Di Assunta Romano
Roma. E’ stata pubblicata nei giorni scorsi la relazione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) relativa al 1° semestre 2020 da cui emerge la capacità delle grandi organizzazioni criminali di sfruttare in pieno la pandemia da Coronavirus.

Un operatore della DIA
In modo tentacolare e con strategie simili la mafia siciliana, la camorra, la ‘ndragheta e la criminalità pugliese e lucana hanno applicato un welfare sociale di prossimità, elargendo prima dello Stato contributi in denaro nei territori con fragilità economiche e sociali, e rilevando principalmente attività imprenditoriali medio- piccole in difficoltà per la crisi, diventate poi strumento per riciclaggio e riutilizzo dei capitali illeciti.
A fronte della diminuzione di alcuni reati – quali la ricettazione, la contraffazione, le rapine-, nel periodo preso in esame si è assistito all’aumento, rispetto al 2019, di altri reati come lo spaccio di stupefacenti e il contrabbando, tipicamente legati al controllo del territorio.
Traffico di influenze illecite e frodi nelle pubbliche forniture (in aumento rispetto al 2019), testimoniano, inoltre, la capacità delle mafie di entrare nel tessuto della Pubblica Amministrazione, inquinando le gare d’appalto a svantaggio di imprenditori onesti.
L’attività di contrasto alla criminalità organizzata ha portato a sequestri ingenti di patrimoni illeciti:
- ‘Ndrangheta: 12.251.322,49 euro di beni sequestrati, 6.309.979 euro confiscati
- Cosa nostra: 61.762.000 euro sequestrati, 20.247.100 euro confiscati
- Camorra: 2.350.000 euro sequestrati, 14.862.905,81 euro confiscati
- Criminalità pugliese e lucana: 2.070.000 euro sequestrati, 611.115.71 euro confiscati.
In particolare, il Rapporto della DIA analizza in dettaglio le attività di ciascuna organizzazione criminale portate a termine nel periodo preso in esame.
MALEFIX, GIU’ LA TESTA, PIANA STUPEFACENTE: sono alcune delle decine di operazioni concluse contro la ‘ndrangheta calabrese che detiene il primato nel traffico internazionale di droga, in strettissima relazione con le più sanguinarie organizzazioni del narcotraffico sudamericano.

Una piantagione di canapa indiana scoperta dai Carabinieri in Sicilia
Le numerose inchieste portate a termine hanno consentito di bloccare una filiera di produzione, coltivazione, lavorazione e spaccio di marijuana in grado di immettere nel mercato circa 13 milioni di confezioni, con un profitto valutabile in oltre 100 milioni di euro.
Non solo narcotraffico, ma anche usura e capacità della ‘ndrangheta di farsi “impresa” inserendosi in settori commerciali, produttivi e di servizi come le costruzioni edili, la ristorazione, le strutture alberghiere, la distribuzione di carburante, la filiera della floricultura ed altro ancora.
Il capitolo dedicato alla criminalità organizzata siciliana esamina l’attività di Cosa Nostra nei suoi molteplici aspetti, evidenziando una struttura rigidamente organizzata nella Sicilia Occidentale ed una più frammentata ed aggressiva nella zona Orientale, in settori quali estorsioni, usura, narcotraffico, controllo del gioco d’azzardo legale ed illegale, sfruttamento della prostituzione, smaltimento dei rifiuti, produzione di energia, trasporti e agricoltura.
Al pari di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta, anche la camorra ha saputo strumentalizzare a proprio vantaggio le occasioni di disagio generate dall’emergenza sanitaria, offrendo il proprio supporto non solo economico nei quartieri dove opera.

Un’Operazione anticamorra dei Carabinieri
Prestiti di danaro forniti a titolari di attività commerciali offrono inoltre l’occasione per il riciclaggio di capitali illeciti.
In particolare, a Napoli e provincia, la Camorra ha mantenuto ed esteso il proprio modello economico- criminale, riuscendo a garantire l’ infiltrazione di aziende ad essa riconducibili nel settore dell’agroalimentare, delle società di servizi, della ristorazione, delle pulizie, della gestione di stabilimenti balneari, nella raccolta e smaltimento dei rifiuti, nei servizi cimiteriali e di onoranze funebri, di vigilanza, custodia e trasporto.
La criminalità organizzata pugliese e lucana operano sui propri territori secondo le caratteristiche peculiari delle provincie dove esercitano il loro potere.
Estorsioni ai danni di attività imprenditoriali e commerciali, caporalato, traffico di armi e di sostanze stupefacenti
La Puglia rappresenta la principale base logistica delle organizzazioni criminali albanesi per smerciare droga in tutta Italia e rappresentano i settori in cui la malavita pugliese ha i maggiori profitti.
Le attività di contrasto alla criminalità organizzata messe in campo dalla DIA si declinano attraverso i numerosi strumenti che consentono di snellire procedure e facilitare le attività investigative.
La Rete Operativa Antimafia @ON, coordinata da EUROPOL, consente collaborazioni tra Forze di Polizia e l’Osservatorio Centrale Appalti Pubblici (OCAP), consente un più efficace monitoraggio e controllo delle opere pubbliche.

Le mani dell’Europol sulla criminalità organizzata
Altro strumento risultato valido e’ l’interdittiva antimafia volto a tutelare le procedure di assegnazione degli appalti pubblici a vantaggio delle imprese “sane”.
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