Di Vincenzo Santo*
KIEV. Doveva accadere. Ecco che un tifoso anti-Putin, peraltro persona di buona testa, ritiene che quanto ho scritto sia troppo pro-Putin.

Secondo me si sbaglia. Non riusciamo a venir fuori da questa logica.
Anche solo il descrivere il corso degli eventi, neanche spiegarli, è sufficiente a evitare di essere etichettati. Non ne usciamo.
Ed è questa la base di coltura dell’infantilismo politico. Descrivere tutto il tracciato di cause-effetti dovrebbe aiutare a chiarirsi le idee e spingere i decisori politici a individuare una soluzione al conflitto.
Se dal mio precedente editoriale non si è compreso questo, io non so come e dove andremo a finire.
Perché se noi crediamo di leggere e di sperare di farlo solo per trarre conferma e sollievo dei nostri già esistenti convincimenti, è una lettura pressoché inutile.
Leggere significa in primo luogo imparare qualcosa di nuovo e, in secondo luogo, affrontare un primo momento di confronto tra ciò che è parte del proprio pensiero e il pensiero scritto di un altro.
E, vivaddio, magari ne esce fuori qualcosa che ti può cambiare il punto di vista o allargarlo. Questo ormai io vedo che non accade.
Se chi ti legge non è d’accordo con quello che scrivi sei etichettato in una qualche controparte. Bel modo di affrontare un confronto.
“Ma allora tu mi vuoi dire che … “ è una classica frase idiota.
Oppure, “… e allora tu chi metteresti a fare il presidente del Consiglio?” … è un’altra bestialità che, come la precedente, è volta a spostare il focus della discussione al bar. Da quanto ho letto, io dico che la guerra in Ucraina non si ferma con le idee di Starmer o di Macron.

Quelle di Trump non le conosco ancora. Sempre che siano genuine e non nascondano, come temo, e già scritto in precedenza, la volontà di perseguire un fatto compiuto sul terreno che costringa amici e alleati, in primis gli americani, a correre in aiuto.
Con la finalità di condurre Mosca a una resa. A me pare veramente ridicola questa sceneggiata britannico-francese della coalition of willing, mi pare con altre due sole Nazioni e dei peacekeepers.
È fuori da ogni contesto realistico. A meno che, ripeto, non esista un secondo fine.
Io so e la Storia insegna che quando i politici parlano con lingua biforcuta o cercano sotterfugi le ditrettive che ne conseguono sono mal scritte e per esse la gente muore.
Quindi, boots on the ground? E che siano, senza giri di parole.
Molte cose nella storia dell’uomo sono risultate spiacevoli. E molte cose vanno accettate. Pur dinanzi a situazioni sgradite che è certamente possibile ricondurre allo stato iniziale, ma con enormi sacrifici.
In questo sta la forza della decisione politica che deve essere chiara e onesta.
Vogliamo ricostituire l’integrità territoriale ucraina? Benissimo, avanti Savoia! Non perdiamo tempo, ne abbiamo già perso abbastanza. Forza, fuori dalle caserme!

Nel frattempo, in attesa che prenda corpo questa coalition of the willing, di cui ancora mi sfugge la possibile missione, se l’Europa vuole “armarsi”, e non è che non lo sia, lo faccia pure se ritiene che basti avere il medesimo carro armato e lo stesso caccia per tutti e i suoi membri e tanti droni e tantissimi robot.
Non vedo quale sia il problema.
Ma non credano i leader politici che basti questa “standardizzazione globale” e questo prorompente tripudio di innovazione tecnologica per definirsi combat ready.
La NATO, per inciso, non ha mai combattuto.
Ha tanto bombardato, ma non ha mai combattuto diciamo ad alta intensità, che è quello che servirebbe nella circostanza. Tante esercitazioni di tutti i tipi per posti comando, ma che i nostri soldati siano veramente addestrati per questo è tutto da dimostrare.
Soprattutto, in termini di sensibilità alle perdite abbiamo in genere il cuore più tenero.
Quindi, se Macron e Starmer ritengono che sia giunto il momento di dare sostegno sul campo agli ucraini e ricacciare i russi oltre i confini ucraini, e su questo poi basare la propria presenza per dissuadere Mosca dal riprovarci inizino a muoversi.
E sarei proprio curioso di vedere chi li seguirà.
E cosa dovrebbero fare gli europei? Forse cosa avrebbero dovuto fare sarebbe domanda più corretta.
Certo, in quei mesi gli europei erano imbrigliati in un turbinio di indirizzi politici dettati da Washington a cui era difficile sfuggire. Questo è vero. E tuttavia, un primo passo che Macron, Starmer e la presidente della Commissione europea von Der Leyen avrebbero già dovuto fare, lasciando fuori il Segretario Generale della NATO, Mark Rutte, sarebbe stato incontrarsi con Putin.

A Mosca. E prima ancora che la nuova diplomazia americana si insediasse.
Sconveniente, griderà qualcuno. Sarebbe stato meglio, è vero, farlo venire a Bruxelles.
Ma è “indicted for war crimes” dall’ICC, quindi da questa parte del Continente non può di certo venire.
Hanno perso tempo. Ma possono ancora farlo. Dopo aver pensato a delle ipotesi di soluzione che non siano soltanto delle banalità da coalition of willing o peacekeepers, che nascondono lo “sprofondo” di una pace incondizionata, sempre che ci si arrivi.
Ecco basterebbe leggere e studiare la storia e gli avvenimenti come ho accennato prima. Il tutto verrebbe da sé, se non ci si fermasse al semplice, e pur comprensibile, che “chi viene attaccato ha diritto a difendersi e lo aiutiamo anche”.
Troppo semplice. E anche troppo facile da far ingoiare con qualsiasi narrazione pilotata.
Per esempio, visto che la gente vive di domande idiote senza darsi periglio di formularsi un’idea di risposta, la Russia vuole mantenere il Mar Nero e Sebastopoli e il Mar d’Azov, quindi ciò implica la Crimea?
Bene, inevitabile. Va da sé che le aree del Donbass devono essere restituite e ad esse garantiti diritti costituzionali in termini di autonomia.

L’esempio del nostro Trentino potrebbe calzare? L’Ucraina nell’UE ma con accordi commerciali anche con Mosca e certamente assoluta neutralità di Kiev dalla NATO e da qualsiasi organizzazione analoga nella sfera russa.
Riparazioni di guerra per l’Ucraina a carico della comunità internazionale, esclusivamente per le infrastrutture civili a meno delle centrali nucleari ed elettriche a carico di Mosca.
Un armistizio controllato dai cinesi in attesa della firma di un trattato di pace su condizioni garantite “solo” da Stati Uniti e Cina.
Sul terreno e per il tempo necessario alla riforma costituzionale. Troppo rudimentale, qualcuno dirà, concordo.
È solo un esempio. Troppo putiniano?
*Generale di Corpo d’Armata (ris) dell’Esercito
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