Esercito, workshop sull’impiego di nuove tecnologie con particolare attenzione ai contesti urbani

Di Fabrizio Scarinci

Roma. Nessun apparato militare può prescindere, al fine di mantenere elevati livelli di efficacia operativa, da una continua opera di rinnovamento tecnologico. Ragion per cui, poter disporre di un’industria della Difesa dotata del necessario know-how costituisce certamente un vantaggio molto importante.

A loro volta, ovviamente, i progetti derivanti da necessità militari possono fungere da volano per l’innovazione tecnologica, con significative ricadute anche in ambito civile.

Questo ed altri concetti sono emersi al workshop “Esercito: motore tecnologico e di innovazione” tenutosi nei giorni scorsi nell’’Auditorium “Andreatta” del Centro Alti Studi per la Difesa (CASD).

Il convegno ha avuto come relatori diversi esponenti del mondo della politica, della Difesa, dell’industria e dell’Università, tra cui Guido Crosetto (AIAD-Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), Livio Romano (Centro Studi Confindustria), Annalisa Bonfiglio e Gianluigi Sechi (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna), Antonio Bicchi (presidente di IRIM 3D Istituto di Robotica e macchine intelligenti), Emanuele Menegatti (Università di Padova, DEI), Dario Albani (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e Giacomo Giannini (Direttore JABER Innovation).

I lavori sono stati aperti dall’intervento del Generale di Squadra Aerea, Fernando Giancotti, presidente del CASD e moderati da Francesco Milan del Kng’s College di Londra.

Il saluto del Generale di squadra Aerea, Fernando Giancotti, presidente CASD

Nel corso dell’evento si è discusso del processo di trasformazione tecnologica che coinvolgerà le forze terrestri nel corso dei prossimi decenni, nonché del contributo che l’industria nazionale potrebbe offrire a tale riguardo.

E’ stato inoltre possibile visionare alcuni dei nuovi prodotti in fase di sperimentazione, molti dei quali pensati per far fronte alle varie situazioni in cui potrebbero essere coinvolti i nostri militari nei prossimi decenni.

Un modello di uno dei prodotti esposti nel workshop

Tra i possibili scenari in questione, particolare attenzione è stata posta sull’impiego delle forze terrestri nei contesti urbani di grandi dimensioni e dalla grande densità abitativa, dove si potrebbe manifestare la necessità di condurre simultaneamente azioni di aiuto alla popolazione, di stabilizzazione di aree turbolente e di combattimento ad alta intensità.

L’analisi si è focalizzata soprattutto su come e quanto l’introduzione di nuove tecnologie possa aiutare le forze impegnate sul campo nella gestione di situazioni così complesse, che richiedono non solo capacità di combattimento efficaci, ma anche la disponibilità di sistemi di ricognizione tattici all’avanguardia ed una catena logistica flessibile ed efficiente.

I settori sui quali ci si è maggiormente soffermati sono quelli dell’elettronica, dell’informatica, della robotica e della meccatronica, forieri di fornire un grande contributo sia riguardo al miglioramento delle capacità operative, sia riguardo alla sicurezza degli uomini e delle donne impiegati in azione.

In futuro, infatti, diversi comparti delle forze terrestri, incluso quello logistico, vedranno un impiego sempre più massiccio di mezzi “unmanned”, mentre molte delle operazioni più rischiose attualmente condotte in modo diretto dal personale militare, tra cui bonifiche e decontaminazioni, potranno essere condotte a distanza di sicurezza grazie all’utilizzo di robot e altre macchine di tipo intelligente.

E’ stato naturalmente sottolineato come i militari, in un’ottica che tende a privilegiare l’efficacia operativa rispetto all’efficienza tecnologica, necessitino di mezzi caratterizzati da semplicità e robustezza, oltre che, naturalmente, da costi sostenibili.

L’incontro è stato anche un’occasione per fare il punto sullo stato dell’industria manifatturiera in Italia, con particolare riferimento al comparto della difesa.

Una panoramica dell’Aula Andreatta del CASD

Ciò che emerge a livello generale è una realtà senz’altro forte e all’avanguardia, dotata di una grande capacità tecnologica endogena e caratterizzata da un elevatissimo livello di diversificazione.

Mentre, dal canto loro, le maggiori compagnie nazionali operanti nel settore della Difesa spendono circa il 12% del loro fatturato in ricerca e sviluppo e sono assolutamente in condizioni di lanciarsi anche nei settori più innovativi.

Tra le criticità si sottolineano, invece, un’eccessiva frammentazione delle filiere produttive, scarsi collegamenti tra imprese e università e una scarsa disponibilità di personale specializzato.

Nel suo intervento il Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina, capo di Stato Maggiore dell’Esercito, ha evidenziato come lo sviluppo tecnologico e l’innovazione dei sistemi della Forza Armata siano “aspetti imprescindibili per avere sempre un Esercito pronto e preparato a rispondere alle sfide del presente e del futuro”.

L’intervento del capo di SME, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina

“E’ determinante – ha aggiunto – avere anche una vision prospettica che sia addirittura più veloce della stessa tecnologia disponibile e che ci spinga a definire, con largo anticipo e in modo chiaro, tanto gli obiettivi di medio/lungo termine quanto i benchmark che devono contrassegnare il percorso evolutivo dell’Esercito in sinergia con mondo accademico e sistema produttivo”.

Guido Crosetto e il sottosegretario alla difesa Giulio Calvisi hanno poi sottolineato la cronica carenza di finanziamenti pubblici alla ricerca, auspicando un ruolo più attivo da parte dello Stato a sostegno di un comparto, come quello dell’industria della difesa, che, oltre ad avere un immenso valore strategico, è anche l’ultimo, tra quelli ad alto valore aggiunto, a vedere l’Italia in una posizione di primo piano a livello globale.

L’intervento del sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi

Il sottosegretario, Calvisi ha poi aggiunto come questa sia un’epoca nella quale le incertezze sono più numerose delle certezze ed il ritmo del cambiamento sarebbe tale da non consentire distrazioni o ritardi, spiegando poi come le funzioni della Difesa si assicurino anche e soprattutto, attraverso l’innovazione tecnologica.

“Sono certo – ha proseguito – che tutti quanti sapremo migliorare la già stretta e proficua collaborazione che vede insieme Difesa, industria e mondo accademico e della ricerca. Non possiamo dipendere né delegare ad altri Paesi la nostra Difesa e politica industriale. La disponibilità di una base industriale e tecnologica moderna ed efficiente costituisce, conseguentemente, un’esigenza imprescindibile per la sicurezza militare del Paese”.

Se alla sperimentazione in laboratorio segue quella in addestramento, in poligono, ed infine, la successiva
applicazione nei Teatri operativi, ha concluso il sottosegretario “si può avere la ragionevole certezza di una tecnologia sicura ed efficiente anche per gli usi civili”.

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