Di G.C.
Tripoli. Il Fezzan soffre dell’assenza di un’autorità centrale in grado di imporre l’ordine. Venuto a mancare il controllo militare delle frontiere del Sud, voluto dal colonnello Mu’hammar Gheddafi, i contrabbandieri hanno abbattuto “le porte della sua via”. Questa mancanza di Stato ha creato le premesse per il contrabbando di tutte le forme: petrolio, oro, armi, droghe, per il traffico illegale di uomini e il proliferare di jihadisti transfrontalieri (i quali non sono riusciti ad attecchire con il loro fondamentalismo, ma che hanno trovato luoghi in cui rifugiarsi ed esercitarsi per i combattimenti).

Il Fezzan avamposto di insicurezza
Il Governo ed il Consiglio di Presidenza libico, sostenuto dalle Nazioni Unite e guidato dal primo ministro Fayez Al-Sarraj a Tripoli, non godono di buona fama nel Fezzan, dove hanno pochi alleati. Al contrario, le fazioni alleate con la Libyan National Army, guidato dal Generale Khalifa Belqasim Haftar e leader di fatto della Libia Orientale, gode di una maggiore influenza. Questo quadro politico ha accelerato la diffusione di queste rivalità nazionali creando a Sud tensioni tra le tribù che hanno combattuto in cinque guerre locali consecutive dal 2011 al 2017.

Il capo del Governo libico, Al Serraj
La stabilizzazione del Fezzan è un bisogno urgente, sia per la Libia che per l’Europa e non solo per limitare la partenza spropositata dei migranti od il traffico di esseri umani. In questo confine, ci sono diversi interessi europei, ma solo una stabilizzazione della regione e un maggiore controllo su di essa potrebbero rendere possibile lo sviluppo dei progetti in essere per la Libia stessa e per l’Europa.
Il Fezzan è una delle tre regioni della Libia, situata in un’ampia zona desertica del Sahara. Con la Tripolitania a Nord, ad Ovest con l’Algeria, a Sud con il Niger e il Ciad e a Est con la Cirenaica. E’ la regione della Libia con la percentuale più bassa della popolazione, dove vivono le tribù più antiche. Tra le più numerose, i Toubou ed i Tuareg, che sono anche tra quelle che controllano il territorio e i commerci illeciti.
Dalla caduta del leader libico Gheddafi, (1969-2011 i suoi anni di Governo) c’è stata la perdita di controllo del territorio, con il conseguente proliferare di gruppi armati in lotta tra di loro per il controllo del Paese. Lo scoppio della guerra civile e le tensioni etniche e tribali sono state sfruttate, esacerbate dal vuoto politico e dalla competizione economica tra fazioni avversarie.
La mancanza di assistenza sanitaria, di forniture di luce, di beni di prima necessità, hanno scatenato l’ira dei popoli del Sud della Libia che hanno ceduto all’illegalità e che vivono anche dei “lasciti” dell’ex leader libico Gheddafi. Il contrabbando di armi, droghe e il traffico illegale di migranti al confine con l’Africa subsahariana, sono diventate le attività più remunerative.
Report Difesa ha analizzato alcune fonti aperte tratte da blog e documenti on line. Lasciamo ai nostri lettori ogni commento.
Il primo sito che abbiamo consultato racconta quale sia la “carriera” di un trafficante di esseri umani.
”In Libia se vuoi diventare un trafficante, basta avere quattro ruote motrici, un grande camion o una barca e una vasta rete di relazioni all’interno della Libia e all’estero. Non è più richiesto lavorare di notte o in segretezza, oggi non ci sono guardie di sicurezza al confine o autorità che ti fermino, ci sono centinaia e migliaia di migranti clandestini che entrano in Libia in una settimana, grandi quantità di droga, alcool, carburante, armi e munizioni mosse da milizie da una zona all’altra attraverso reti organizzate di contrabbandieri. L’attività inizia ai confini del sud della Libia e termina su quello occidentale. Dal confine con la Nigeria o il Ciad si attraversa la zona di Al Qatrun, passando attraverso la zona desertica verso la città di Sabha per poi dirigersi a Brak sulla spiaggia. Qui c’è una zona. Alchuriv, dove vengono portati e lasciati in attesa della partenza i migranti clandestini, ma non è l’unica. C’è un’altra zona Gharyan nella Libia occidentale, per poi dirigersi a Tripoli o a Sabratha, tutto varia a seconda del periodo. La presenza di servizi di sicurezza è molto debole nel sud e non c’è forza in grado di arrestare i contrabbandieri, che possiedono armi sofisticate e grandi macchine dedicate allo scopo”.
In questo quadro generale, è diventato ancor più semplice contrabbandare ogni genere di merce attraverso il deserto, sfuggendo a controlli inesistenti o pagando tangenti molto esose.
Grazie al secondo documento, abbiamo studiato come avviene invece il movimento dei contrabbandieri.
“I contrabbandieri legano con i capi delle tribù, per sfruttare la loro esperienza nella conoscenza dei percorsi e per la loro capacità di espandersi su grandi aree, aiutandoli a garantire lo spostamento dei convogli nel deserto. Il profitto derivato dalle tangenti ai confini ha fatto leva sui fragili sistemi di sicurezza di questi paesi. Si continua a contrabbandare droghe per rifornire supporto alle milizie armate ai capi tribù, alle milizie armate e ai jihadisti vengono pagati con oltre 3 milioni di dollari, che vengono poi spartiti.
La merce di contrabbando viene nascosta durante il tragitto nel deserto sotto grosse buche di sabbia e per la quali vengono tracciate delle coordinate che sono poi tramesse per il ritrovamento, così come avvenne a sud-ovest del deserto di Murzuq per recuperare un container di due tonnellate di oro sottratte alla morte del colonnello Gheddafi, gli uomini del deserto non hanno bisogno di GPS, conoscono il territorio perfettamente. A volte dopo il recupero degli illeciti sotterrati, alcuni carichi pesanti di droga, vengono utilizzati cammelli, o uomini che caricano la merce in spalla fino ai punti x per il cambio dei contrabbandieri. Ognuno di loro ha una tratta da gestire.
In questo periodo di abbandono della regione, si è stretta una complessa alleanza tra terrorismo internazionale e terrorismo in Libia, dove un certo numero di milizie armate approfitta dell’assenza dello Stato e delle sue guerre intestine coinvolgendo negli illeciti, trafficanti, mercanti di guerra e trafficanti di esseri umani, i quali sono diventati una copertura per il contrabbando di droga, armi e soprattutto per il trasferimento di terroristi che si confondono con i migranti clandestini”.
I proventi di questi guadagni vengono investiti in lotte armate per i jihadisti, per finanziare gli spostamenti dei terroristi, per il mercato nero del petrolio, per i commerci e le piantagioni di droghe conosciute o per nuove droghe, oppure vengono ripuliti e investiti in grandi immobili nei Paesi amici ed all’estero. Lo stesso, Fahmi Salim Musa Bin Khalifa di Zuwara, uno dei più grandi trafficanti di droga e di migranti illegali (arrestato nel 2017 dal Rada Special Deterrence Force) ha investito i proventi degli illeciti in costruzione di villaggi turistici ed in acquisti di immobili tra Turchia e Malta.
http://www.ahram.org.eg/NewsPrint/630250.aspx
Dalla ricostruzione delle tratte. dai grandi trafficanti al diario di un contrabbandiere di Agadez che racconta la sua esperienza come fosse un lavoro qualunque.
“Agadez, Niger. Ho trascorso venti anni in questo avamposto nel deserto e una vita a guidare pick up nel mese di agosto per trasportare i migranti che sperano di arrivare in Europa. Ad oggi è l’attività più redditizia che esista. Ogni settimana arrivano dal Senegal, Gambia, Nigeria e da altri posti. Il viaggio dura più o meno 4 giorni attraversando dune di sabbia e campi di roccia lavica, poi ci sono le soste nei punti prestabiliti dove effettuo il cambio con un altro driver che prosegue il viaggio verso Fezzan.
Un viaggio di mille miglia sempre più infido, sulla strada più importante passi attraverso omicidi, furti, rapine e a volte rimangono coinvolte persone che conosci. Dopo tutto questo duro lavoro sono riuscito a mettere da parte una buona cifra, a comprare una casa di 5 stanze e a realizzare il mio progetto, espandendo la mia attività, aprendo un’agenzia per affittare nuovi veicoli e un rifugio di legno per ospitare il migrante fino al momento di lasciare l’avamposto e riprendere il viaggio.
Mali, Sudan, Niger, Senegal, Eritrea, Nigeria, Costa d’Avorio, Etiopia, Somalia sono i Paesi con maggiore esportazione di migranti. La dimensione dei proventi dal Niger verso la Libia, da sola, supera i 100 milioni di dollari. Questo ha alzato il tenore di vita. Mentre prima si viveva con meno di 2 dollari e ci si spostava con cammelli, asini, tra case costruite in mattoni improvvisati, ora è pieno di motorini, pick up e ci sono case costruite in cemento con pannelli solari e antenne satellitari”.

Esseri umani su un camion carico
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