Bologna. La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Bologna ha confiscato, in esecuzione del provvedimento emesso dal locale Tribunale su proposta del direttore della Direzione, beni mobili ed immobili, per un valore complessivo stimato in circa 10.500.000,00 euro, ad Antonio Muto, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Reggio Emilia.
Il decreto ha riguardato 75 immobili, tra cui una villetta di pregio a Reggio Emilia, capannoni industriali e terreni situati in Emilia Romagna e Calabria, una società immobiliare e 13 mezzi commerciali ed autovetture, oltre a svariati rapporti bancari accesi presso numerosi istituto di credito.
Il Tribunale ha anche disposto la misura della Sorveglianza Speciale di P.S. della durata di 5 anni che verrà eseguita dopo l’espiazione della pena di 12 anni di reclusione emessa, il 31 ottobre 2018, dal Tribunale di Reggio Emilia.
Trasferitosi dal 1977 nel capoluogo emiliano, dove ebbe interessi nelle imprese edili e immobiliari, Muto è stato arrestato il 28 gennaio 2015, nell’ambito dell’Operazione “Aemilia”, unitamente ad altre 202 persone, per associazione a delinquere di stampo mafioso.
Fu infatti considerato legato alla ‘ndrina GRANDE ARACRI di Cutro (Crotone) operante nei territori di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza.
Secondo le indagini, la figura di Muto ha assunto un particolare rilievo nella diretta partecipazione all’attività di raccordo del gruppo criminale con personaggi del mondo politico locale, che ha rappresentato uno degli snodi fondamentali sia per il rafforzamento e l’espansione economica del sodalizio, sia per l’influenza che la parte politica avrebbe potuto esercitare, al fine di contrastare le iniziative antimafia poste in essere dalle istituzioni.
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