G7: a chiusura del vertice in Cornovaglia l’Unione Europea ha esibito le proprie tensioni 

Di Pierpaolo Piras 

Caris Bay (Cornovaglia). E’ terminata la prima fase di tre giorni del lungo viaggio di Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti, in Europa.

L’occasione è stata quella del summit del G7 nella località turistica di Carbis Bay, in Cornovaglia.

Panorama di Carbis Bay, località dove si sta tenendo il G7

Un incontro fondamentale per i capi di Stato che hanno potuto conoscersi faccia a faccia dopo il lungo e doloroso periodo pandemico.

L’Unione Europea ha esibito le proprie tensioni e in alcuni momenti dando segni di reciproca sfiducia.

Importanti sono stati gli elementi politici di disaccordo, ognuno dei quali capace di determinare il fallimento del G7.

I leader presenti hanno fatto di tutto per evitarlo, tranne che per la crescente tensione esistente tra il Regno Unito e l’Unione Europea: il primo ministro britannico, Boris Johnson,  ha contribuito ad infiammare il disaccordo con commenti dai toni e linguaggio poco opportuni.

“Il Regno Unito è un unico Paese e un unico territorio. Vediamo se riesco a mettere loro in testa quell’idea”, ha detto.

Johnson ha persino minacciato di invocare l’articolo 16 del Protocollo dell’Irlanda del Nord e di non rispettare unilateralmente gli impegni richiesti da Bruxelles relativamente al recente processo della Brexit.

Senza perdere tempo   la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che insieme al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha tenuto un incontro bilaterale con il premier britannico, ha risposto sul suo account Twitter ufficiale: “Stiamo negoziando un protocollo che preserva la pace in Irlanda, firmato e ratificato dal Regno Unito e dall’UE. Vogliamo le migliori relazioni possibili con questo Paese, ma entrambe le parti devono rispettare quanto concordato. L’Unione Europea resta unita su questa posizione”.

Chi, invece, ha alzato il tono di voce con il Governo Johnson è il combattivo Presidente della Francia, Emanuel Macron, il quale , secondo fonti dell’Esecutivo francese, avrebbe chiesto al politico britannico, in un incontro privato, di onorare una volta per tutte gli impegni presi nell’accordo Brexit, se avesse voluto “ripristinare” i rapporti corretti tra i due Paesi.

Cosa vuole Londra al confine tra le due Irlande?

Londra vuole una diversa estensione dei controlli doganali che attualmente è obbligata ad effettuare sulle merci che viaggiano dalla Gran Bretagna all’Irlanda del Nord.

In base all’accordo di recesso firmato dalle parti, tale territorio britannico fa parte del mercato interno dell’UE.

Questo era il solo modo per evitare l’imposizione di un confine fisico tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord capace di porre in pericolo la pace così faticosamente raggiunta con lo storico Accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement) del 10 aprile 1998.

La tensione tra Regno Unito e Ue ha oscurato un vertice che fin dall’inizio prometteva un successo e nel quale il Presidente Biden avrebbe preferito che i vari leader concentrassero maggiormente la propria attenzione verso l’altra parte del mondo: la Cina.

Il Premier britannico Boris Johnson incontra il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden

Le sette nazioni presenti a Carbis Bay hanno comunque sostenuto un’iniziativa di partenariato pubblico-privato, che potrebbe comportare un enorme investimento di 40 miliardi di dollari, per contrastare efficacemente l’influenza internazionale raggiunta da Pechino con la sua nuova “Via della Seta”.

Biden vuole realizzare un innovativo progetto infrastrutturale e della comunicazione capace di rispondere qualitativamente alle centinaia di accordi messi in atto dal colosso cinese con Paesi asiatici, latinoamericani e africani.

Il G-7 è anche disposto, come sostiene Biden, ad alzare i toni delle precedenti dichiarazioni sulla tutela dei diritti umani per denunciare le pratiche di “schiavitù lavorativa” che, secondo Washington, avvengono in alcune zone della Cina.

Il comunicato finale di Biden ha fatto riferimento al mantenimento dello Stretto di Taiwan, alla perdita della democrazia a Hong Kong e “ha invitato la Cina a rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare in relazione allo Xinjiang”.

Manifestanti intorno alla sede del meeting intenti a porre l’attenzione sulle brutalità recentemente commesse dal regime militare del Myanmar

Resterà da vedere il tono finale della dichiarazione del vertice, perché paesi come l’Italia o la Germania, e anche lo stesso Regno Unito, comprendono la necessità di restare saldi di fronte alla sfida con la Cina.

Tuttavia, non vogliono rompere tutti i ponti con una nazione con la quale vigono ottimi rapporti commerciali e la cui cooperazione su scala planetaria rimane e sarà essenziale per affrontare le grandi problematiche legate al cambiamento climatico.

Esistono poi posizioni critiche, che i leader convenuti sapevano in anticipo, che non avrebbero potuto risolvere totalmente durante il loro incontro in Cornovaglia.

L’elenco delle grandi aziende che saranno soggette a una tassazione più rigorosa deve ancora essere definito.

Gli Stati Uniti non vogliono che l’onere della nuova misura ricada in gran parte sui propri giganti della tecnologia.

E il Regno Unito vuole escludere le sue grandi banche della City londinese dal nuovo regime di tassazione.

Il bilancio di questi tre giorni di riunioni si può considerare superiore alle aspettative.

Ovviamente non potevano mancare le criticità, come quella irlandese e della politica verso la Cina.

Boris Johnson è stato un buon padrone di casa.

E’ riuscito a tenere, sul proprio territorio, la prima riunione internazionale nella quale, per la prima volta, il Regno Unito si è presentato come attore della politica internazionale, ma esterno alla Unione Europea.

Il suo desiderio era quello di presentare al mondo la nuova Gran Bretagna globale che emergeva dalla Brexit.

Ma le conseguenze di quel tempestoso divorzio, che ha diviso (e continua a dividere) la società britannica e resuscitato il confronto su entrambe le sponde della Manica, si sono trascinate sulla costa occidentale inglese.

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