Di Fabrizio Scarinci
FIRENZE. Si è svolto ieri a Firenze, presso la Sala Sibilla Aleramo della Biblioteca delle Oblate, il 33esimo Vertice Antimafia organizzato dalla Fondazione Caponnetto.
Dedicato alla memoria di Elisabetta Caponnetto, moglie del giudice Antonino Caponnetto, scomparsa nel luglio scorso, l’incontro si è aperto, in mattinata, con il summit organizzato dai Tulipani Rossi “Verso gli Stati Uniti d’Europa”, per poi proseguire, dalle 15.00 alle 18.30, con il Vertice Antimafia sul tema “Cosa serve alla lotta alla mafia”.
Tra i vari partecipanti, il Presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri, l’on. Chiara Colosimo, Presidente della Commissione parlamentare antimafia, Alessandra Cerreti, Pubblico Ministero della DDA di Milano, Giuseppe Antoci (Presidente Onorario della Fondazione), Emanuela Somalvico, membro permanente della Commissione permanente per la legalità, l’anticorruzione e la compliance dell’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare (presente all’incontro anche in rappresentanza del Generale Giuseppe Vadalà, Commissario Unico alle Bonifiche), Giuseppe Lumia (già Presidente della Commissione Antimafia), l’on. Walter Verini (Capo gruppo PD nella Commissione Antimafia della Commissione Giustizia), l’on. Chiara La Porta (deputato di Fratelli d’Italia), la Signora Ornella Esposito Rosolino (da oltre 33 anni nella Fondazione Caponnetto), il Maggiore Michele Maselli, Comandante del Nucleo Informativo dei Carabinieri, il Colonnello della Guardia di Finanza Claudio Bellumori, il Commissario Capo Vanessa Pellegrino Monti della Polizia di Stato, il Vicecapo gabinetto del Prefetto di Firenze Eugenio Da Costa, l’amministratore giudiziario Cristina Rossi, il referente beni confiscati Maurizio Pascucci, lo storico d’arte e Referente Svizzero della Fondazione Caponnetto Claudio Metzger, lo scrittore premio Omcom Antonio Colasanto e Ciro Troiano dell’Osservatorio Zoomafia.
Nel corso dei vari interventi, si è, ancora una volta, sottolineata la straordinaria importanza giocata dal pool del giudice Antonino Caponnetto nella lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, un lavoro in onore del quale si svolge anche l’attività della Fondazione stessa.
Tra i moltissimi temi trattati nel corso della giornata figurano la difesa delle norme antimafia, di cui si é ribadita non solo l’utilità ma anche l’efficacia (notoriamente invidiata anche a livello internazionale), la lotta alla cosiddetta mafia moderna (o, se si vuole, 4.0), che dovrebbe necessariamente basarsi sulla cosiddetta “analisi del giorno prima” (dato che la costante evoluzione della mafia comporta la necessità di costanti cambiamenti anche per l’Antimafia), lo studio di alcuni dei nuovi modelli interclan (oggi ancora poco trattati), la questione dei rifiuti, che per la mafia sono notoriamente “oro”, l’importanza dell’utilizzo dei beni confiscati, il ruolo degli amministratori giudiziari e, non da ultimo, il sempre più frequente utilizzo, da parte delle organizzazioni mafiose, di tecnologie in grado di garantire grandi guadagni a fronte di un rischio minore.
A tal proposito, particolarmente significative sono state le parole della Presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo, che ha sottolineato come le nuove tecnologie abbiano fatto fare un mutamento radicale alla mafia, divenuta oggi una pericolosa quanto silenziosa #cybermafia.
“La mafia vecchio stile – continua Colosimo – va infatti di pari passo con quella che investe in bitcoin e, per un contrasto effettivo, è necessario “fare rete”, impegnando fantasia e coraggio per trovare strumenti nuovi ed adeguati. Si torna a casa con la consapevolezza che ci vuole più passione, formazione e preparazione, che deve produrre progettualità per colpire mafie dai volti poliedrici, tra innovazione ed arcaismo”.
Molto interessante anche l’intervento di Alessandra Cerreti, Pubblico Ministero della DDA di Milano, che ha analizzato il comportamento delle mafie al di fuori dei propri territori di origine, spiegando come, in aree diverse da quelle in cui si sono sviluppate, ognuna di esse debba necessariamente tenere conto della presenza di altre organizzazioni criminali e di un diverso rapporto con la società civile del luogo.
Per tale ragione, esse tenderebbero, da un lato, ad allearsi tra loro (come testimoniano da diverse sentenze milanesi e addirittura svizzere) e, dall’altro, a mimetizzarsi con il resto di una società che sembrerebbe, purtroppo, avere, un po’ dovunque, scarsissimi anticorpi in grado di far fronte al fenomeno (come dimostrato dai numerosi imprenditori e politici del centro-nord che, nel corso degli anni, per un motivo o per un altro, si sono rivolti alle organizzazioni criminali operanti sui loro territori).
Particolare risalto è stato, poi, dato alle tematiche inerenti legalità e mare, su cui ha richiamato l’attenzione, anche a fronte della recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Piano del Mare, Emanuela Somalvico, già elemento della task force di governo sulle bonifiche sul fronte del contrasto alla criminalità ambientale e, come spiegato pocanzi, membro permanente della Commissione permanente per la legalità, l’anticorruzione e la compliance dell’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare.
Inserendosi in un percorso già intrapreso dall’Unione Europea con il Regolamento 2021/1139 (che ha istituito il Fondo europeo per gli affari marittimi) e con la più recente versione della EU Maritime Security Strategy del marzo 2023, il Piano del Mare prevede, infatti, una rinnovata centralità degli spazi marittimi per l’Italia, sia nell’ambito di quella che dovrebbe diventare un’economia blu sostenibile che sotto gli aspetti della sicurezza, e rende fondamentale il possesso di strumenti adeguati a gestire anche le possibili criticità che i nuovi fronti di sviluppo potranno attirare.
Nello specifico, al suo interno sono previsti interventi significativi finalizzati a rendere i porti dei veri e propri hub energetici e tecnologici, al miglioramento delle infrastrutture, allo sviluppo della ricezione turistica e alla creazione di parchi eolici off-shore.
In tale contesto, un ruolo trainante si prevede, ovviamente, anche per il settore ittico, che, tuttavia, risulta, già oggetto di particolare attenzione, in ambito internazionale, quale ambito di attività della criminalità organizzata (si pensi, in modo particolare, alle cosiddette attività IUU; ossia Illegal, Unreported, and Unregulated fishing).
Ovviamente, a tale attività si sono interessate anche diverse organizzazioni criminali italiane. Numerose sono, infatti, le indagini delle procure distrettuali antimafia, che hanno messo in luce il controllo capillare della gestione della vendita del pesce. Tra esse, anche quella denominata “operazione omnia nostra”, condotta nel dicembre 2021 della DDA di Bari, che ha sgominato il controllo del commercio ittico di Manfredonia, le cui modalità venivano perfettamente riassunte dalle parole di un capomafia captate in una intercettazione: ossia “Il mare è nostro”.
Come sottolineato da Emanuela Somalvico, però, non è soltanto la filiera ittica a rappresentare un interesse diretto delle mafie, che comporterebbero numerosi rischi anche per le altre attività menzionate nel Piano del Mare.
Ad esempio, infatti, non solo, già oggi, i porti ricoprono un ruolo cardine per i traffici di droga, di prodotti contraffatti e di rifiuti, ma è opportuno considerare che la crescita infrastrutturale e il sempre maggiore sviluppo di attività commerciali e turistiche previsto con l’incremento dell’economia blu andranno a costituire una forte attrazione per una criminalità organizzata, che risulta ormai presente in ogni settore dell’economia e che, muovendosi con grandissima disinvoltura nelle cosiddette “aree grigie”, riesce persino a far approvare norme ed emendamenti che possano favorire il suo operato.
A tal proposito, è, infatti, già noto come ‘ndrangheta, cosa nostra e camorra investano nel settore delle rinnovabili e che abbiano raggiunto un elevatissimo livello di penetrazione nel settore ambientale, tra gestione di rifiuti e bonifiche.
Sarà pertanto opportuno mantenere uno sguardo complessivo e prevedere decise azioni di controllo preventivo sulle infiltrazioni criminali nella gestione dei rifiuti dei porti e sulla logistica, nelle attività di cantieristica per le nuove infrastrutture di sviluppo dell’economia marittima, nello sviluppo delle energie rinnovabili off-shore e magari prevedere un ampliamento delle attività per cui è prevista l’obbligatorietà di iscrizione nelle white list prefettizie o organizzare una rete di protocolli di legalità per la gestione delle attività portuali.
Concludendo il suo intervento, anche Emanuela Somalvico ha voluto richiamare l’attenzione sulla necessità di un’“Antimafia del giorno prima”, che può, però, concretizzarsi soltanto con l’impegno di tutti, a partire dalla formazione e dalla consapevolezza del fenomeno.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Presidente Calleri, che, a margine dell’evento, ha spiegato come come la mafia, fenomeno al contempo arcaico, moderno e complesso sia da combattere attraverso approfondite analisi (e torna, per l’appunto, anche qui il concetto di “Antimafia del giorno prima”) e con l’unione di tutte le diverse componenti della società civile.
Il Presidente Onorario Giuseppe Antoci ha, invece, posto l’accento sulla necessità di parlare del fenomeno mafioso, ricordando come discutere pubblicamente di mafia con riferimento ad un particolare territorio non significhi “sporcarlo” ma piuttosto salvaguardarlo, dato che evitare di sollevare il problema non fa altro che fare il gioco dei mafiosi.
Sempre a margine dell’evento, si è, poi, sottolineato, da parte della Signora Ornella Rosolino Esposito, come questo Vertice sia il primo senza Elisabetta Caponnetto e come, in sua assenza e, ovviamente, in assenza di Antonino, tutti gli appartenenti alla Fondazione sentano ora la grande responsabilità di continuare sulla strada da loro intrapresa.
Giuseppe Lumia ha, invece, voluto chiarire come l’Antimafia sia ancora una grande risorsa per la democrazia, nonché per la liberazione dell’Italia dal giogo delle organizzazioni criminali. Sempre a suo parere, però, essa è oggi chiamata a fare un salto di qualità, fatto di rinnovate capacità progettuali da mettere in campo sul solco di quanto fatto da Caponnetto e altri importanti servitori dello Stato.
A parlare di costanti mutamenti riguardo al modus operandi delle organizzazioni criminali anche l’on. Walter Verini, che sottolinea come la mafia moderna sia ancora estremamente pericolosa. Secondo Verini, infatti, sebbene sembrino “sparare un po’ meno”, i mafiosi contemporanei sarebbero più capaci che in passato di penetrare istituzioni finanziarie ed economia legale e disporrebbero di piattaforme criptate in grado di avvantaggiarli moltissimo rispetto alle Forze di Polizia.
Al termine dell’incontro si è, poi, avuta anche la consegna della tessera onoraria dell’Unione Nazionale Insigniti al Merito della Repubblica Italiana al Presidente Onorario Giuseppe Antoci, che, in virtù del suo operato è stato nominato Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Mattarella.
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