfranco Paglia viene raggiunto da una raffica di colpi di arma da fuoco dei cecchini, riportando importanti ferite al polmone, che gli ha provocato un’emorragia interna, al midollo, causando gravi lesioni alle gambe e al polso. Un gesto che è valso l’importante riconoscimento della Medaglia d’Oro.
Report Difesa intervista il neo Consigliere del Ministro della Difesa Guido Crosetto, presso la sede del Gruppo delle medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia.
Sono trascorsi 29 anni dalla battaglia di Check Point Pasta a Mogadiscio. Cosa può raccontarci Lei che ne è stato protagonista?
“Quel giorno ci fu un rastrellamento, un’operazione sfociata in un agguato. Ci furono tre morti e numerosi feriti. Ho sempre detto che saremmo potuti ritornare a casa tutti vivi se avessimo aperto il fuoco subito, ma i miliziani somali si sono fatti scudo con donne e bambini. Si sarebbe verificata una strage e avremmo avuto difficoltà a guardarci allo specchio il giorno dopo. Abbiamo aspettato. È normale che, quando si è sotto il fuoco, c’è un prezzo da pagare, ma questo è il soldato italiano e va bene così”.
Qual è il concetto dei veterani in Italia? È lo stesso che c’è negli altri Paesi?
“In Italia siamo un passo avanti rispetto agli altri, perché i nostri veterani non vengono abbandonati né mandati via. Coloro che hanno la possibilità di rimanere, restano in servizio. In America hanno un ministero per i veterani, noi non ancora, ma è una questione di numeri”.
“Sempre in America – spiega il Tenente Colonnello Paglia – non è possibile rimanere in servizio se non si ha l’efficienza fisica, mentre in Italia sì ed è una nostra peculiarità che è giusto valorizzare. Abbiamo un Centro Veterani che si occupa di tutti loro, i quali hanno perso la loro efficienza fisica e psicologica. Sono numerosi e ognuno di essi ha il diritto di non essere abbandonato ed essere, invece, guidato. Il Centro Veterani in questo sta facendo grandi cose”.
Il 23 ottobre 2017 è stato costituito il Centro Veterani Difesa (CVD) per tutelare questi ultimi, vittime di stress post-traumatico. Quanto è importante per il nostro Paese?
“Un Paese che si rispetti non può assolutamente abbandonare coloro che si sacrificano, tenendo fede a un giuramento fatto. È un segno di grande civiltà. Si tratta di un passo importante e i tempi erano maturi. Abbiamo un grande numero di veterani. Oggi arriviamo a circa 200 e questo la dice lunga sul fatto che, nonostante tutto, continuiamo a pagare un prezzo enorme per le missioni di pace o per gli interventi che vengono fatti nel territorio nazionale. Siamo in ogni caso orgogliosi e fieri di ciò che facciamo”.
Quali sono le prospettive future del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa (GSPD)?
“Le prospettive sono molteplici. I Gruppi si stanno avviando a fare molte discipline diverse, come quelle invernali. In questo momento abbiamo un Gruppo presente in Austria, un altro in Finlandia. Recentemente, ad esempio, si sono avvicinati al Padel, tutte discipline particolari che i nostri affrontano alla grande. Questa è la dimostrazione che attraverso lo sport riescono ad abbattere ogni tipo di barriera. Inoltre, il 19 dicembre ci sarà la presentazione di nuovi civili che entreranno a far parte del Gruppo Sportivo Paralimpico. Si tratta, dunque, di un’apertura epocale delle nostre Forze Armate. Un evento al quale Luca Pancalli, Presidente di Comitato Italiano Paralimpico, ha sempre tenuto particolarmente”.
Il 12 aprile 2023 ricorrerà il Centenario del Gruppo Medaglie d’Oro. Oggi sono solo sei le Medaglie d’Oro viventi, di cui una donna, Paola Del Din, classe 1923. Che significato assume oggi?
“Cosa rappresenta oggi la Medaglia d’Oro è forse un concetto un po’ arcaico per tanti che non ne conoscono il significato. In realtà, è un riconoscimento che va a tutti coloro che sono andati ben oltre il proprio dovere. Di storie ce ne sono tantissime e spero che questo possa essere un motivo per spiegarlo alle nuove generazioni. Nel mio piccolo ho sempre fatto il mio dovere, ma andando a leggere le storie di tanti decorati c’è molto da imparare. È doveroso non dimenticare il loro sacrificio. Se oggi c’è un Paese libero il merito è loro”.
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