Di Paola Ducci*
WASHINGTON. Alcuni mesi prima del bombardamento di Pearl Harbor il dottor Ancel Keys, fisiologo, era intento a visitare in maniera capillare Ā tutti Ā i supermercati di Washington alla ricerca di cibi con delle caratteristiche particolari: leggeri ma molto energetici e non deperibili.

Era stato, infatti, assunto dal Dipartimento della guerra degli Stati UnitiĀ perĀ mettereĀ a punto un nuovo tipo di razione individuale non deperibile, pronta per il consumo e che potesse facilmente essere trasportata nelle tasche deiĀ soldatiĀ nel corso di operazioni di combattimento di breve durata.
Keys selezionò gallette, insaccati,  caramelle e barrette di cioccolata componendo così una razione di circa 870 grammi e in grado di fornire 3.200 Kcal.
Questa fu testata suĀ un gruppo di sei militari di unaĀ base limitrofa e, nonostante il livello di appetibilitĆ e gradimento fosseĀ stato piuttosto basso, si rivelò in grado di sfamarli e di fornire loro l’apporto nutritivo necessario.
Il primo vero prototipo della razione K fu sviluppato subito dopo l’inizio della guerra dalĀ Subsistence Research Laboratory, facente parte deiĀ Quartermaster CorpsĀ (ilĀ servizio di commissariato dell’Esercito americano) dietro richiesta dell’U.S. Army Air ForcesĀ (USAAF) che Ā necessitava di una razione leggera e compatta da fornire alle truppe aviotrasportate.
Dopo un paio di esperimenti non soddisfacenti si scelse il prototipo in un’unica confezione basata sui tre moduli formati da colazione, pranzo e cena e in seguito adottata come standard.
Fu denominata Razione K ma non è chiaro se collegata al nome del suo ricercatore Keys o come abbreviativo di  Kommando (le truppe di élite che per prime utilizzarono la razione) oppure solo per distinguerla da altri tipi di razione americana del periodo denominate razione A, razione B, razione D, razione J e così via.
La razione K fu impiegata nel 1942 dalle truppe aviotrasportate in via sperimentale ma il test era davvero troppo lacunoso e i risultati falsati: la tipologia di militari che lāaveva provata non poteva essere un modello di riferimento aĀ causa del grado di dispendio energetico (basso) di quella specificaĀ truppa.

Pensare di poter impiegare la K anche in condizioni climatiche e operative diverse sarebbe stato un errore. Ma così andò e la razione K fu dichiarata un successo.
Anche se Ā progettata come razione di emergenza da usarsi per periodi non superiori ai 15 giorni consecutivi, gli ufficiali deiĀ Quartermaster CorpsĀ continuarono a considerare fino alla fine del conflitto la razione K perfettamente adeguata al fabbisogno giornaliero di un soldato in ragione di una razione per soldato al giorno.

A sostegno di tale tesi si utilizzarono ancora una volta i risultati errati degli esperimenti condotti sulle truppe aviotrasportate. La principale critica mossa alla razione K fu l’inadeguatezza del contenuto calorico eĀ vitaminico, che venne giudicato insufficiente in condizioni di utilizzo reali dopo una serie di studi condotti durante e dopo laĀ Seconda guerra mondiale.
Oltre al contenuto calorico modesto, la razione risultava essere  monotona e poco gradita ai soldati sia per la scarsità di menù che per la somiglianza tra i tre moduli che la componevano.
Altro difetto era la rigiditĆ di distribuzione da parte dei pianificatori, che prevedevano una singola razione per un singolo uomo al giorno: non avevano compreso che un uomo sottoposto alloĀ stressĀ e alle fatiche del combattimento necessitava di apporto calorico ben superiore a quello previsto in origine eĀ di una frequenza di pasti maggiore.
Nonostante le critiche e fino al termine del conflitto la razione K rimase alla base dell’alimentazione dei soldati sul campo, anche per quelli impegnati in ambienti climatici estremi come avvenne per le truppe da montagna o per quelli impiegati nelle giungle della Birmania.
*Editor per lāUfficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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