Di Fabrizio Scarinci
La Spezia – nostro servizio. Intervenuto, ieri, nel corso della conferenza “The cooperation in defence programmes: a long term vision for innovation and development of new common capabilities”, tenutasi in seno all’evento Seafuture 2021, Giuseppe Giordo, General Manager Naval Vessels Division di Fincantieri ha avuto modo di tracciare un quadro sulle prospettive della divisione difesa dell’azienda, sottolineando la sua solidità e ricordando, tra le altre cose, come, anche a dispetto della recente crisi pandemica, essa sia riuscita a mantenere tutte le posizioni di mercato conquistate nel corso degli ultimi anni.

Giuseppe Giordo, General Manager Naval Vessels Division di Fincantieri
Per avere un’idea di quale sia l’entità delle capacità realizzative conseguite da Fincantieri nel settore militare, basta infatti ricordare come, nel corso dell’ultimo ventennio, all’interno dei suoi stabilimenti siano state prodotte, per la sola Marina Militare, piattaforme come la portaerei Cavour, l’LHD Trieste, i cacciatorpediniere classe Horizon, le fregate FREMM e diversi sottomarini U 212, a cui si aggiungono i nuovi Pattugliatori Polivalenti d’Altura (attualmente in fase di produzione) e svariate altre unità commissionate da marine straniere.

La FREMM italiana “Luigi Rizzo” in navigazione
Per Giordo, questi importanti risultati deriverebbero sia dai consistenti investimenti effettuati nel tempo in seno all’azienda, sia dalla stretta collaborazione che essa ha avuto modo di sviluppare con alcune importanti imprese estere operanti negli stessi settori.
Tra queste spicca, ovviamente, la francese Naval Group, con cui si è arrivati alla formazione della joint venture Naviris dopo una lunga storia di collaborazione interaziendale (e, ovviamente, intergovernativa) che ha portato allo sviluppo degli Horizon e, soprattutto, delle FREMM, da cui entrambi i produttori hanno ricavato moltissimo, anche in termini di ordinativi.
Nel corso degli ultimi anni, infatti, le cosiddette Fregate Europee Multi-Missione si sono rese protagoniste di un enorme successo commerciale, con la variante italiana (definita dal General Manager la Ferrari della produzione navale del nostro Paese) commissionata da marine come quella egiziana (che ha appena ricevuto due unità), quella indonesiana (che ha appena ordinato sei unità e coinvolto Fincantieri nell’importante progetto inerente l’ampliamento della locale base navale di Bandar-Lampung) e, soprattutto, quella statunitense, che ha pianificato l’introduzione di venti esemplari di una variante “customizzata” delle nostre FREMM nota come classe “Constellation”.

La fregata Margottini presente a la Spezia
Sempre sottolineando l’importanza della cooperazione internazionale al fine di sviluppare tecnologie e piattaforme allo stato dell’arte, Giordo ha anche espresso alcune sue idee riguardo all’integrazione militare-industriale tra i diversi Paesi europei, augurandosi il futuro raggiungimento di un modello maggiormente improntato alla specializzazione in grado di spingere i vari membri dell’UE ad investire (ed eventualmente a capitanare progetti comuni) nei settori in cui i loro comparti industriali risultano più capaci, accettando, al contempo, di farsi guidare dagli altri partner nello sviluppo e nell’acquisizione di quei sistemi rispetto ai quali le loro industrie non dispongono di grandi capacità produttive.
A parere del General Manager, sposare un modello di questo tipo (tenendo, ovviamente, conto dei vitali interessi strategici dei vari Paesi) consentirebbe infatti agli europei di razionalizzare e rendere più efficienti i propri investimenti, sviluppando le capacità tecnologiche necessarie a mantenere strumenti militari efficaci senza sprecare tempo e denaro in inutili duplicazioni.
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