Grande Guerra: l’offensiva Brusilov del 1916. Un libro racconta l’Esercito zarista

Roma. Tra la primavera e l’estate del 1916 la cosiddetta offensiva “Brusilov”, così chiamata dal nome del Generale russo Aleksei Alekseevich Brusilov che ne fu il principale protagonista, rappresentò il momento più alto delle fortune dell’Esercito zarista.

La copertina del volume

Quel lungo e sanguinoso ciclo operativo fu sul punto di decidere in modo del tutto inatteso le sorti
della guerra, spingendo l’Austria-Ungheria sull’orlo del baratro.

Il pronto intervento dell’alleato germanico e i fattori di debolezza intrinseca della Russia, duramente provata dalle disastrose sconfitte del 1914 e del 1915, contribuirono a far sì che la spinta delle armate del fronte sud-occidentale si esaurisse già prima della fine dell’estate, portando a un precario equilibrio che si sarebbe definitivamente rotto nel 1917.

Quello che può essere a ragione considerato l’ultimo, disperato sforzo dell’Esercito zarista, ebbe
però due importanti conseguenze: da un lato determinò la definitiva subordinazione strategico-tattica delle forze imperial-regie all’Alto Comando tedesco, dall’altro, con il fallimentare intervento rumeno ad agire da catalizzatore, accelerò la crisi finale di quello stesso Esercito fino alla sua dissoluzione.

L’andamento delle operazioni in Volinia, Galizia e Bucovina, nomi dimenticati che oggi si fa fatica a trovare sulle carte geografiche, sottolineano l’interdipendenza tra i vari fronti.

Uinterdipendenza che, sia detto per inciso, Cadorna aveva ben chiara, evidenzia come l’ossessione di Conrad per il fronte trentino, e la sua decisione di trasferirvi uomini e mezzi dal fronte orientale nel tentativo di sconfiggere una volta per tutte l’odiato “nemico del sud”, abbiamo esposto la Duplice Monarchia a un pericolo mortale contribuendo ad avviarla verso un declino
inarrestabile.

Quelle lontane vicende, ricostruite attingendo a fonti austro-ungariche, tedesche e russe, nonché successivi studi di matrice britannica e statunitense, senza dimenticare le testimonianze italiane
dell’epoca, hanno però anche un altro significato, che ne proietta l’influenza ben oltre l’orizzonte temporale della Grande Guerra.

Il ruolo tattico svolto dall’Aviazione sviluppava la dimensione aeroterrestre del combattimento e le modalità utilizzate da Brusilov per realizzare lo sfondamento e cercarne lo sfruttamento in profondità, davano concretezza a quel livello “operativo” del conflitto, intermedio tra il livello tattico e quello strategico, che sarebbe stato teorizzato negli anni ’30.

Ed erano le premesse per una “Russian way of war” destinata a consolidarsi durante la Grande Guerra Patriottica sovietica ed a rimanere attuale per tutta la lunga stagione della Guerra Fredda.

Basilio Di Martino, Paolo Pozzato, Elvio Rotondo: “LA ZAMPATA DELL’ORSO. L’offensiva Brusilov nella Prima Guerra Mondiale e l’aviazione imperiale russa” (202) – Editore  Libellula Edizioni – Pagine  588 -ISBN  9788867355778

 

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