Elezioni presidenziali iraniane, domani si vota. Confronto aperto tra riformisti e conservatori

Di The Hawk

Questa mattina alle 8, in Iran, si è chiusa la campagna elettorale presidenziale che vedrà domani 55 milioni di cittadini recarsi al voto.

E’ stata una campagna elettorale che si è svolta nel rispetto delle leggi iraniane e sotto il controllo attento della Commissione Elettorale. Quest’ultima ha dichiarato di aver rilevato una sessantina di violazioni alle norme elettorali ed in due casi è dovuta intervenire con l’autorità giudiziaria arrestando un funzionario per manomissione di documenti.

Una campagna corretta, come ha voluto rimarcare la Guida Suprema, dove è stata evidenziata la dignità del Paese, la correttezza e la sicurezza. Khamenei ha indicato che nessun Stato straniero ha seguito la loro campagna elettorale perché non vi sono stati problemi, non ha interessato i media, e questo non può che portare prosperità al Paese.

Quindi l’Iran ha già vinto la prima battaglia mediatica. Ora si dovrà attendere la risposta del popolo per la scelta dei candidati.

Come avevamo analizzato, un paio di candidati hanno lasciato la corsa per dare maggior margine di vittoria ai due aspiranti Presidenti. Dopo il ritiro di Qalibaf e di Jahangiri, lo scontro è aperto tra Rouhani e Raesi, una lotta tra riformisti e conservatori.

Rouhani ha promesso una maggior spinta economica e di crescita; ha dalla parte sua l’aver raggiunto l’accordo sul nucleare ed aver siglato numerosi contratti milionari con le industrie occidentali. I risultati stanno arrivando ora, in particolare i nuovi aerei per l’IranAir e per gli ulteriori accordi commerciali ci vuole tempo, ma soprattutto ci vuole fiducia verso il suo operato.

Raesi lo sa. Ha attaccato Rouhani sull’aspetto economico, ha sottolineato la poca crescita economica, una inflazione ancora alta (anche se sarebbe stata ridotta dal 40% al 15%) ed una preoccupante disoccupazione (anch’essa ridotta di circa 4 punti percentuali). Ma Raesi sa anche che si prospettano anni di spinta economica, proprio sull’onda degli accordi raggiunti da Rouhan, e quindi potrebbe avere enormi benefici dalla sua eventuale presidenza. Ma è un conservatore, un uomo del sistema giudiziario, che in Iran è molto rigoroso, quindi sostenuto da quella parte che crede radicalmente nei principi della rivoluzione.

Le altre personalità politiche mostrano tranquillità, come ad esempio Larijani, portavoce del Parlamento.

Larijani avrebbe evidenziato un ottimo rapporto con entrambe i due probabili candidati alla presidenza, Rouhani e Raesi, quindi si prospetta un Parlamento presumibilmente accondiscendente verso il nuovo Governo.

I giovani, che seguono moltissimo questa campagna, sanno che le attuali condizioni, migliori del periodo di Ahmadinejad, sono per merito della politica di Rouhani e che una maggiore prosperità è alle porte. E’ presumibile che voteranno per lui, per spronarlo a continuare su questa strada, e non daranno il proprio consenso ad un candidato conservatore, per evitare di tornare agli anni pesanti delle forti sanzioni e delle restrizioni.

Domani ci saranno intere famiglie felici di recarsi nelle moschee, ove vi saranno oltre 63 mila urne, per esprimere il voto. Uomini, donne, anziani e giovani, tutti festanti ed in apprensione per conoscere il nome del prossimo Presidente.

In sintesi, chi dei due candidati vincerà sarà un presidente con propositi più o meno aperti per le relazioni internazionali, supportato dal Parlamento e dai vertici religiosi, politici e militari iraniani.

Sarà ben conscio che lo attenderà un periodo importante sotto l’aspetto economico, ma ancor di più politico, vista la rilevanza dell’Iran in Medio Oriente ed in particolare in Siria e Irak.

L’Iran ha vinto anche questa volta, ha dimostrato che piano piano il Paese cresce, si sviluppa, che non ha timore di nessuno e che continuerà ad incrementare il proprio ruolo nella regione, lontano dai problemi che assillano Paesi occidentali.

Autore