MARINA MILITARE IN PRIMA LINEA CONTRO LA PIRATERIA NELL’AREA DEL CORNO D’AFRICA

di Pina Greco. Ancora un episodio di pirateria nelle acque somale. Dopo anni di tranquillità, l’incubo di attacchi criminali torna prepotentemente alla ribalta dopo i recenti avvenimenti. L’ultimo in ordine di tempo il 22 aprile, quando una nave mercantile battente bandiera del Sierra Leone, la nave cisterna chimica “Costina”, in navigazione a circa 10 miglia nautiche dalla costa somala, è stata attaccata da un’imbarcazione veloce (skiff) con cinque persone armate a bordo. Ricevuta la richiesta di soccorso, il Comandante dell’operazione europea Atalanta ha immediatamente distaccato la nave la più vicina all’evento ed i pirati, che stavano tentando di abbordare il mercantile, hanno desistito.

L’episodio è indicativo di una minaccia sempre presente nell’area, dove bande criminali sono ancora dedite alla pirateria, vista come facile fonte di guadagno. Salgono dunque a cinque gli attacchi pirata in Somalia negli ultimi due mesi, tra cui un sequestro, quello della piccola petroliera Aris 13, un evento che non succedeva dal 2012.

La pirateria nell’area del Corno d’Africa (Golfo di Aden e bacino Somalo) non si arresta dunque, continuando a rappresentare una minaccia per la libertà di navigazione del traffico mercantile ed in particolare, per il trasporto degli aiuti umanitari del World Food Programme.

Con la Council Joint Action 2008/251 del 10 novembre del 2008, l’UE ha istituito di fatto la prima operazione militare a carattere marittimo a guida europea, l’Operazione “ATALANTA”, che può contare su Unità navali e velivoli dislocati in area per la sorveglianza ed il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria.

Il personale militare coinvolto nell’Operazione può trattenere e trasferire persone sospettate di aver commesso o che ha commesso atti di pirateria o di rapina e sequestrare le imbarcazioni appartenenti ai pirati, nonché le armi e le attrezzature ritrovate a bordo. Le persone sospette di aver commesso atti di pirateria possono essere giudicate presso lo Stato membro EU che le ha catturate, dallo Stato di appartenenza della nave mercantile sequestrata, oppure, in applicazione di specifici accordi con l’Unione Europea siglati dal Kenya e dalle Seychelles, discrezionalmente dalle Autorità di tali paesi.

La Forza Navale Europea opera complessivamente in una zona compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano, Isole Seychelles incluse, che rappresenta una zona di mare che per grandezza è simile a tutto il Mar Mediterraneo. Di seguito gli assetti coinvolti: DCOM presso l’Operational Head Quarter a Northwood in Inghilterra, il Force Commander con il suo staff imbarcato su una Unità Navale spagnola dal 27 luglio al 6 dicembre 2017 e Nave ESPERO della Marina Militare Italiana, dal 25 marzo al 13 luglio 2017.

Oggi in prima linea c’è l’equipaggio di nave Espero che ha sostenuto intense esercitazioni antipirateria e di operazioni in mare prima di salpare da Taranto: è la seconda volta che la fregata viene impiegata nell’ambito delle operazioni navali della UE. Nave Espero, al comando del Capitano di Fregata Luigi Pirozzi, conta con un equipaggio di circa 200 persone, comprensivo dei team specialistici della Brigata Marina San Marco, del Gruppo Operativo Subacquei e della Componente Aerea della Marina Militare con un elicottero AB212. La Marina Militare Italiana partecipa alla missione dal 2009 e fino ad oggi ha impiegato nella aree assegnate più di dieci navi.

Efficaci misure di sicurezza sono state adottate nel corso degli ultimi anni dalle compagnie navali, rafforzando i sistemi di difesa a bordo, istituendo posti di vedetta, blocchi negli accessi alla nave, istituendo “panic room” sempre più sicure, nelle quali l’equipaggio può trovare rifugio in caso di attacco. Ma a quanto pare non sono deterrenti sufficienti, e dopo gli ultimi attacchi l’allerta è alta.

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