Guardia di Finanza: a Bari scoperta una bancarotta fraudolenta da 13,4 milioni di euro. Arrestati due amministratori di una società attiva nel settore della raccolta rifiuti

Di Fabio Mattei

Bari. Una bancarotta fraudolenta multimilionaria ma che si è conclusa con gli arresti di due amministratori di società e con un sequestro di beni dalle rilevanti proporzioni (13,4 milioni di euro).

Sono queste le cifre che emergono da un’indagine condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Bari – Nucleo Polizia Economico Finanziaria, i quali sono riusciti a fare piena luce sulle manovre fraudolente messe in atto dai due responsabili, oggi finiti ai domiciliari, amministratori di una società in fallimento dal 2018 ed attiva nella raccolta dei rifiuti solidi urbani.

La Guardia di Finanza scopre a Bari una bancarotta fraudolenta multimilionaria 

In base alle ricostruzioni effettuate dagli investigatori della GdF barese sul conto di tale società, è presto emerso come la stessa si trovasse già da qualche tempo in uno stato di grave crisi di liquidità finanziaria, alla quale si aggiungeva una rilevante esposizione debitoria nei confronti dello Stato e degli Enti previdenziali.

In presenza di tali circostanze, i due amministratori hanno così cominciato a realizzare sistematiche distrazioni del capitale sociale in danno dei creditori, simulando al riguardo il pagamento di costi (rilevatisi completamente fittizi), nonché procedendo alla restituzione in loro favore delle somme erogate per finanziare le attività sociali; tutto questo mentre gli stessi responsabili omettevano di pagare quanto dovuto all’Erario con l’intento di tenere quanto più possibile in vita la società da loro amministrata.

Secondo quanto dimostrato grazie ai dettagliati elementi probatori emersi nel corso dell’indagine, tra il 2010 ed il 2018 è stata realizzata un’ingente distrazione di risorse finanziarie – in larga parte perpetrata attraverso la contabilizzazione di fatture per operazioni inesistenti – che poi finivano per essere reimpiegate in attività economiche riconducibili alla famiglia dei due arrestati.

L’artifizio contabile messo in atto dai due ha così permesso, nel solo quadriennio 2014-2018, un omesso versamento di ritenute per un ammontare superiore a 13 milioni di euro, nonché un massiccio utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (con annessa evasione d’imposta IVA e IRES) pari a 295.000 euro.

Per i due responsabili, oltre all’accusa di bancarotta fraudolenta si assommano così anche quelle dell’omesso versamento di ritenute, utilizzo di fatture false nonché riciclaggio.

Una truffa finanziaria dallo schema classico dunque, ma dalle proporzioni rilevanti che i militari delle Fiamme Gialle sono comunque riusciti a ricostruire per intero, fornendo così all’Autorità Giudiziaria inquirente un quadro più che esaustivo della vicenda, oggi tradotto in un decreto di sequestro preventivo di beni (anche per equivalente) finalizzato alla successiva confisca e che, come detto sopra, riguarda un patrimonio stimato in 13.4 milioni di euro in cui sono presenti conti correnti personali, saldi attivi, titoli mobiliari, appartamenti, terreni, quote societarie ed altri beni di cospicuo valore.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore