QUITO (ECUADOR). L’Argentina ha espresso, oggi, il suo “fermo sostegno” alle autorità e al popolo dell’Ecuador e si è offerta di inviare Forze di sicurezza, se necessario, dopo che il Presidente ecuadoregno Daniel Noboa, ha decretato lo stato di emergenza a causa dell’azione violenta di gruppi di organizzazioni criminali.

Il Presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa
Lo ha reso noto il Ministero degli Esteri di Buenos Aires in un comunicato. Il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, nel corso di un’intervista rilasciata al canale TN offrendo un sostegno di polizia “per aiutare l’Ecuador perché si tratta di una questione continentale”, considerando che ciò che accade nei Paesi vicini potrebbe spostarsi in Argentina.

Il ministro della Sicurezza dell’Argentina, Patricia Bullrich
Intanto, il Paese sud americano si interroga su come rispondere agli atti di violenza delle bande criminali, dei trafficanti di droga.
Il Presidente Noboa ha ordinato di effettuare operazioni militari per neutralizzare 22 gruppi criminali che ora saranno considerati terroristi.
Esteban Santos, analista e professore di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’Università delle Americhe (UDLA), ha spiegato che il capo dello Stato acuadoregno con l’applicazione del Diritto Internazionale Umanitario intende fissare le regole che ogni conflitto prevede, compreso l’uso letale della forza.
Tutto quanto accaduto in queste ore ha visto protagonista Adolfo Macías, alias “Fito”, il capo della banda Los Choneros, considerata una delle fazioni criminali più pericolose dell’Ecuador.

Adolfo Macías, alias “Fito”, il capo della banda Los Choneros
L’uomo, 44 anni, è fuggito dal carcere Litoral de Guayaquil dove stava scontando una pena di 34 anni dal 2011 per criminalità organizzata, traffico di droga e omicidio.
Secondo la stampa locale, domenica scorsa, poco prima che l’Esercito andasse a prenderlo per trasferirlo in un carcere di massima sicurezza, il detenuto è sparito.
Oltre 3 mila militari lo hanno cercato senza successo sui tetti e perfino nelle fogne del penitenziario.
Il Paese è nel frattempo sconvolto dopo che, ieri, in diretta uomini incappucciati e pesantemente armati hanno preso il controllo delle strutture del canale TC Televisión, a Guayaquil, sequestrando i giornalisti, i tecnici e il resto dei lavoratori.

Un momento dell’attacco al canale televisivo, ieri
La Polizia Nazionale ha subito operato l’arresto di 13 persone tra i 16 ei 25 anni. Tutti saranno processati per terrorismo.
La gente ha approvato questo intervento.
Intanto, un folto gruppo di giornalisti si è unito spontaneamente per respingere l’attacco ai media e mostrare solidarietà ai lavoratori. Un documento che respinge con forza gli attacchi alla stampa della criminalitèà porta le firme di più di 300 reporter di Ecuador, Perù, Colombia, Messico, Spagna, Argentina, Venezuela, El Salvador, Brasile, Stati Uniti, Bolivia, Nicaragua, Paraguay, Guatemala, Cile, Costa Rica, Panama, Honduras e Repubblica Dominicana.
“Questo è un altro esempio di come la criminalità organizzata prenda di mira la stampa come uno dei suoi obiettivi – si legge nel documento -. L’Ecuador ha concluso il 2023 come il Paese più violento dell’America Latina. Quell’anno si registrò anche l’esilio di 9 giornalisti, un numero senza precedenti nella nostra storia. Le minacce di morte sono aumentate del 275% e sono aumentati anche gli attacchi armati contro i giornalisti”.
I giornalisti hanno evidenziato che quanto è successo alla TC Televisión “è l’immagine più dolorosa di ciò che sta vivendo la stampa ecuadoriana” come conseguenza dell’aumento della violenza criminale.
Nello stesso tempo si accusa lo Stato perchè non tutela i giornalisti.
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