Germania: Berlino rispolvera il concetto di potenza terrestre. Tutte le informazioni sul nuovo Leopard 2A8

Di Giuseppe Gagliano*

BERLINO.  La presentazione del Leopard 2A8 non è un semplice aggiornamento tecnologico.

Il Leopard 2A8

È la fotografia di una Germania che, dopo anni di esitazioni strategiche, prova a riposizionarsi come colonna portante della difesa europea proprio mentre il fianco orientale della NATO diventa il punto più fragile dell’intero Continente.

Il ritorno di Berlino nel mondo dei carri armati “di prima linea” è un messaggio politico prima ancora che militare.

Una piattaforma nuova per una postura nuova

Il Leopard 2A8, con il suo cannone da 120 mm e le tecnologie integrate di nuova generazione, segna il passaggio dalla logica dell’ammodernamento incrementale a quella della riprogettazione totale.

Non è un semplice aggiornamento del 2A7, ma una piattaforma concepita per l’ambiente di guerra ibrida emerso in Ucraina: droni kamikaze, artiglieria di precisione, sensori multipli, combattimento ad alta intensità. La scelta di schierarlo in Lituania, il vero cuscinetto della NATO tra Kaliningrad e la Russia, ridisegna la postura tedesca nel Baltico.

La dottrina tedesca oltre il tabù della ‘normalità’

La Panzerbrigade 45, schierata permanentemente in Lituania, è un salto storico.

Carristi della Panzerbrigade 45 in Lituania

Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale la Germania aveva evitato qualsiasi dispiegamento fisso in aree “calde”.

Ora, con 5 mila soldati e la prima dotazione di Leopard 2A8 dedicata, rompe il tabù e accetta un ruolo da potenza avanzata sul campo.

Una scelta resa inevitabile dall’erosione dell’ordine europeo e dalla percezione che Berlino, per mantenere credibilità politica, debba dimostrare capacità e volontà di deterrenza.

La dimensione industriale: la Germania vuole guidare il mercato europeo dei carri

KNDS, la joint venture tra Germania e Francia, manda un segnale all’intero settore:

Parigi e Berlino vogliono mantenere la leadership nell’industria dei sistemi terrestri, in un momento in cui gli Stati Uniti concentrano le risorse sul Pacifico e molti Paesi europei cercano soluzioni rapide.

Gli ordini a cascata – Repubblica Ceca, Svezia, Paesi Bassi, Croazia, Lituania – confermano che il Leopard resta l’architrave della difesa di terra europea. In un’Europa frammentata per dottrine, eserciti e bilanci, la standardizzazione sui Leopard offre un vantaggio economico e logistico imprescindibile.

La dimensione strategica: proteggere il Baltico, frenare Mosca

Nessun Esercito europeo, da solo, è in grado di contrastare una potenziale offensiva russa come quella simulata nei wargame della NATO.

Ma un cluster integrato di forze corazzate, artiglieria pesante, droni e difesa aerea può rendere l’opzione militare troppo costosa per Mosca.

La Germania, schierando mezzi avanzati in Lituania, mostra che non la pensa più come una potenza “di retrovia”, ma come una nazione disposta a difendere fisicamente l’Est europeo.

Il nodo droni: fine dei carri? Non ancora

Il commento più frequente – e più ingenuo – è che i droni renderanno inutili i carri armati. In realtà, la guerra in Ucraina ha mostrato che senza mezzi corazzati moderni e sistemi di protezione attiva, nessuna fanteria resiste sul campo aperto.

Il punto non è eliminare i carri, ma integrarli: sensori, jammer, scudi elettronici, Fanteria specializzata anti-drone.

Il Leopard 2A8 nasce esattamente in questa logica: non come “carro imbattibile”, ma come nodo centrale di un sistema di combattimento.

La posta in gioco: il ritorno della potenza europea

Dietro la corazza del 2A8 si intravede un nuovo equilibrio europeo.

La Germania prova a presentarsi come garante della sicurezza continentale. L’Italia spinge per essere parte dell’asse industriale europeo.

Francia e Germania vogliono tornare a dettare standard e dottrine.

E gli Stati baltici, più realisti di tutti, accolgono ogni rafforzamento come una rete di protezione indispensabile.

Il Leopard 2A8 è solo un simbolo, certo.

Ma in un’Europa che cambia, i simboli contano. Soprattutto quando hanno una corazza da settanta tonnellate e vengono schierati a pochi chilometri dalla più lunga linea di frizione con Mosca.

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