Di Paola Ducci*
NEW YORK (nostro servizio particolare). Chi è davvero Frank Capa, il noto fotoreporter di guerra? Un professionista coraggioso o un personaggio imperscrutabile?
In realtà il famoso Frank Capa non esiste. È un alias, un personaggio di fantasia ideato da Gerda Taro e dal suo compagno Endre Friedmann agli inizi degli anni ‘30.
Tutto inizia a Parigi dove Gerda, ebrea polacca il cui vero nome è Gerda Pohoryllesi, si è rifugiata con un’amica e dove conosce Friedmann, già fotografo, con il quale stabilisce un sodalizio professionale perfetto.
Un incontro importante e fortunato, perché Gerda diventerà a breve la prima donna fotoreporter di guerra.
Per aumentare gli introiti di una vita difficile in un momento storico altrettanto complicato e per promuovere e vendere i loro scatti Gerda ha una geniale idea: inventa un fantomatico celebre fotografo americano giunto a Parigi per lavorare in Europa. Nasce così Robert Capa, ricco e famoso fotoreporter americano.
Grazie a questo curioso espediente la coppia moltiplica le proprie commesse e guadagna parecchi soldi.
Nel 1936 entrambi decidono di seguire sul campo gli sviluppi della guerra civile spagnola, guerra che sarà fondamentale ma anche fatale per Gerda. Diventano qui immediatamente importanti testimoni del conflitto realizzando molti reportage pubblicati in periodici come “Regards” o “Vu.”
Il conflitto spagnolo, insieme all’aumento delle pubblicazioni dedicate agli sviluppi storici, permette all’alter ego di Capa di diventare un vero e proprio fenomeno mediatico. All’inizio il marchio “Capa-Taro” viene usato indistintamente da entrambi i fotografi ma in seguito i due dividono la ragione sociale – CAPA – e Endre Friedman adotta definitivamente lo pseudonimo Robert Capa per sé.
Le carriere fotografiche dei due si separano all’inizio del 1937 quando Gerda firma un proprio contratto con il giornale parigino Ce soir e rimane a vivere alla Casa de la Alianza di Madrid senza Friedmann. Scatterà quindi, d’ora in poi, fotografie con la sua sola firma e talvolta con la firma congiunta di “Reportage Capa & Taro”.
Gerda realizza in Spagna il suo più importante reportage durante la battaglia di Brunete, battaglia che inizialmente appare come una grande vittoria repubblicana. Ma il contrattacco franchista ribalta presto la situazione e Gerda diviene allora testimone dei selvaggi bombardamenti dell’aviazione nazionalista, scattando numerose fotografie dei drammatici eventi, sempre con estremo rischio per la propria vita.
Il primo grande reportage a sola firma di Taro viene pubblicato su Regards il 15 aprile 1937.
Miliziani, truppe, pattuglie, donne armate… L’attenzione fotografica di Taro si concentra sul fronte di guerra ma anche sulla popolazione civile.
È consapevole del potere della fotografia e quelle immagini coraggiose hanno un carattere informativo ma anche propagandistico.
L’obiettivo finale, il vero intento di Taro con i suoi scatti, è quello di porre fine alla politica non interventista sostenuta dalle potenze occidentali sul conflitto spagnolo. Regards scrive del suo reportage: “Le prime e uniche fotografie dell’offensiva, impregnate del fumo della battaglia” per rappresentare i suoi drammatici scatti.
Sia Taro sia Capa mostrano le distruzioni della guerra dal punto di vista delle vittime per sensibilizzare le popolazioni dei Paesi in guerra ed esercitare una pressione diretta sui responsabili politici. E, come lo stesso Capa esprimerà in seguito, scelgono consapevolmente una fotografia vicina al conflitto, perché “se le immagini non sono abbastanza buone, non ci si è avvicinati abbastanza”.
Ma il destino va incontro a Gerda proprio sul campo di battaglia. Mentre le truppe repubblicane si stanno ritirando da un raid aereo nazionalista, un carro armato in fuga la investe accidentalmente.
Viene portata all’ospedale da campo della trentacinquesima divisione a El Escorial, ma i medici non riescono a salvarla. La fotografa muore nelle prime ore del 26 luglio 1937 a soli 27 anni.
Questo è un triste giorno per il fotogiornalismo. “La guerra civile spagnola uccide la sua prima fotografa”, scrive la rivista Life dopo la morte di Gerda Taro.
Ma almeno sarebbero rimasti nella memoria centinaia di foto di quel conflitto, della società che la circondava, ritratti, situazioni e luoghi che altrimenti sarebbero passati inosservati e dimenticati.
battaglia di BruneteImmagini che hanno cambiato il mondo e denunciato il dolore della guerra. Immagini scattate senza timore del pericolo dalla prima donna fotoreporter di guerra della storia.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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