Esercito “tappa buche“ o Esercito “tappabuchi”?

Di Antonio Li Gobbi (*)

Roma. Ieri nell’ambito della manovra economica, con la velocità con cui un prestigiatore/saltimbanco muove le famose “tre carte” sotto gli occhi dei gonzi che hanno scommesso, è apparso ed è scomparso un emendamento relativo all’impiego dell’Esercito per tappare le troppe buche nelle strade della Capitale.

Roma città “gruviera”, piena di buche

Poi l’emendamento è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Bilancio del Senato, ma stamane sembra che la sottosegretaria Castelli abbia dichiarato che l’emendamento sarà riformulato e riproposto. Vedremo.

A prima vista potrebbe inorgoglirmi (sia come militare sia come ex ispettore dell’Arma del Genio) che in questo Paese, apparentemente allo sbando, si invochi regolarmente l’intervento dell’Esercito, quando non si sappia come risolvere problemi anche banali (peraltro spesso incancreniti da anni di incuria e inefficienza di altri).

Il caso specifico, peraltro, mi pare preoccupante e degno di qualche considerazione.

Premetto che l’Esercito ha indubbiamente capacità e professionalità “dual use” (come si dice oggi), ovvero che possono essere utilizzate per scopi bellici o civili (ad esempio per pubbliche calamità). Deve averle non per sussidiare o duplicare altre organizzazioni ma per poter esprimere appieno la propria capacità operativa dove richiesto.

L’Arma del Genio, in particolare, ha sempre mostrato questa sua flessibilità d’impiego (e lo fa anche adesso con il proprio personale ed i propri mezzi speciali, tuttora impiegati a supporto delle popolazioni di Lazio, Abruzzo, Umbria colpite dagli eventi sismici del 2016/17). Al riguardo, ritengo (e l’ho anche scritto) che si dovrebbe fare un ricorso ben più ampio alle potenzialità delle Forze Armate in caso di emergenza per pubbliche calamità.

Un mezzo del Genio dell’Esercito pronto a rimuovere le macerie nelle aree colpite dal sisma del 2016

Appunto … per “emergenza”, non per “inefficienza” di altre strutture.
La cosa è ben diversa! Non vi è stato a Roma un cataclisma che all’improvviso ha creato voragini nelle strade. Vi sono stati, invece, anni di incuria ed inefficienza!

Inoltre, neanche l’intervento di tutti i mezzi idonei ad asfaltare di cui dispone oggi l’Esercito, consentirebbe una rapida soluzione del problema. Quindi, è il solito proclama disconnesso dalla realtà!

Teniamo conto che la disponibilità sul mercato civile di mezzi e personale idonei a fare tali lavori è quantitativamente ben superiore a quella che potrebbe schierare il Genio militare. Pare strano che non vi si voglia far ricorso in un momento in cui si proclama che non c’è lavoro e che occorra incentivarlo. L’onorevole Francesco Silvestri (vicepresidente dei 5 Stelle alla Camera) avrebbe dichiarato che “l’intervento dei militari serve a risparmiare”. Se si considerano tutti i costi diretti ed indiretti sarebbe facile dimostrare che tale assunto è errato (non so se l’onorevole si sia preso la briga di fare un po’ di conti), ma non voglio trattare l’aspetto prettamente economico.

Ritengo, invece, quanto proposto concettualmente preoccupante per una serie di motivi.
In primis, mi pare che, non avendo un’idea di quali siano gli interessi nazionali della Nazione, non si capisca che le Forze Armate servano a garantirli (dovunque essi siano) con la deterrenza e quando necessario con l’uso della forza (anche letale).
Mi sembra che si pensi che “i soldati sono lì, i mezzi pure, non hanno nulla da fare … che facciano qualcosa di utile una volta tanto!!!”

È vero che, per garantire il supporto a schieramenti operativi di nostri contingenti, l’Esercito disponga di materiali e capacità che possono essere utili anche in campo civile, ma non è (o non dovrebbe essere) il motivo per cui la Forze Armate se ne sono dotate. Mi spiego: per tappare le buche di Roma o per realizzare una pista di atterraggio in Afghanistan, potranno forse servire gli stessi mezzi, ma quelli da usare a Roma non richiedono strutture protettive che invece possono servire in Afghanistan e che incidono non poco sul prezzo del mezzo (che in molti casi potrebbe costare di più dell’equivalente “civile”)

In merito al personale militare, non si capisce (o, peggio, forse si vuol negare) che per poter essere impiegati come “soldati” in operazioni, anche i genieri che operano le asfaltatrici devono avere un addestramento “combat”!

Capisco che ciò possa cozzare con una visione “civilistica” e “occupazionale” delle Forze Armate che si stà affermando da un po’ di anni. D’altronde, se le Forze Armate (come molti altri settori del “pubblico”) sono intese dalle autorità governative come “stipendifici” per ridistribuire ricchezza in aree dove c’è carenza di lavoro, è chiaro che ci si preoccupi poco del fatto che vengano mantenute in condizione di essere “eticamente” e “professionalmente” nelle migliori condizioni per assolvere le loro missioni prioritarie!

Un altro dubbio (come diceva Andreotti “a pensar male si fa peccato, ma …”) mi sorge in relazione alla specifica attività dell’asfaltatura. Attività che comporta costi molto elevati per l’acquisizione dei conglomerati bituminosi (che devono essere portati a piè d’opera in tempi brevi e ad adeguata temperatura, con mezzi idonei), oltre a un costante controllo di qualità dei materiali acquistatati, eccetera. Ciò comporta attività contrattuale e di appalto che, ove si attribuisca il compito all’Esercito, potrebbe essere scaricata dalle spalle e dalle responsabilità degli apparati amministrativi del Comune di Roma (che non mi risultano essere in sofferenza quantitativa di personale!).

Prendo doverosamente atto del fatto che, secondo la stampa, la reazione della ministra della Difesa sarebbe stata addirittura “rabbiosa” (termine usato dal Messaggero).

“Ma come si fa a pensare che i nostri militari possano fare i tappa-buche? Sono dei professionisti seri, ma che credono in Campidoglio? Il Genio entra in campo quando c’è un’emergenza, senza una emergenza io non mando nessuno”, avrebbe dichiarato (secondo il Messaggero) la responsabile del Dicastero.

Mezzi dell’Esercito al lavoro nelle zone terremotate

Se così è, e non ho motivo di dubitare della buona fede della ministra Trenta, ritengo assai preoccupante, che un emendamento del genere venga presentato dal suo partito senza consultarsi con lei! Se così è, non conta assolutamente niente la responsabile del Dicastero della Difesa nell’ambito del proprio partito?

Infine, se si ritiene davvero che questo possa essere un impiego corretto di risorse e mezzi militari, perché lo si prevede solo a Roma e non, per esempio a Napoli o a Enna?

Lo dico solo perché qualche malpensante potrebbe credere che si tratti di un favore “di partito” imposto alla ministra (che almeno apparentemente si dichiara giustamente contrariata) a favore della sindaca “bandiera”, quasi che gli assetti militari anziché essere Istituzioni dello Stato fossero proprietà di partito!

Sono sicuro che così non sia, ma sarebbe meglio non dare adito a certi sospetti.

* Generale di Corpo d’Armata (Ris)

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