Di Benedetta La Corte
ROMA. Al Salone d’Onore dell’ 8° Reggimento di Cavalleria “Lancieri di Montebello”, a Roma, é stato presentato il Calendario dell’Esercito 2025.
Un tuffo nella storia del nostro Paese che parte dall’armistizio di Cassibile, l’8 settembre 1943, ed arriva fino alla Liberazione dal nazifascismo, il 25 aprile 1945.
Questa opera editoriale conclude e fa parte di una trilogia di calendari (2023 -2025) che intendono percorrere proprio quel periodo storico.
Celebrando l’Esercito Italiano che é stato, con le sue donne e i suoi uomini, protagonista di quegli anni nel cammino verso la Repubblica.
La prima città liberata fu Napoli grazie all’insurrezione popolare delle “Quattro Giornate” dal 27 al 30 settembre, seguita da Roma il 4 e il 5 giugno del 1944, ed infine tutte le altre città del Centro- Nord d’Italia da Firenze a Venezia, per concludersi con le insurrezioni di Genova, Milano e Torino il 25 aprile del 1945.
L’evento moderato della giornalista Sabrina Cavezza ha visto la partecipazione della Senatrice Isabella Rauti, sottosegretario di Stato alla Difesa, del Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, del Professore Roberto Balzani ordinario di Storia contemporanea e Direttore del Dipartimento di Storia, Culture Civiltà dell’Università di Bologna, nonché Presidente del museo storico della Liberazione, e del Professore Gastone Breccia, esperto di storia militare e docente presso l’Università degli Studi di Pavia.
Il Generale Masiello “ho voluto presentare questo calendario in un Reggimento di Cavalleria che é l’Arma delle tradizioni e i valori dell’Esercito: lo spirito di sacrificio, fratellanza e giustizia le rispecchiano appieno.
Nella prefazione del CalendEsercito il Generale :“Ottant’anni fa l’Italia si liberava dal giuoco della dittatura e iniziava quel processo che, il 2 giugno 1946, l’avrebbe resa una Repubblica Democratica. Grazie al ruolo essenziale dell’istituzione militare e della sua natura più profonda di difesa dei valori di pace, libertà e giustizia. Beni da proteggere ricordando sempre il sacrificio di coloro che nel tempo hanno donato la propria vita per rendere l’Italia libera, unita e democratica.”
Il Professore Balzani ha sottolineato il coraggio di alcuni giovani che scelgono di proseguire la guerra, dopo l’8 settembre, arruolandosi in quella partigiana nei Gruppi di Combattimento, perché per loro “non era ancora abbastanza avere già combattuto contro i tedeschi”.
Il Professore prosegue: “Tra i 2 milioni di persone sotto le armi la metà – si rammentano anche alcuni personaggi illustri come Giovannino Guareschi e Tonino Guerra- viene deportata dai tedeschi nei campi di internamento in Germania, in pratica, coloro che non si arruolano nella neocostituita Repubblica Sociale.
In quei campi divengono manodopera schiavile, poiché l’attività militare era riservata ai soli tedeschi.
Lavorano dalle 50 alle 60 ore alla settimana e vivono in maniera precaria ma questi soldati decidono di rimanere lì fino alla fine della guerra, dando prova di un’incrollabile fede verso la Patria costituendo dei veri e propri templi di resistenza morale.”
Il Professore Gastone Breccia ha invece messo in luce il ruolo delle donne nella resistenza:“L’emancipazione femminile é una grande storia nella storia che affonda le sue radici in Italia già a partire dalla Prima Guerra Mondiale.
Nella guerra di resistenza furono oltre 35 mila le donne partigiane che imbracciano il mitra e combatterono al pari dei partigiani uomini, mettendo in pericolo la loro vita, aiutando i feriti e gli ammalati, portando i messaggi, armi e munizioni da una brigata all’altra.
Tuttavia queste donne fecero grande fatica a farsi accettare dai loro compagni che le vedevano come intruse e più idonee ad occuparsi del focolare domestico”.
Anche la senatrice Isabella Rauti ha evidenziato l’importanza del Corpo di resistenza femminile ed il ruolo che esso ha svolto nella lotta per la Liberazione.
Ha definito la trilogia del Calendario “un affresco storico politico, un patrimonio che l’Esercito intende mantenere vivo, tramandare per onorare la memoria dei caduti verso i quali noi tutti abbiamo un debito di riconoscenza”.
Ma anche un modo per “celebrare i nostri soldati che, ieri come oggi, restano fedeli al giuramento prestato e servono lealmente le istituzioni, la patria e il tricolore”.
Ha infine concluso il discorso affermando che è fondamentale: “Conoscere la nostra storia nazionale per comprendere il presente e disegnare il futuro, specialmente nell’attuale scenario geopolitico globale caratterizzato da crescenti tensioni, da instabilità pervasiva e da minacce ibride alla sicurezza”.
Una parte del ricavato delle vendite del CalendEsercito sarà devoluta all’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani e i Militari di Carriera dell’Esercito (O.N.A.O.M.C.E.) che assiste circa 500 orfani di Ufficiali, Sottufficiali, Graduati e Militari di Truppa, per sostenere la loro formazione scolastica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA