Esercito, il Generale Salvatore Farina al comando: “Sarò sempre tra voi, idealmente e sul campo”

Di Daniela Lombardi

 

Roma. Non si sbilancia, il nuovo comandante dello Stato Maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Salvatore Farina, nel delineare quelli che sono i progetti per il futuro dell’esercito italiano. Pur sottolineando che la cerimonia con la quale ha preso il posto del generale C.A. Danilo Errico, che si è svolta oggi presso il Comando supporti logistici nella cittadella militare della Cecchignola, non è la sede per elencare nel dettaglio la strategia che intende seguire, dichiara però di cominciare la sua nuova avventura ai vertici dello SME con due certezze. La prima è quella di avere ottime basi su cui poggiare. «Ho ereditato dal mio predecessore un esercito solido, sano, efficiente», dice.

La cerimonia di avvicendamento alla Cecchignola.

Per questo Farina punta a consolidare i risultati raggiunti sia per quanto riguarda le missioni all’estero, sia per quel che concerne l’azione sul territorio nazionale. Se è vero, infatti, che l’immagine delle Forze armate in contesto internazionale si è notevolmente rafforzata grazie allo sforzo messo in campo in tutti i teatri operativi, dall’Afghanistan al Libano al Kosovo (Farina ha comandato anche la Joint enterprise in Kosovo e proviene dal Nato JFC di Brunssum del quale è stato il primo comandante italiano), sul fronte interno un ruolo fondamentale lo hanno avuto operazioni come “strade sicure”, volte a generare sicurezza, effettiva e percepita, di fronte al pericolo crescente del terrorismo in tutta Europa. La seconda certezza del nuovo comandante è che bisognerà ricercare il massimo del miglioramento utilizzando le risorse disponibili. «L’Esercito ha bisogno di essere sempre all’avanguardia, quanto ad equipaggiamenti, mezzi, formazione», ha ricordato Farina fissando il suo impegno anche in tale direzione. L’Esercito si avvia verso un futuro, dunque, «sempre più impegnativo, anche se entusiasmante», come ha rammentato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. L’Italia, con le sue forze armate in generale e dunque con l’Esercito, è infatti presente su diversi fronti caldi e nuovi teatri operativi si stanno aprendo, seguendo i continui mutamenti della scena internazionale. Nel corso del 2017, come spiegato dal capo di Stato maggiore dell’esercito uscente, generale Danilo Errico, circa 4000 militari italiani sono stati impegnati all’estero nelle operazioni di contrasto alle minacce alla sicurezza. In Iraq, dove si sono occupati dell’addestramento delle forze armate del Paese contro il Daesh e continuano ad assicurare la difesa della diga di Mosul, in Afghanistan, Somalia e Mali, dove le missioni prevedono parimenti l’addestramento delle forze locali. Delicatissime, pur se consolidate, sono anche le missioni in Libano e Kosovo. In Libia, a Misurata, i militari italiani gestiscono un ospedale da campo. In Turchia l’Italia contribuisce alla difesa integrata dello spazio aereo dell’Alleanza atlantica. Infine, in Niger, team specialistici stanno effettuando ricognizioni a premessa di una probabile missione militare futura. Il mondo, insomma, è in fermento e l’Italia ha e continua ad avere un ruolo di primo piano. Ruolo sottolineato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, secondo il quale «la presenza italiana sugli scenari internazionali più importanti assicura sviluppo ai territori interessati e, parimenti, crescita economica ed in termini di prestigio al nostro». Gentiloni ha approfittato dell’occasione per lanciare il suo “cessate il fuoco” sulla questione siriana. Il ministro della difesa Roberta Pinotti ha, a sua volta, ricordato come l’Esercito sia un patrimonio dell’Italia e come ci sia bisogno di comandanti che sappiano rinnovarlo, purché ciò sia fatto conciliando le esigenze della modernità con i valori dei quali esso è portatore da sempre.

Autore